9. Mi posso accontentare

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“Cos'è successo con Jeon Jungkook?” domando in un sussurro.

Jimin si morde il labbro inferiore e per una frazione di secondo i nostri sguardi si incrociano. Nei suoi, di solito luminosi e innocenti, scorgo un'ombra minacciosa.

“Non è successo niente”.

“Non credo proprio. Ho incontrato una persona che mi ha raccontato alcune cose...
Perché non vuoi dirmi la verità?”.

“Perché ho paura, Yoon. Perché so che quando saprai la verità non mi guarderai più come prima”.

“State insieme?”.

Il mio amico sbuffa e alza gli occhi al cielo, come se stesse cercando di trattenere le lacrime.

“Sei puro, Yoon, e la tua purezza è abbastanza invidiabile. No, io e Jungkook siamo solo andati a letto insieme, stanotte”.

“Ma lui ha una cotta per te... e tu?”.

Jimin ridacchia, ma è come se la sua lieve risata fosse più che altro un lamento. “Non provo nessun sentimento per lui. Giudicami pure, ti capirò. Sono andato a letto con lui, consapevole di spezzargli il cuore. Sono andato a letto con lui perché è un bel ragazzo e mi mancava da morire sentirmi desiderato”.

Resto in silenzio. Tutto sommato, non sono sconvolto quanto credevo.

“Jimin, è la tua vita e hai il diritto di farne ciò che vuoi. Io non ti giudico, non potrei mai. Solo... mi dispiace per Jungkook, perché non merita di soffrire. Credo che sia meglio che tu gli parli e gli dica che cosa ti passa per la testa, no?”.

“Hai ragione. Ci rimarrà molto male, ma è meglio che non continui a illudersi che tra di noi ci possa essere qualcosa. L'ho trattato come un giocattolo e me ne pento. Non so che cosa mi sia preso”. Jimin si passa una mano sul viso. Sembra distrutto.

“È già accaduto in passato?”. Non riesco a rimanere con il dubbio un secondo di più. Non so se la situazione cambierebbe, ma ho bisogno di sapere la verità.

Il mio amico si morde di nuovo il labbro e torna a prestare attenzione al tappeto.

“Sì, è già accaduto. Ho spezzato più cuori di quanti tu possa immaginare e mi vergogno di dire che molte volte ci ho goduto. Sono un mostro, Yoon, ed era ora che tu mi vedessi per quello che sono realmente”.

Lo guardo dritto negli occhi e anche se ora comprendo che il suo comportamento è stato davvero squallido, non riesco a vedere alcun mostro nei suoi pozzi scuri.

Lui è Jimin, lui è il migliore amico e nessuno dei suoi errori può cancellare il bene che mi ha fatto in questi anni, da quando ci conosciamo.

È sempre stato al mio fianco e anche se mi ha nascosto questo lato del suo carattere e della sua vita, non riesco ad avercela con lui. Sarà perché gli voglio bene, sarà perché il suo volto rimane angelico, fatto sta che per me ciò che c'è tra di noi non cambia di una virgola.

“Non sei un mostro. Hai sbagliato, ma puoi rimediare. Sei un ragazzo forte e con un cuore grande. Questo tuo lato... so che puoi metterlo a tacere. Io sarò qui a sostenerti, sempre”.

“Non sei arrabbiato con me?”.

Sembra un agnellino, mentre mi guarda con un'espressione sofferente.

“No, come potrei?”. Sorrido, poi decido di fare una cosa che non facevo da troppo tempo: mi alzo e stringo il mio migliore amico in un abbraccio.

Lui singhiozza e io gli accarezzo la schiena lentamente, come faceva mia mamma con me, quando ero piccolo. Vorrei essere capace di sussurrargli parole più confortanti, ma un nodo piuttosto doloroso mi ostruisce la gola e mi impedisce di parlare.

La sofferenza di Jimin è la mia sofferenza, forse perché siamo legati, forse perché sono sempre stato una persona alquanto empatica.

Restiamo così a lungo, lui accoccolato contro il mio torace e io che gli accarezzo la schiena e penso alla nostra amicizia.

Un'amicizia come quella che c'è tra di noi è in grado di sconfiggere qualsiasi avversità. Con lui accanto so che non devo temere nulla. Ragazzi come Seokjin e situazioni come quella in cui ero con Namjoon non mi toccano neanche, quando penso a Jimin.

Se poi ho anche il mio rifugio di fantasie, non mi manca davvero nulla.

Non ho bisogno di tanti amici, quando ho al mio fianco un amico come Jimin. Non ho bisogno di vivere mille esperienze come i miei coetanei, quando ho la mia immaginazione che mi può portare ovunque.

Con la mia mente vivo milioni di vite. Grazie alla mia fantasia non ho limiti.

Sorrido, perché forse per la prima volta da quando sono nato sono soddisfatto di me stesso. Ho molte debolezze e non so se riuscirò mai a superarle, eppure provo emozioni e sensazioni a molti sconosciute.

È assurdo, ma la maggior parte degli adolescenti non riesce neanche a immaginare il potere dell'immaginazione.

“Che ne dici se usciamo e andiamo a mangiarci qualcosa di dolce?” propongo al mio migliore amico, senza mai smettere di accarezzargli la schiena.

“Ma... domani abbiamo una verifica!”. Non piange più come prima, ma ho ancora la sensazione che possa disgregarsi davanti ai miei occhi da un momento all'altro.

“Per una volta, possiamo non pensare alla scuola e mettere al primo posto noi stessi?”.

Jimin ridacchia e annuisce, lo sento contro la mia spalla.

“Allora andiamo”.

**************

Dopo aver passato un paio d'ore fuori con Jimin, a passeggiare e abbuffarci di dolci in uno dei nostri café preferiti, torno a casa e mi rifugio in camera mia per ripetere alcuni argomenti per la verifica di domani.

Niente da fare. Questa sera la mia mente non è in grado di assorbire nozioni, perciò chiudo il libro e sorrido. Per una volta, voglio non pensare allo studio.

“Taehyung, ci crederesti se ti dicessi che oggi mi sembra di essere diventato ancora più amico di Jimin? È come se ora lo conoscessi meglio e sapessi che di lui posso davvero fidarmi. Non so se ha senso, ma è così”.

Sorrido di nuovo e mi sposto in giro per la mia camera sulla mia sedia girevole. Osservo le pareti, i mobili e i soprammobili, poi arrivo alla finestra e appoggio i gomiti sul davanzale.

Nel cielo non c'è la luna, ma ancora ricordo il sogno che ho fatto ieri, quello in cui mi è apparso Taehyung.

Sorrido e dentro di me spero di sognarlo anche stanotte. Non posso averlo nella vita reale ma nei sogni sì.

Mi posso accontentare.

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