CAPITOLO 13: STORIA DI UN AMANTE DEI CIELI

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Come ordinato da Lux, il gruppo partì diretto verso gli imbarchi a sud, da lì si sarebbero diretti sulle isole occupate da Exitium. Si trattava di un viaggio di mezza giornata a cavallo, procedendo a passo spedito, contando anche alcuni rallentamenti per mangiare e far abbeverare i cavalli. Il piano di Evy era quello di accamparsi per la notte così da studiare anche il miglior piano d'azione per recupera Aishling; non dovevano in alcun modo cercare uno scontro, doveva far sì che nessuno di loro interagisse con Exitium e con il suo schiavo, Sharx, entrambi molto pericolosi. Entrare in quel castello sarebbe stata una sfida, ma aveva intenzione di andare fino in fondo nel capire che cosa avesse tenuto Exitium lontano fino a quel momento, non poteva essere Aishling il motivo, c'era sicuramente molto altro dietro e lei doveva scoprirlo. Alastar aveva sbagliato a confidare a Lux che Aishling aveva addosso un incantesimo di protezione, non gli rivolgeva parola da allora; non solo aveva tradito un suo segreto, lei non si fidava di Lux ed era convinto che Aishling fosse ancora più in pericolo di quanto lo fosse prima. Alastar aveva agito seguendo l'emozione, voleva salvare sua sorella e poi la sua regina, e quel suo modo di agire era stato un errore.

Altro problema era cosa farsene di quei cento soldati che viaggiavano con loro, molti di questi erano figli di Néimey, alcuni avevano preso parte alla cerimonia assieme ad Aishling, c'era anche il suo John. Evy sperava di riuscire a lasciarlo indietro, ma non c'era stato modo e ora era lì che cavalcava dietro di lei; non doveva solo riportare a casa Aishling viva, c'era anche lui da tenere d'occhio. "Un altro che si è lasciato trascinare dall'amore" pensò Evy, "Mi sa che le regole imposte dall'Ordine alle Custodi non sono poi così sbagliate", poi si voltò verso Alastar, lo guardò solo per un istante nascondendo un sorriso velato "No, effettivamente sono regole senza alcun senso" pensò ancora, ma non riusciva ad immaginare cosa avrebbe potuto fare lui se le fosse accaduto qualcosa, o peggio, il contrario.

Non parlarono molto durante il viaggio, in parte perché ognuno lottava contro il proprio dolore e la propria angoscia, sapevano che quello era un viaggio estremamente rischioso, ma non era quello a turbarli. Si sentivano osservati, costantemente, e avevano paura che ogni cosa avrebbero detto sarebbe stata ascoltata. Il gruppo procedeva così, viaggiavano a file di due: in testa c'era Evy, che seguiva le indicazioni del suo falco, dietro di lei Alastar e John, Gwen e una delle sorelle, le altre due figlie di Laiàssur, Kyla e Lili e poi, a chiudere la prima fila gli altri due metamorfi, seguiti dai cento soldati. Dragos non faceva altro che lamentarsi della scomoda modalità di viaggio, della fame e della lentezza del suo cavallo; che in realtà stava facendo del suo meglio non solo per sopportare il peso di un drago nel corpo di un umano, ma allo stesso tempo di andare il più veloce possibile per mantenere il passo con gli altri.

«Non era meglio volare? Ma no! Troppo visibile!!» disse, mostrandosi sempre più intollerante

«Sta zitto!» gli rispose secco Fergàs.

Anche le tre sorelle procedevano silenziose, lo sguardo chiuso negli enormi cappucci. Lo stesso valeva per Gwen, anche se i suoi occhi dicevano il contrario, non erano più inespressivi come lo era stata alla riunione, erano decisi e concentrati nella missione.

Per arrivare da Néimey al luogo in cui dimorava Exitium, Evy scelse di passare da Adaslìn, e non dal regno di suo padre come tutti si sarebbero aspettati. Adaslìn era uno dei territori abbandonati durante la guerra, non era esente da rischi e per questo nessuno si sarebbe aspettato una scelta simile. Una volta arrivati si organizzarono per attraversare il tratto di mare che li separava dalle Isole delle Terre Dimenticate; il sole ancora non tramontava ma era quasi ora e quindi decisero di fermarsi per la notte sulla prima isola che avrebbero incontrato. C'erano delle vecchie rovine, probabilmente quello che rimaneva di un vecchio castello; si trovava in alto, su una scogliera che guardava il mare e un'immensa spiaggia di sabbia fine e dorata. Era solo muratura, le torri erano parzialmente crollate e lasciavano intravedere lo scheletro della struttura. Anche il tetto non c'era più e, a vederlo stanziarsi all'orizzonte come una sagoma nera a causa del tramonto del sole alle sue spalle, quel castello abbandonato non faceva altro che ricordare loro che la decadenza e la morte fossero sempre pronte ad attenderli. Vista la pericolosità di quella struttura parecchio traballante e, visto anche che la marea era bassa e la spiaggia ampiamente spaziosa da lasciare una veduta chiara del circondario, Evy decise di accamparsi lì, distribuendo a ciascuno un compito. Dopodiché si mise all'opera per creare delle barche e delle zattere che permettessero il trasporto dei cavalli, anche se era dubbiosa sul fatto di portare con sé tutti quegli uomini al di là del mare. Percepiva il pericolo e una forte negatività; stagliata in lontananza nella luce del tramonto, si potevano vedere le sagome delle isole; erano come tanti puntini neri; "Eppure", pensò Evy "non erano poi così lontane".

LA NOTTE CHE AVVOLSE IL MONDOWhere stories live. Discover now