7. Tra squallidi ci si intende

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Il giorno dopo, a scuola, fatico a concentrarmi. Sento il vociare dei miei compagni di classe e le spiegazioni dei miei insegnanti, ma non riesco a comprendere nemmeno una parola di ciò che dicono.

Percepisco i loro movimenti, ma non li vedo. I miei sensi registrano soltanto macchie di colore e un brusio di sottofondo.

Oggi Jimin non è venuto a scuola. Ho provato a scrivergli un messaggio, ma non mi risponde.
Spero che non sia successo niente di grave.

Forse dopo la fine delle lezioni faccio un salto a casa sua, per verificare di persona se è tutto a posto.

Con un sospiro mi ricordo che purtroppo quel momento arriverà tra un bel po', perché oggi devo restare a scuola anche nel pomeriggio. Ho delle lezioni di recupero di matematica.

Mentre cammino per i corridoi, diretto verso la mensa, penso al fatto che potrei chiedere a Namjoon se è disposto a darmi ripetizioni di quella materia, l'unica in cui ho davvero serie difficoltà. Ieri ha detto che dà ripetizioni agli amici.

Ma io sono suo amico? Mi considera un amico o un semplice conoscente?

Sinceramente non m'importa. Ogni volta che penso a lui, penso anche a Seokjin ed è come se non riuscissi a respirare normalmente.

Credo di non essere pronto a rivederlo.

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Al tavolo della mensa sono tutto solo, come al solito. Mangio in silenzio e con il capo chino. Non voglio rischiare di incrociare lo sguardo di qualcuno.

Finché tengo gli occhi puntati sul piatto da cui sto mangiando, posso fingere che gli adolescenti presenti in questa sala non esistono. Posso fingere di essere solo.
O meglio, non proprio solo.

Sorrido e con la mente proietto accanto a me la figura di Taehyung.

Me lo immagino mangiare in modo rumoroso e preferire la carne alla verdura. Me lo immagino guardarsi attorno e bere qualche sorso d'acqua. Me lo immagino girarsi verso di me e sorridermi, per poi allungare una mano e presentarsi.

Dovrei smetterla. Eppure queste fantasie mi fanno stare bene e portano le mie labbra a incurvarsi in timidi sorrisi, quindi perché non dovrei fantasticare, se è l'unica cosa che colora le mie giornate?

**************

Mentre percorro i corridoi, diretto verso i bagni, incrocio lo sguardo di uno dei miei cinque amici, Jung Hoseok. Sta camminando nella direzione opposta alla mia.

Accenno un sorriso.

“Ciao Yoongi” dice lui, ricambiando il sorriso.

“Ciao Hoseok”.

Nessuno dei due si ferma. Vorrei davvero avere il coraggio di chiedergli almeno come sta, ma la paura di ciò che potrebbe pensare mi blocca, come sempre d'altronde.

Magari lui si ricorda solo il mio nome. Magari lui non mi considera nemmeno un amico.

Questo genere di pensieri mi impedisce ogni volta di fare un tentativo per avvicinarmi a lui.

Sembra un ragazzo gentile e perbene, ma è sempre circondato da altre persone e sono sicuro che uno come me gli provocherebbe soltanto fastidio e imbarazzo.

Io non sono popolare come loro. Io non sono capace di far ridere la gente o di raccontare aneddoti divertenti.
Io sono capace soltanto di stare in piedi accanto a un muro, sorridere, annuire e rispondere a monosillabi. Io non sono capace di portare avanti una conversazione. Io non sono né simpatico né divertente.

È sempre stato così, fin da quando ho memoria. La timidezza è sempre stata la mia fedele compagna di vita.

Entro nel bagno dei maschi con l'intenzione di fare i miei bisogni e poi sciacquarmi il viso con un po' d'acqua fresca, ma, non appena chiudo la porta dietro di me, mi blocco.

You Aren't Real || TaegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora