CAPITOLO 14

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ARIADNE 

SEGRETI, SEGRETI E ANCORA SEGRETI 


Il suono del campanello si ripercosse per tutto il suo appartamento ed Ariadne andò ad aprire il portone. Un fattorino leggermente goffo sorreggeva quattro scatoloni della pizza traballanti mentre cercava di tirare fuori qualcosa dalla tasca del giubbotto. Il cappellino a visiera con il logo della pizzeria per poco non gli cadde tanto si stava contorcendo in quella missione. Prese lo scontrino,

<<Mi scusi.>> fece con voce grave, <<Allora, una pizza con patate e paté di fegatini, una con salsiccia e brasato di fegato, una con fegato marinato e l'ultima con...>> strinse gli occhi per leggere, <<Ah, sì. Polpettine di fegatini.>> con ciò le porse le pizze, <<Certo che andate matti per il fegato in famiglia.>> tentò di scherzare ed arricciò il naso cosparso di lentiggini.

Ariadne le prese con aria tetra, <<Quando devi nutrire quattro lupi mannari sempre meglio il fegato animale piuttosto che vadano a frugare nella pancia di un umano, no?>> quella battuta infelice fece sgranare gli occhi al fattorino, <<Scherzavo.>> sorrise falsamente, gli mise in mano delle banconote e richiuse la porta prima ancora che rispondesse. Infastidita, andò nel salottino dove i quattro lupetti del cacchio, che si erano piazzati a casa sua dal pomeriggio, stavano osservando una delle sue repliche in tv con tutta l'aria assorta. <<La cucciolata a tavola!>> chiamò con ironia andando a posare i cartoni sull'isoletta della cucina.

<<Ehi!>> Cezara le puntò contro il telecomando con aria minacciosa, <<Bada a come parli che ancora non ti ho perdonata.>> la rimbeccò.

Ariadne alzò gli occhi al cielo e preferì ignorarla. Andò al frigo e prese una delle sacche di plasma per poi versarne parte del contenuto il un calice di vetro. Si poggiò al bancone col fondoschiena mentre i due licantropi si fiondavano sulla pizza, neanche il tempo di sedersi sugli sgabelli.

<<Siete degli animali.>> li rimproverò Cornelia dando uno scappellotto a Manuel. Quest'ultimo le sorrise con la bocca piena.

<<Ma... devi proprio berla davanti a noi quella roba?>> Cezara indicò il suo calice con un pezzo di pizza, l'espressione disgustata.

<<E voi dovevate riempirmi l'appartamento con questa puzza di fegato?>> fece a sua volta contrariata, <<Cristo, non ho mai sentito tante ricette diverse per quell'organo prima d'ora.>>

Tutti e quattro i licantropi si immobilizzarono per fissarla.

<<Cosa c'è?>> domandò. Poi collegò, aveva pronunciato un nome sacro.

<<Bè, fa sempre effetto quando un vampiro dice cose simili. Personalmente mi ero dimenticato di questo particolare.>> commentò Manuel tornando a mangiare.

<<Io mi ero dimenticata anche dei suoi occhi rossi.>> scherzò Cornelia preferendo metterla sul ridere.

<<Effetto sì, se imprechi mentre stai bevendo il sangue di chissà chi.>> riprese Cezara sempre più nauseata dalla bevanda.

Ariadne si massaggiò gli occhi stancamente. Tutta quella situazione aveva dell'assurdo. Non solo Grigori l'aveva tallonata sino a casa post lezione per assicurarsi che stesse bene dopo il fatidico incontro col Dănești, ma aveva anche chiamato a raccolta il suo branco per una specie di rimpatriata. A detta sua lo aveva fatto per scusarsi di come l'aveva trattata il giorno precedente e ricominciare da zero, ma Ariadne aveva capito che non era l'unica ragione. Lo osservò mentre rideva di una battuta di Cezara, le spalle che si alzavano per le risa, quel sorriso pieno d'affetto. Non voleva che stesse sola ed aveva fatto in modo che la sua ansia fosse dovuta al rivedere i suoi vecchi amici, piuttosto che al Principe dannato. Grigori aveva sempre avuto quel potere. La capacità di distrarla dai problemi, di farle tornare il sorriso, di farla sentire spensierata. Gli occhi grigi del lican si posarono su di lei e smise di mangiare. Distolse lo sguardo da lui immediatamente, l'aveva beccata a fissarlo e chissà con quale espressione intenerita mentre rivangava il passato. Dannazione, mostrarsi arrabbiata con lui non aveva mai funzionato, tantomeno era un'emozione che riusciva a mantenere. Dopo la lezione, incontrarlo era l'ultima cosa che avrebbe voluto. Era pronta ad urlargli contro, a ringhiargli persino. Tutto pur di farlo allontanare da lei perché non voleva più coinvolgerlo nella propria vita. Soprattutto non in quel momento che era stata di nuovo stravolta dal ritorno anticipato del Principe di Valacchia. Aveva perso troppe persone, si sarebbe dovuto mantenere lontano anni luce da lei. Ma non era riuscita nel suo intento.

PURA DANNAZIONE - LA GIUSTIZIA DELLA REGINADove le storie prendono vita. Scoprilo ora