CAPITOLO 11: UNA MISSIONE

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La mattina seguente la scomparsa di Aishling gli emissari e i nobili di Arriét, già presenti per via del Sédcim, furono convocati alla presenza dell'Ordine. Si respiravano tensione e paura, le case avevano tutte le finestre chiuse, e le scure abbassate, la locanda era aperta sì, ma non giungevano suoni dall'interno; passando lì davanti non si udiva più il vociare allegro della gente o la musica, non si vedevano più nemmeno le zuffe tra ubriachi... non c'era più l'allegria, la gioia e la serenità che fino a poche ore prima si vivevano. Il via vai di cavalieri, nobili e Custodi aumentò con il calare della notte e con essa iniziarono a circolare delle voci... si parlava dell'erede del regno, di un possibile ritorno di Exitium e della guerra imminente.

L'Ordine ricevette tutti nella tarda mattinata, i Sette erano seduti sui soliti spalti; Lux al centro si alzò in piedi, subito aprendo la riunione, parlando con un tono di voce grave e profondo.
«Come ben sapete, siete stati chiamati a riunirvi qui a causa di un evento di grave portata. Si è creata una situazione che, se non presa subito nel giusto modo, potrebbe distruggere tutto ciò per cui abbiamo lavorato così duramente negli ultimi sedici anni...» disse, poi fece un cenno alla custode invitandola a parlare. «Evy.» La Custode si alzò, e andando verso Lux cominciò a parlare, il suo volto non lasciava trasparire nulla, nessun tipo di emozione; freddo, immobile ed inespressivo e allo stesso tempo bellissimo.

Nonostante la tensione, il suo viso trasmetteva armonia, guardando nei suoi occhi si poteva provare un gran senso di pace e serenità, persino una gioia infinita, in particolare nei suoi meravigliosi e altrettanto rari sorrisi, oppure una profonda disperazione e angoscia. Questo non dipendeva dai Custodi bensì dalle anime delle persone che si specchiavano nei loro occhi, più erano pure e più si sentivano in armonia con l'universo circostante e con lo sguardo delle Custodi; al contrario se la loro esistenza era segnata dalla malvagità, venivano rapiti da angoscia e disperazione.

Non indugiò, le sue parole furono chiare e dirette. «È stato Exitium, lui ha rapito Aishling...» disse quelle parole con una voce così ferma e sicura che caddero come piombo e presto furono accompagnate da sussurri tra i presenti. La Custode non proseguì nel suo discorso senza far caso a quei discorsi bisbigliati. «Noi non siamo a conoscenza dello stato del suo potere, ma il messaggio che ci ha mandato è chiaro, rapendo l'unica persona che avrebbe potuto riunirci tutti contro di lui ci ha dichiarato guerra!». Con un lieve movimento della mano Evy fece apparire una sorta di nebbiolina nella quale si vedeva una giovane fanciulla. «Questa persona qui riflessa, è ora priva di anima, priva di luce. Questa giovane è la figlia di coloro che ci hanno lasciato molti anni fa, sedici per la precisione.» Fu l'unico momento in cui si vide comparire sul viso della giovane un velo di tristezza, il ricordo di quella guerra la faceva ancora sentire colpevole della morte dei genitori di Aishling, ma continuò come se nulla fosse successo. «Questa ragazza che voi vedete qui riflessa è la vostra Luce e noi...», Evy fu interrotta dal brusio provocato dal vociare dei presenti, tutti iniziarono poi a parlare a voce alta; per parecchi minuti non riuscì a continuare il discorso, ognuno diceva la sua, finché non cominciarono persino a litigare. Avevano idee assurde su chi avesse dovuto prendere il posto di Aishling, si dicevano pronti, preparati, persino qualificati.

Mentre li lasciò sfogarsi, Evy si concentrò sui presenti. In quell'innumerevole folla notò alcune persone che non si curavano della baraonda che si era creata, se ne stavano tra loro e a piccoli gruppi. C'erano tre giovani donne che all'apparenza sembravano streghe, probabilmente sorelle: una era alta, magrissima con occhi tra il castano e il verde, i suoi capelli erano anch'essi sul castano chiaro, quasi rossicci, lunghi e curati le arrivavano sopra le spalle, aveva uno sguardo molto serio e concentrato sulla conversazione con le due sorelle; stringeva tra le mani un bastone che doveva avere poteri piuttosto elevati. L'altra era più bassa e piccola rispetto alla compagna; aveva una folta capigliatura riccia di colore castano chiaro, piccoli occhi color miele e uno sguardo vispo e acuto: doveva avere un carattere molto forte e carismatico perché nel conversare teneva sempre l'attenzione delle sorelle concentrata su di sé. Evy percepì i suoi poteri, erano di tipo naturalistico: fuoco, fulmini, poteva persino controllare le maree... i suoi incantesimi dovevano essere molto potenti. La terza era una ragazza anche lei dai capelli castani non molto lunghi con una frangia, i suoi occhi erano grandi, tra il castano e il verde, aveva l'aria di essere una giovane intraprendente e sicura di sé, al collo portava degli amuleti probabilmente di protezione, perciò, dedusse Evy, aveva sicuramente dei poteri telepatici. Erano le tre sorelle di Laiassùr, nipote di Iosàc, uno degli ultimi veggenti o Eterei, come una volta si facevano chiamare, Sive, Sioned e Shayla. 

LA NOTTE CHE AVVOLSE IL MONDOWhere stories live. Discover now