36 - Charlie

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Ho deciso di dire la verità. Dire esattamente quello che mi ricordo e rispondere alle loro domande anche se ho davvero tanta paura. Ma ho pensato che in qualche modo uscirà tutto fuori. La mamma tornerà prima o poi, e quando tornerà dirà come sono andate le cose, che è colpa mia se sono diventate così, che ho distrutto la nostra famiglia, che lo continuo a fare, che rovino sempre tutto.

James ed Elijah non mi odiano ancora. Elijah prima con la dottoressa ha detto che anche lui e James mi vogliono bene, che sono loro fratello. Sono stato davvero contento di sentirlo, ma d'altra parte non mi sembrava giusto. Se gli voglio davvero bene devo dire loro la verità, devono saperlo, anche se dopo mi odieranno e non vorranno più stare con me e sapranno come sono in realtà. Ora ho di nuovo voglia di piangere. Devo smetterla di pensare a questo.

- Va tutto bene, fratellino? - mi domanda Elijah, sta guardando la tv con me. - Ti fa male da qualche parte?

Scuoto la testa. Quando mi sono svegliato, il dottore è venuto di nuovo a visitarmi. Non mi piace e non voglio lo richiami, anche se mi sta per davvero ritornando il dolore. Di solito verso quest'ora mi cambiano la flebo e mi danno della morfina, ma questa volta hanno detto di aspettare fino a quando la polizia non verrà per evitare che mi addormenti. Sono sempre stanco e dolorante, chissà se tornerò mai a essere quello di prima.

- Non devi agitarti per quello che ti chiederanno - mi rassicura Elijah - dì loro solo quello che ti senti di dire. - In stanza siamo solo io e lui. James è andato ad aspettare fuori l'arrivo dei poliziotti e papà. Ho un brivido. Ci sarà anche lui, e lui sa di sicuro la verità, ma non potrà mai arrabbiarsi davanti i poliziotti. Anche se, più della sua ira, ho più paura del fatto che possa guardarmi nel modo in cui fa la mamma. Io ho promesso di fare il bravo, rispondere a tutto ed essere onesto. Ho paura ma devo farlo. - Charlie - mi richiama Elijah - hai capito?

Mi porto una mano allo stomaco che ha iniziato a farmi male e annuisco a mio fratello. - H-ho capito - mi hanno alzato lo schienale del letto così da stare quasi seduto, anche se vorrei davvero alzarmi da solo, andare in bagno con le mie proprie forze o uscire fuori a giocare con la neve. A volte rimango a fissarla fuori la finestra. Mi ritorna in mente quando da piccolo passavo le giornate con i miei fratelli a giocare con la neve e mi chiedo se lo faremo mai di nuovo. Elijah finalmente mi sorride, un sorriso stanco, ma che è sempre bello vedere su di lui. Non so perché, ma a lui e James fa piacere sentirmi parlare e quindi mi sforzo di farlo anche se non me la sento e ho paura che mi rivenga il mal di gola.

Qualcuno bussa alla porta ed entra Michelle Brown. È molto gentile, ha i riccioli biondi, alcune lentiggini sul viso paffuto e indossa sempre un vestito a fiori. - Ciao, Charlie, come ti senti oggi?

- B-bene - le parlo per la prima volta. Lei sembra un po' sorpresa, ma poi subito mi sorride e mi consegna un peluche, uno di quelli che di tanto in tanto mi porta come regali. È imbarazzante, non sono più un bambino, ma è gentile e i peluche che mi regala sono sempre carini e morbidi. In stanza ci sono anche alcuni fiori e palloncini. Sono da parte dei ragazzi, gli amici dei miei fratelli, ma non li ho ancora visti di persona. Dicono che è meglio che mi riprenda un po' di più prima di vedere qualcun'altro, ma i miei fratelli mi consegnano sempre i loro regali, mi leggono i bigliettini divertenti che mi scrivono e sono contento per i libri che Chloe mi ha regalato. È una saga che mi consigliò di leggere, ma ancora non sono abbastanza in forze per leggere nulla. Da domani ho intenzione di farlo.

Passa solo qualche minuto fino a quando James non rientra in stanza, fa un cenno a Elijah e poi lascia la porta aperta. Tutto diventa serio e pesante. Entrano due poliziotti, uno è più grosso dell'altro. Quello più basso dei due mi sorride, ma io subito abbasso lo sguardo spaventato. La stanza si è fatta improvvisamente affollata, ma in tutto ciò c'è ancora una persona che deve varcare la porta. Sembra esitare, ma il poliziotto più grosso gli dà fretta di entrare e papà chiude la porta dietro di sé prima di mettersi in un angolino in disparte. Deglutisco trattenendo l'impulso di piangere o nascondermi. È la seconda volta che vedo papà dopo quattro anni, sicuramente questa situazione per lui deve essere fastidiosa, io non sono neanche suo figlio. Mi mordicchio un'unghia agitato, mi fanno male le costole.

Missing Brother [Completa]Место, где живут истории. Откройте их для себя