11. Tranquillo, io ti aspetto qui

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Appena ci avviciniamo alla casa unifamiliare dove abita il festeggiato e sentiamo la musica assordante che da lì proviene, io e Jimin abbiamo reazioni completamente opposte: io faccio una smorfia di disgusto, mentre lui esulta e si mette a saltellare sul posto.

“Oddio, non vedo l'ora di divertirmi!” esclama, afferrandomi per un polso e trascinandomi con forza verso il luogo dove si tiene la festa.

“Ricordati di non lasciarmi solo, Jimin!”. Sono quasi in preda al panico, ma lui non mi sente e continua a tirarmi verso la fonte di quell'atmosfera caotica.

Ci sono alcune macchine parcheggiate lungo la strada, mentre il vialetto di accesso all'abitazione è pieno di adolescenti che ballano a ritmo di musica. Vedo una piscina e luci variopinte, decorazioni di tutti i tipi e bicchieri di alcol in mano a gente già piuttosto alticcia.

Il mio istinto mi suggerisce di fare dietrofront e tornare a casa, nella mia cameretta, per immergermi nella mia fantasia. Tuttavia la stretta di Jimin attorno al mio polso me lo impedisce e mi ricorda che per stasera dovrò sopportare questa situazione, così lontana dalla mia quotidianità.

L'ultima festa a cui sono andato risale a così tanto tempo fa che è come se fosse questa la prima della mia vita.

Mi guardo attorno, sebbene non ci tenga a trovare nella folla volti conosciuti. Mio malgrado, vedo una figura familiare.

“Guarda, c'è Jungkook” dico a Jimin, indicandogli il ragazzo con i capelli tinti di viola. “Questa può essere l'occasione perfetta per spiegargli tutto, no? Bevi un po', vai da lui e gli spieghi che tra di voi le cose non possono funzionare, perché tu non provi nulla”.

Jimin fa un respiro profondo e annuisce. I suoi occhi non si staccano dal corpo di Jungkook, che sta ballando insieme ad alcuni ragazzi.

Non riesco a leggere le espressioni dipinte sul volto del mio migliore amico, per cui non so che cosa dire per fargli forza.

“Min Yoongi!”.

La voce che più detesto fa perdere un battito al mio povero cuore. Io e Jimin ci voltiamo e vediamo che Seokjin e Namjoon stanno avanzando verso di noi.
Avevo temuto che potessero esserci anche loro, ma mi ero aggrappato alla speranza di sbagliarmi.

“Non mi sarei mai aspettato di trovare voi squallidi a una festa per gente perbene” dice Seokjin, squadrandoci da capo a piedi.

“Avanti, amore, non dire così!” lo supplica Namjoon. Gli posa una mano sul braccio e lo guarda con tenerezza, nello stesso modo in cui vorrei che qualcuno potesse guardare me.

Come può Seokjin ricevere un amore così intenso da parte di un ragazzo come Namjoon, e io no? Che cos'ho che non va per non meritare una persona capace di guardarmi in quel modo?

Con tutta la mia forza di volontà scaccio questi pensieri dolorosi.

“Nessuno ha chiesto il tuo parere, Seokjin, e ti sarei grato se per stasera lasciassi in pace il mio migliore amico” gli ringhia contro Jimin.

Osservo le sue mani, strette a pugno, e le braccia tese lungo i fianchi. Mi sento sicuro, sapendo che lui ci sarà sempre per proteggermi.
Ciononostante, mi piacerebbe essere capace di difendermi da solo.

“Che cosa succede?”.

Percepisco Jimin raggelarsi. I nostri occhi si incontrarono, prima che entrambi ci giriamo e vediamo Jungkook che ci raggiunge.

“Oh, mancavi giusto tu, Jeon! Come vanno le cose con Jimin? Siete sempre più innamorati l'uno dell'altro, immagino”.

Il tono della voce di Seokjin è così falso e le sue parole così taglienti, scelte apposta per ferire, che mi domando come faccia un ragazzo calmo e pacifico come Namjoon non solo ad accettarlo, ma perfino ad amarlo. Avevo sentito dire che l'amore è cieco, ma non credevo che lo potesse essere così tanto.

Guardo Jimin e Jungkook, che tengono il capo chino e non sanno che cosa dire. Percepisco l'imbarazzo che c'è tra di loro e la tensione che si è accumulata tra tutti noi. Siamo come una bolla che sta per scoppiare, immersi in un mare di gente che balla e si diverte, spensierata.

La musica continua a rimbombare da dentro casa e le luci a farsi strada tra le finestre. Qui, in giardino, si può ancora ammirare il crepuscolo.

“Sei fortunato, Seokjin” mi ritrovo a dire senza pensare.

Voglio soltanto che questo silenzio che c'è tra di noi venga spezzato e che lui e Namjoon ci lascino in pace. Voglio difendere Jimin, per quanto posso.

“Sei fortunato perché hai trovato l'amore, eppure ti diverti comunque a torturare chi ha la vita troppo perfetta per i tuoi gusti”.

Seokjin ride e c'è qualcosa, nella sua ilarità, che mi mette i brividi. La sua non è solo una presa in giro per ciò che ho appena detto: è quasi una minaccia.

“Sei un'idiota se credi che io trovi la tua vita perfetta”.

“Avanti, smettetela!” prende parola Jungkook, facendosi avanti e alternando lo sguardo da uno all'altro. “È una festa bellissima e dovremmo divertirci, invece di stare qui a litigare e insultarci”.

“Per lui insultare è il modo migliore per divertirsi” mormoro.

Il mio nemico non mi sente, o, se mi sente, non dice nulla.

Dopo qualche istante io, Jimin e Jungkook ci allontaniamo e fortunatamente Seokjin e Namjoon vanno dalla parte opposta.

Per un po' gironzoliamo per il giardino della casa dell'amico di Jimin. Poi il silenzio, già rotto dalla musica e dal baccano, viene spezzato da Jungkook. “Jimin, posso parlarti in privato?”.

Il mio amico mi lancia un'occhiata carica di preoccupazione.

“Tranquillo, io ti aspetto qui”. Cerco di rassicurarlo con un sorriso tirato, ma penso che immagini quanto mi pesi restare da solo in mezzo a tanta gente.

“Torno subito” mi dice in un orecchio, prima di sparire tra la calca insieme al ragazzo dai capelli viola.

Sono solo e mi guardo attorno, senza sapere cosa fare e come non sembrare troppo spaesato.
Non sono capace di ballare, ma anche se lo fossi non credo che ballerei, perché mi vergogno. Così mi muovo in continuazione, per non rischiare che qualcuno si avvicini troppo a me, mi parli o mi offra da bere.

Non voglio bere, non voglio ballare, non voglio ascoltare questa musica assordante. Non mi sento per niente a mio agio, ma devo ammettere che mi fa un certo effetto trovarmi finalmente in un posto frequentato da così tanta gente della mia età.

Se solo mi divertissi, potrei fingere di essere uguale a loro.  

You Aren't Real || TaegiWhere stories live. Discover now