5. Happy?

462 16 20
                                    

brucio per te
per i tuoi occhi di ghiaccio

Il Dottore era di spalle al computer. I suoi capelli rossi fiammeggiavano alle luci gialle dei neon sopra la sua testa. L'ufficio sembrava trovarsi nello stesso edificio nel laboratorio, l'enorme vetrata su cui dava le spalle la sua scrivania in mogano lucido si affacciava sul panorama della città. Mi sembrò di riconoscerla, qualcosa era diverso, però.

Era come ascoltare una melodia sulla frequenza sbagliata, note familiari, ma dissonanti tra loro.

I grattacieli erano più alti di quello che avrebbero dovuto essere, più numerosi. L'inquinamento sembrava più intenso e il cielo notturno era tinto di un malsano color arancio.

Nell'ufficio, l'aria condizionata era accesa a ventiquattro gradi, ma il computer del Dottore segnava che fuori ce n'erano sono trentadue. Per essere una notte di giugno, era un caldo estremo.

Sullo schermo era apparso una sorta di modello tridimensionale di un qualche dispositivo. Il Rosso ne studiò le misure, le componenti, la simmetria della struttura, poi premette il pulsante di invio.

Sul monitor comparve la scritta "stampa iniziata".

Il Dottore spinse gli occhiali dalla montatura squadrata sul naso e si alzò in piedi. Controllò l'orologio digitale che portava al polso, premette un tasto e nell'aria venne proiettata una piccola schermata, come quella di un cellulare. Fece scorrere il dito sull'ologramma e comparve un foglio colmo di dati e misure, cliccò su un punto di quello schermo trasparente e apparve un conto alla rovescia.

Segnava settantuno ore e cinquantanove minuti.

Il Rosso uscì dall'ufficio e lo seguii. Montò sull'ascensore e scese di qualche piano. Le porte si aprirono su un corridoio infinito dalle mille porte, lo attraversò tutto, fino a raggiungere l'ultima stanza. Dentro, si trovava una serie di grossi macchinari, assomigliavano a stampanti aperte, con diverse braccia che rilasciavano filamenti di sostanze semisolide.

Si fermò davanti a una macchina in particolare. Un leggero fumo bianco si alzava piano dall'oggetto in costruzione sulla base dell'apparecchio. Il Dottore imprecò, sbuffando per la frustrazione. Armeggiò con l'estensione olografica dell'orologio e la temperatura di emissione dei filamenti si placò, il fumo bianco si dissolse e il macchinario continuò a lavorare più lentamente.

Il conto alla rovescia aumentò di diverse ore.

All'improvviso, l'orologio vibrò e sulla schermata apparve la scritta "chiamata in arrivo". Il Rosso sospirò, contrariato, ma rispose. Sullo schermo venne proiettato un volto in semitrasparenza, sembrava un infermiere, ma non lo riconobbi.

«Dottore, il paziente Dodici sta avendo un'altra crisi. Riesce a venire al laboratorio immediatamente?» Si sentì un grido graffiante, poi l'uomo si chinò a terra, la telecamera vacillò e inquadrò quella che sembrava una fiammata provenire da un paio d'occhi in lontananza.

«Arrivo subito» rispose il Rosso allarmato, interrompendo subito dopo la comunicazione.

Fece un passo verso la porta, ma sembrò ripensarci e si voltò nella mia direzione. I suoi occhi si piantarono nei miei, brillavano di malvagio compiacimento.


Spalancai le palpebre nella stanza buia.

Dalla finestra proveniva solo una luce giallastra dei lampioni in strada e i miei occhi ci misero qualche secondo a mettere a fuoco dove mi trovavo. Il mio respiro affannato copriva il silenzio, il battito feroce del mio cuore rimava veloce come un tamburo. Mi passai le dita tra i capelli madidi di sudore e scalciai le lenzuola ai piedi del letto.

APOKALYPSIS [Thanatos Trilogy Vol. 1&2]Where stories live. Discover now