13. Sextape

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Strappami le viscere
nutriti del mio piacere


La pioggia cadeva a secchiate sull'autostrada buia e deserta. Non si vedeva a un metro di distanza. Lo scrosciare era così violento da coprire la musica metal sparata al massimo volume nelle casse dell'auto.

«Dobbiamo fermarci per la notte» dichiarò Greg, spezzando il silenzio. «Non posso guidare in queste condizioni.»

Non mi voltai nemmeno a guardarlo, continuai a osservare il cielo nero fuori dal finestrino e le scie che lasciavano le gocce di pioggia sul parabrezza della macchina a piena velocità.

«Non voglio fermarmi.»

«Vorrei evitare di schiantarmi contro a una curva. Non vedo manco la strada!» insistette.

Aveva ragione, era pericoloso guidare in queste condizioni, ma volevo arrivare il prima possibile a casa sua. Mettere quanta più distanza tra noi e la mia città, sperando di sentirne meno la mancanza. Come se un centinaio di chilometri potessero non farmi mancare così tanto i miei amici e quella parvenza di vita normale che stavo costruendo insieme a loro.

«Pensavo fossi impossibile da uccidere» commentai.

«Non sono mica immortale» ribatté. «E comunque preferirei non fare incidenti, soprattutto con te in macchina.»

«Non voglio fermarmi» ripetei.

«Dori» mi rimproverò. Allungò una mano a stringermi la gamba, come a sottolineare il suo disappunto.

Mi voltai a guardarlo: i suoi occhi erano fissi sulla strada, la fronte corrucciata dalla concentrazione a causa della scarsa visibilità. Osservai la curva del suo collo, i capelli mossi e disordinati, ancora inumiditi dalla pioggia. D'un tratto desiderai toccarlo, passargli le dita tra i ricci scuri, sfiorargli le labbra con le mie e sentire il suo calore addosso. Stare così vicini era pericoloso, il groviglio di emozioni che provavo rischiava di sopraffarmi.

Tutto quello a cui riuscivo a pensare era la sua mano sui miei jeans e a quanto avrei voluto sentire la sua pelle sulla mia.

Nonostante fossimo stati distanti tutto quel tempo, nonostante il male che mi aveva fatto, ero ancora attratta da lui. L'effetto che mi faceva la sua vicinanza, il suo tocco, mi mandavano in panne il cervello.

Il mio respiro accelerò e incrociai più strette le braccia al petto, nascondendo le mani sotto alle ascelle per resistere all'impulso di sfiorargli la mano con la mia.

Greg strinse la sua presa sul mio ginocchio.

«Dori» disse di nuovo, il fiato corto. «Le tue... emozioni, sono... rumorose.»

La mia forza di volontà era appena a un filo sottilissimo e in quel momento lo sentii spezzarsi. Cedetti all'impulso e avvolsi la mia mano intorno alla sua, premendo più forte sulla mia gamba.

Quando lo toccai, le emozioni di Greg mi travolsero attraverso il nostro legame empatico. Voleva baciarmi e il suo desiderio si mescolò al mio.

«Greg» ansimai. Il fiato corto, sopraffatta dall'impeto dei suoi poteri. «Smettila.»

«Non lo faccio apposta» mormorò. La sua mano scivolò più in alto, lungo la mia gamba, pericolosamente vicino all'inguine. «È difficile controllarmi quando sono da solo con te.»

Arpionai la sua mano, se avesse continuato così avrei perso del tutto il senno. Chiusi gli occhi e abbandonai la testa sul sedile, provai a recuperare il respiro, ma il cuore mi batteva furioso nel petto. Avevamo innescato una reazione a catena: più lo desideravo, più Greg perdeva il controllo sui suoi poteri e riversava le sue emozioni dentro di me; il suo desiderio di mescolava al mio, che cresceva fino a diventare incontrollabile.

APOKALYPSIS [Thanatos Trilogy Vol. 1&2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora