CAPITOLO 24: IN UNA NOTTE BUIA PUÒ ACCADERE DI TUTTO

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Quella notte, sulle Terre Dimenticate, era calata un'oscurità se possibile ancora più densa. Più passavano le ore più l'aria si faceva pesante, quel poco di luce lunare che solitamente filtrava attraverso la nebbia non c'era più, coperta da nubi tenebrose.

Emon era inquieto, camminava avanti e indietro per la sua stanza, diventando via via più teso e agitato: la sua mente era affollata di pensieri. Era da parecchio tempo che non si sentiva così, il senso di colpa era tornato a tormentarlo, si rendeva conto del dolore che aveva contribuito a causare in tutti quegli anni, della distruzione che avevano portato molte persone alla fame, alla sete e alla miseria.

Sentiva che tutto quello che stava facendo, tutte le azioni che aveva compiuto per servire Exitium erano sbagliate. Aveva votato la sua vita all'inseguimento di un potere che, sapeva, non sarebbe mai stato suo. Aveva iniziato le sue figlie a quella strada con tanto orgoglio, le aveva votate al servizio di una creatura malvagia e ora si rendeva conto della sofferenza alle quali le aveva condannate, Léan era ormai una creatura senz'anima, incapace di provare compassione, Ive era sempre più debole e sottomessa, temeva che, se gli fosse mai capitato qualcosa, per lei non ci sarebbe stato scampo.

Qualcosa era cambiato in lui, aveva cominciato a provare rimorso per tutto quello che aveva contribuito a causare. Non gli era mai successo fino a quando non ha incontrato quella giovinetta due anni prima, Aishling, una creatura così indifesa e innocente che incarnava tutto ciò che il suo Sire stava inseguendo da anni. Aishling l'aveva colpito al cuore e in qualche modo aveva risvegliato la sua coscienza sepolta sotto strati di pelle indurita: guardava a ciò che aveva fatto e si rendeva conto che era in errore, aveva spezzato la sua anima e iniziato quelle delle sue figlie alla via della distruzione e dell'odio e loro non avevano intenzione di rivedersi e cercare di salvare la propria anima, erano perdute per sempre.

Camminando avanti e indietro richiamò alla mente, senza volerlo, ricordi lontani, quando tutto ebbe inizio: non era stato sempre così. Quelle terre, la sua gente erano gioviali, allegri e gentili. Prima di essere ribattezzate come Terre Dimenticate, quel territorio era magnifico. C'erano baie incantate ricche di isolette che ne contornavano l'orizzonte e, nell'entroterra zone boscose alternate a vaste praterie dove i cavalli scorrazzavano liberi e forti. Molti venivano allevati da suo padre, il Lord di quella parte di territorio per conto dei sovrani di Néimey. La sua famiglia aveva grande potere e grandi risorse economiche. Emon era diventato Lord come suo padre molti anni prima della rivolta degli apprendisti, le sue terre erano fiorenti e rigogliose, la sua famiglia era discendente di un'antica e nobile stirpe di mercanti di cavalli: figlio unico di un padre avido di ricchezze, era stato cresciuto per diventarne il degno erede. Emon aspirava ad altro, voleva solo fare del suo meglio come Lord, non apprezzava il modo con cui suo padre amministrava quella terra, con gli anni si erano visti gli effetti dell'eccessiva caccia ai cavalli e non solo. Suo padre infatti voleva arricchirsi ulteriormente e con quella ricchezza acquisire maggior potere;  venendo a conoscenza dei piani del figlio, decise di rinunciare a lui facendolo diventare apprendista mago.

Emon non si aspettava che da quella decisione di suo padre avrebbe trovato un nuovo scopo. Se non come Sire di quelle terre ormai senza nome, come mago avrebbe potuto comunque fare del bene. Il viaggio di Emon però non era ancora compiuto. Pur iniziando il percorso di apprendista, l'incontro con una giovane avventuriera gli fece cambiare nuovamente rotta. Mai aveva provato qualcosa di simile, quella donna era bellissima. Arrivava dalle terre del nord, aveva lunghissimi capelli neri, come gli occhi leggermente allungati; la sua pelle era del colore del ghiaccio, così diafana da risplendere della luce della luna. S'innamorò perdutamente di lei non appena la vide camminare in una radura alle prime luci del mattino di una fredda alba invernale.
Bastò poco che i due decisero di fuggire insieme.

Si nascosero nei boschi, risistemando un vecchio rudere abbandonato, vivendo anni felici: si amarono profondamente, creando un piccolo angolo solo per loro e il loro amore. Dopo pochi anni, la loro unione fu benedetta dall'arrivo di due figlie, nate insieme, prima Léan e poi Ive. Erano poveri, vivevano di ciò che la natura gli donava ma erano felici; una felicità che fu spezzata di colpo quando gli apprendisti si ribellarono.

Fu suo padre uno degli artefici di tale rivolta, spinto dai consigli di un mago potente che teneva sotto scacco le terre del Nord. Lo stesso che ora era ridotto schiavo poiché impoverito dei suoi poteri dopo lo scontro con una strega: Sharx. Fu facile per lui e per suo padre convincere quei giovani arroganti e avidi che la via imposta loro dall'Ordine non era l'unica da seguire; affermava che tutti loro erano schiavi, asserviti all'Ordine e alle loro regole che celavano un potere più grande e libero.

Quei giovani volevano il potere, ne erano accecati, ma le mire del padre di Emon erano ben altre, voleva vedere suo figlio salire al comando, non servirne un altro. Così insieme a quel mago diede vita alla ribellione degli apprendisti e ordinò loro di andare a prendere suo figlio: Emon non ebbe scelta. Una sera, tornando a casa dai campi, trovò la sua casetta in fiamme e il corpo della moglie a terra, straziato e in un lago di sangue, mentre delle sue figlie non c'era traccia. Disperato corse alla dimora di suo padre e lì gli fu fatta una proposta: se avesse voluto riavere indietro le sue figlie, avrebbe dovuto prendere il posto che gli era stato designato. Al suo rifiuto le avrebbe viste morire. Il padre di Emon vinse sulla sua forza di volontà e Sharx cancellò ogni traccia di bontà dal suo cuore. Il piano del padre di Emon sembrò aver preso la direzione giusta, ma non aveva previsto l'avvento di Exitium.

Continuava a camminare avanti e indietro, su e giù, si torceva le mani. Aveva freddo, non aveva acceso il camino; fuori le nubi continuavano ad addensarsi e già si intravedeva qualche lampo in lontananza. Emon provò a sdraiarsi nel letto ma non riuscì a restarvi, si avvicinò al tavolo e prese il calice con la pozione di Sharx. Ne era rimasta ancora un po'. La bevve e andò verso la finestra, alcune gocce cominciavano a ticchettare sul vetro. Era tutto così confuso, la testa gli scoppiava e a malapena riusciva a respirare. Intorno a lui la stanza cominciò a muoversi, gocce di sudore gelato gli scendevano dalla fronte lungo il viso, tremava e aveva freddo. Sentiva un forte dolore al petto, il suo cuore batteva all'impazzata e sembrava non volesse rallentare, a stento riusciva a reggersi in piedi. Cercò di avvicinarsi al letto per coricarsi ma le sue gambe erano diventate rigide come la pietra, cadde a terra a carponi, non aveva fiato per gridare e capì che ormai gli era rimasto poco tempo, lo sentiva... per un momento vide le sue amatissime figlie e immaginava quanto sarebbe stato difficile per loro prendere il suo posto, specialmente Ive. Sentì una lacrima cadere sulla sua mano, alzò lo sguardo e gli parve di vedere la sua defunta moglie, poi un lampo squarciò il cielo seguito dal frastuono assordante, Emon era lì a terra con gli occhi sbarrati, spenti, il suo corpo freddo.
Era morto.

LA NOTTE CHE AVVOLSE IL MONDOWhere stories live. Discover now