CAPITOLO 5: FUOCO BLU

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Le truppe erano schierate. Evy seguiva il re passandole in rassegna a dorso del suo fidato Cerbero, un cavallo nero e possente che era stato un dono di suo padre ricevuto poco prima che compisse sedici anni, incrociando la sua spada con quelle dei soldati, il re aveva appena pronunciato il suo discorso d'incoraggiamento, e lei il suo.

Un grido interruppe il cerimoniale. «Vostra Maestà!» gridò un uomo vedendo il sovrano. «Accorrete!» disse urlando ma a fiato corto. «È nata! Vostra figlia, è lei la Luce che...» il ciambellano del re arrivava correndo dalla tenda reale.

Anilav guardò prima il ciambellano e poi Evy, poi di nuovo il ciambellano che continuò: «La regina... la...»

«Che cos'ha la regina?» gli urlò Evy. Poi, voltandosi verso il re, aggiunse: «Maestà, dovete andare.»

Accadde tutto in pochi secondi, non ci fu il tempo di capire cosa stesse succedendo, proprio in quel momento dall'accampamento si sentirono arrivare delle grida. Evy si voltò. Da quella distanza non riusciva a vedere bene, ma in un attimo capì, quello che stava accadendo lì era appena arrivato fino a loro.

«Dannazione! È fuoco blu! Presto uomini, con me!» proprio in quel momento un'enorme sfera di fuoco piombò esattamente sulla tenda dei sovrani, l'esercito nemico attaccò. Una pioggia di frecce cadeva dal cielo, insieme a massi imponenti lanciati da grandi catapulte. «Hanno colpito il campo, dannazione!» neanche il tempo di voltarsi che Evy si pietrificò. «Il re è stato colpito! Soldati proteggete il vostro re!»

Anilav era caduto da cavallo, un freccia gli aveva trapassato l'armatura, guardandolo immobile a terra, Evy capì.

Il re era morto.

*

«Presto! Attaccate! Fatelo per il vostro re!» urlò Evy, consapevole del fatto che non ci fosse più un momento da perdere. I soldati iniziarono a correre con lance e spade sguainate, protetti dalle frecce dei loro arcieri, molti non arrivarono nemmeno allo scontro cadendo sotto il fuoco nemico. 

Tra urla, il rumore delle spade che s'incrociavano tra loro o contro l'armatura di qualcuno o la carne di un soldato, il lieve sibilo di frecce e lance che si conficcavano in terra, o che trapassavano le armature... la battaglia era scoppiata, ma Evy non aveva intenzione di scendere nella piana, dopo aver mandato avanti le truppe chiamò a sé uno dei suoi uomini: «Capitano Hor! Prendete una ventina di soldati e seguitemi, dobbiamo correre al campo, date ordine di far portare via il corpo del re» «Sì generale!» rispose lui e insieme partirono alla volta del loro campo.

Evy cavalcò verso l'accampamento principale: gli accampamenti militari avevano una dislocazione particolare, per tradizione non ospitavano solamente i soldati, gli strateghi e i comandanti, non era soltanto il re ad abbandonare il castello, anche parte della corte lo seguiva al fronte. Il campo geograficamente si dislocava come fosse un piccolo borgo al cui centro c'era la tenda dei sovrani e dei loro servitori, tutt'intorno, i soldati erano collocati in modo da difendere l'accampamento centrale. Gli strateghi, i generali ed il sovrano si riunivano, per discutere i piani di guerra nella parte alta dell'accampamento in modo da poter osservare meglio il campo di battaglia e i punti di appoggio dei nemici: era lì che Evy e tutti i combattenti si trovavano al momento dell'attacco.

Quando Evy e i soldati arrivarono all'accampamento la scena che si presentò ai loro occhi era orribile, il campo era nel caos, c'erano corpi sparsi ovunque, donne che in preda ad attacchi di isteria e disperazione correvano urlando e piangendo; la sfera infuocata era precipitata proprio sulla tenda dei sovrani e di essa non restava nient'altro che uno o due paletti rimasti in piedi bruciacchiati e fumanti e un'enorme macchia nera. Alcuni servitori cercavano di recuperare quello che potevano provando a spegnere le fiamme che si erano sviluppate, ma il fuoco blu non si poteva spegnere, bruciava finché c'era aria per alimentarlo.

"Maledetti, hanno aspettato di colpire nel momento stesso in cui Rose stava partorendo" pensò la Custode; Evy maledisse Exitium, trattenendo le emozioni, con grande sangue freddo chiamò a sé Hor: «Capitano, dividete i vostri uomini, bisogna cercare di arginare il fuoco, io vado verso la tenda Reale» i soldati si sparpagliarono e andarono ad aiutare i servitori, Evy, il capitano ed il ciambellano si diressero verso le tende reali, o meglio, ciò che ne restava dato che era stata ridotta ad un cumulo di cenere.

«Dov'è la gran dama di corte?» urlò ai servitori terrorizzati che si trovavano lì.

«In ciò che rimane delle sue tende signora» rispose uno di loro.

«Fanny!»

La donna uscì dalla tenda pallida e tremante con in braccio un fagotto, si avvicinò alla custode e glielo pose tra le braccia e con un filo di voce spezzato dai sussulti disse: «S-solo l-lei! La p-piccola è l- l'unica sopravvissuta!»

«La regina?»

«Morta!» e poi svenne.

«Ciambellano, portate Fanny al riparo da tutta questa confusione e fatela riprendere, dovrò parlare con lei più tardi.» Poi, rivolgendosi al capitano aggiunse: «Capitano, fate recuperare il corpo della regina, ricongiungetelo con quello del re. Fate poi radunare gli strateghi, quando la battaglia sarà finita avrò bisogno di loro e di voi. Ripristiniamo l'ordine del campo al più presto.»

«Sì signora».

Con tutto quel trambusto Evy non si era resa conto di avere ancora fra le braccia quel fagotto, una bambina, la legittima erede al trono del regno.

Ecco perché il ciambellano era così eccitato, un'antica leggenda narrava che la nascita di una figlia di re durante una lunga guerra sia il segno del fato che annuncia la fine di ogni conflitto. Si trattava di un presagio. Il prezzo però era stato caro, un unico istante, un momento solo era bastato a distruggere tutto eccetto lei, quella piccola creatura, una neonata che non avrebbe mai avuto l'occasione di conoscere i propri genitori e una famiglia, il regno aveva perso le sue guide, i sovrani non c'erano più e il castello di Nèimey sarebbe stato vuoto a lungo, senza nessuno a proteggere ciò che esso custodiva. La guerra, che sembrava prossima ad una conclusione, ora sarebbe ricominciata più feroce che mai. I regni non avrebbero avuto una guida per altri sedici anni, non era necessario perdere la guerra per ammettere di aver perso ogni cosa con quell'attacco a sorpresa. Che ne sarebbe stato della piccola? Chi poteva crescerla? Evy la guardava, ella dormiva così tranquilla incurante di tutte le disgrazie che c'erano intorno a lei.

LA NOTTE CHE AVVOLSE IL MONDOWhere stories live. Discover now