Bugie

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Il tempo si era fermato quando mi ero voltata. Ero lì ferma e zitta su quelle scale, le mani tremavano ed il cuore si era nascosto per non lasciarsi schiacciare.
Dopo tutto quel tempo, dopo tutte le lacrime versate a causa sua, dopo tutti i ricordi di noi che ancora custodivo ma che ormai erano macchiati di nero, lui era lì.
Era lì davanti a me, ed era bello come lo ricordavo. I suoi occhi marroni erano ancora gli stessi, gli stessi che sapevano leggermi dentro, gli stessi di cui mi ero innamorata. Quegli occhi che per molti potevano essere comuni ma che per me erano sempre stati speciali. Perché io ci avevo visto tramonti dentro, il sole, la luna e le stelle. Ci avevo visto l’amore, un amore che però si era rivelato la mia più grande rovina.
Non avevo mai sperato di rincontrarlo un giorno, avevo solo desiderato che il suo ricordo svanisse con il tempo, che diventasse solo un’ombra del mio passato. Ma io il suo viso non l’avevo mai dimenticato, ricordavo i suoi contorni come se li avessi disegnati io stessa. Ricordavo le sue labbra ed il calore che emanavano quando si poggiavano sulle mie, ricordavo il suo piccolo neo sul labbro superiore, le sue ciglia lunghe, il suo naso all’insù. Io ricordavo ancora tutto di lui, perfino il battito del suo cuore, perfino ciò che avevo tanto desiderato dimenticare.
Lui era sempre rimasto lì, sotto ogni strato della mia pelle, scolpito sul mio cuore, vivido nella mia mente. Erano passati anni dall’ultima volta che i nostri sguardi si erano incastrati l’uno a l’altro, eppure in quel momento mi parse come se fosse passato solo un giorno. Come una pioggia fredda, tutti quei ricordi mi caddero di nuovo addosso, bagnandomi, facendomi sentire freddo.
Ed io non riuscivo più a muovermi, né a parlare. Ero inerme davanti a lui, tremante, indifesa, con il cuore esposto.
<Non credevo che ti avrei più rivista.>
Le parole faticavano ancora ad uscire, ero incapace di parlare così come lo ero di pensare.
<Aly io...>
Fece un passo verso di me e per istinto io indietreggiai sbattendo sulla parete alle mie spalle.
<Non avere paura di me Aly, ti prego.>
<Tu ricordi?>
Finalmente riuscii a sputare fuori qualcosa, finalmente dentro di me qualcosa si risvegliò.
<Tu ricordi l’ultima volta che ci siamo visti? Quando ci lasciammo, tu la ricordi quella volta?>
Come se un fuoco si fosse acceso dentro di me mi lasciai sfuggire ancora una volta quella domanda. Mi sentivo bruciare, volevo parlare, stavolta potevo farlo. Stavolta le sue mani non erano intorno al mio collo ad impedire alla voce di uscire, stavolta la mia voce si sarebbe sentita e le mie parole avrebbero tolto a lui il respiro, così come lui l’aveva tolto a me.
<Si, lo rammento, ho cercato in vano di dimenticare quella notte.>
<Non meriti di dimenticare, meriti di ripensaci ogni giorno.>
<È già così Aly. Non passa giorno senza che io non ci pensi, quel momento ha cambiato la mia vita.>
<Quel momento ha cambiato la mia di vita!>
Sbottai, scostandomi dalla parete, avvicinandomi a lui mentre sentivo già le lacrime bagnarmi il viso.
<Io convivo ogni giorno con il peso di quel ricordo, io non riesco più a dormire dopo quella notte perché ogni volta che chiudo gli occhi sento ancora le tue schifose mani su di me. Io tremo ogni volta che un ragazzo mi si avvicina, io non sono più riuscita ad amare dopo di te, per colpa tua.>
<Aly...>
Non lo sentivo neanche, non sentivo più niente intorno a me, le mie parole erano lame e non si sarebbero fermate finché non avessero trovato la carne.
<Non ti permetto di venire qui a dire che quel momento ha cambiato la tua di vita, perché ha cambiato solo la mia. L’ha rovinata, l’ha ridotta in frantumi. Non fare la vittima del cazzo, perché non lo sei. Sei solo uno stronzo, arrogante, malato...>
<Mi dispiace!>
Urlò, e le mie parole si bloccarono.
<So che non basta, so che non cambierà le cose, che non servirà a farti dimenticare tutto quello che ti ho fatto passare, ma è tutto ciò che posso darti.>
Rimasi lì immobile a guardarlo, mentre le mie mani riprendevano a tremare, ma le lacrime si erano ormai asciugate.
<Ho detto che quel momento ha cambiato la mia vita perché è la verità, lo ha fatto Aly.>
<Ah si? E in che modo?>
Risposi sarcastica, non credevo ad una parola e non me ne facevo niente delle sue stupide scuse.
<Il senso di colpa è un peso troppo pesante da reggere. Lo porto addosso ogni giorno, ogni giorno rivivo quella notte e vorrei solo puntarmi una pistola alla testa per darmi la punizione che merito. Non potrò mai perdonarmi per ciò che ti ho fatto Aly.>
Rimasi zitta, ancora, notando per un attimo che anche le sue di mani tremavano, proprio come le mie.
<Non potrò mai perdonarmi per aver fatto del male alla persona che più amavo.>
<E tu quello lo chiami amore?>
<Lo era Aly, io ti amavo davvero.>
<E tu le tratti così le persone che ami? Avvolgi le mani intorno al collo alle persone che ami?>
<L’amore era un sentimento nuovo per me, io non lo conoscevo, ho sbagliato. Io… non volevo perderti.>
<Beh, indovina? Alla fine mi hai persa, e la colpa è solo tua. Tu non sei in grado di amare, non sai cosa significa, non lo saprai mai.>
Senza dire altro, senza aspettare una sua risposta, mi girai e me ne andai.
Scesi quelle scale a testa alta, senza mai voltarmi. Sapevo che nei giorni successivi avrei ripensato a lungo a quella conversazione, a lui. Ma in quel momento dovevo andare via, dovevo allontanarmi da lui e da tutti i ricordi che potava con sé.
La strada del ritorno mi sembrò più breve, forse perché troppi pensieri annebbiavano i miei sensi. Quando arrivai a casa, dopo una breve doccia, indossai il mio pigiama e mi distesi sul letto. Finalmente la pace. Finalmente ero nel mio posto sicuro, lì dove niente poteva farmi del male, tranne i miei pensieri.
Dopo essermi goduta il silenzio che regnava in casa, presi il cellulare ed inviai un messaggio di scuse a Mason. Gli dissi che il mio fratellino aveva la febbre e che ero stata costretta a tornare a casa, poteva andare bene come scusa.
Dopo, c’era solo un’ultima cosa da fare, quella che aspettavo di più. Dovevo chiamare Dylan.
Il telefono squillò a lungo, ed io iniziai a pensare che forse si era ormai addormentato.
Ma dopo innumerevoli squilli rispose, seppur con voce colma di sonno.
<Ehi stellina.>
<Ehi, non ti avrò svegliato?>
<Si, ma non importa, per te vale la pena perdere un po' di sonno.>
Sorrisi, sentendomi già meglio. Lui era la mia cura, la cura contro tutti i miei mali, Alex compreso. Solo grazie alla sua voce avevo già quasi del tutto dimenticato quel nostro incontro.
<Com’è andata la festa?>
<Un disastro, non rifarò mai più una cosa del genere.>
<Almeno ci hai provato, sempre meglio di rinunciare da subito.>
Non risposi. Iniziavo a sentire di nuovo il peso di quell’incontro, i pensieri riempivano di nuovo la mia testa ed io non ero in grado di pensare ad una normale conversazione con Dylan.
<Ehi tutto okay? Se sei triste per via di quella stupida festa non devi, quelli delle confraternite sono degli stronzi.>
<No, non è questo.>
<Allora cosa? È successo qualcosa in particolare?>
Mi fermai un attimo a riflettere, fissando il soffitto della mia camera e giocherellando con i capelli con la mano libera.
<No.>
Risposi ad un certo punto.
<Non è successo niente.>
<Sei sicura?>
<Sono sicura. Adesso torna a dormire, parleremo domani.>
<D’accordo, buona notte stellina.>
<Buona notte.>
Gli avevo mentito, gli avevo detto una bugia e non sapevo neanche il perché. Forse perché non volevo che si preoccupasse, di certo sapendo che Alex era tornato e che ci eravamo incontrati si sarebbe allarmato. Forse sarebbe stato perfino in grado di prendere un volo e venire qui, e questo non poteva accadere, dovevamo stare lontani per un po'. Era questo il patto.
O magari, forse, avevo mentito perché non volevo rivelargli le sensazioni che erano nate in me quando ho rivisto Alex.
Quella però era già la seconda bugia che gli raccontavo, ed io lo sapevo bene, le bugie non portano mai niente di buono. Si ingigantiscono, e come un gomitolo di lana si attorcigliano intorno a te finché non ti soffocano.
Gli avrei raccontato tutto quando sarebbe tornato, quando saremmo stati di nuovo uno di fronte all’altra. Questo promisi a me stessa. Gli avrei raccontato tutto, solo non adesso.

Come amano le stelleWhere stories live. Discover now