13. River of silence

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Emisi un sospiro sommesso e mi alzai per far chiamare Rosa dalle altre domestiche. Appena la signora giunse nella stanza, le chiesi di prendersi cura di Iria fino al mio ritorno, che era previsto verso l'ora di cena.

«Cerca di riprenderti» le dissi, per poi dirigermi verso la porta e recarmi al piano terra.

Una volta scese le scale, arrivai alla porta d'ingresso e indossai il mio mantello. La porta venne aperta dalle guardie che, notandomi, si inchinarono a me. Uscii dal castello e coprii il mio volto con il cappuccio del mantello, per poi recarmi in mezzo al bosco e teletrasportarmi. Lì, in mezzo agli alberi che circondavano il corso d'acqua, trovai Azrael, Mike e Chris intenti ad attendermi.

«Finalmente sei arrivata!» esclamò Azrael, voltandosi e iniziando a dirigersi verso il fiume.

«Scusate il ritardo, ma Iria si sente poco bene. Dovevo assicurarmi che non avesse bisogno di qualcosa durante la mia assenza» dichiarai mentre seguivo l'Angelo della Morte.

«Che cos'ha?» domandò Mike accanto a me, preoccupato.

«Una forte emicrania e la febbre.»

«E non puoi curarla con la magia?» domandò questa volta Chris.

«Noi streghe non possiamo farlo. Possiamo alleviare il dolore del malato, ma non guarirlo.» Quella era una delle poche leggi della magia. Contro le malattie eravamo impotenti.

«Azrael, fermo» gli ordinai, prima che si avvicinasse troppo al fiume. «C'è un motivo per il quale vieto al mio popolo di avvicinarsi al fiume» spiegai.

«E quale sarebbe?» chiese Mike, con uno sguardo curioso.

«Il Fiume del Silenzio è abitato da creature tanto pericolose quanto affascinanti: le sirene incantatrici. Oltre a non essere più in grado di parlare, una volta vicini al fiume, non si può nemmeno utilizzare la magia» spiegò Chris, togliendomi le parole di bocca.

Le sirene erano creature marine, metà donne e metà pesci, che secondo la leggenda incantavano e attiravano i marinai per poi ucciderli e cibarsene. Esse avevano lunghi capelli scintillanti, occhi grandi e ammalianti, lunghe code luminose e, soprattutto, voci melodiose ma nocive.

«Esattamente» confermai.

«Come sai tutte queste cose? Che io sappia, non hai mai avuto bisogno di imparare delle nozioni sul fiume» lo interrogò Azrael, che gli si avvicinò incuriosito.

«Lo so e basta. Non ti so dire il perché, ma queste informazioni erano già nel mio cervello.»

«Fatto sta che dobbiamo pensare a un piano per riuscire a prendere i fiori e rimanere indenni» continuai, incrociando le braccia al petto.

«Troviamo velocemente i fiori e andiamocene. Chiunque veda una sirena o la senta, non si lasci ingannare né dall'aspetto, né da quel che vi dirà» sentenziò l'angelo, iniziando a dirigersi verso il corso d'acqua.

«Sarebbe questo il piano?» chiese Mike, con una grande confusione palesata sul viso.

«Non è neanche un piano, è letteralmente l'obiettivo di questa missione» replicai.

«Avete qualche idea migliore? Sono aperto a nuove opzioni» propose Azrael, ma regnò il silenzio. Dopo che l'angelo non udì nessun suono provenire da noi, si girò sussurrando un: «Come pensavo».

Io e i due cupi mietitori non potemmo fare altro che seguirlo, muti. Non sapevo cosa gli fosse successo in quel momento, ma aveva improvvisamente cambiato atteggiamento.

Giungemmo davanti al lungo e profondo fiume cristallino che, nonostante le temperature di quel luogo, non si era congelato. Da quel momento in poi non avremmo più potuto parlare.

Life Goes OnWhere stories live. Discover now