CAPITOLO 10

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UN OSPITE DAVVERO IMPORTANTE 


Fuori ad aspettarla c'era Marx, lo raggiunse mordendosi nervosamente l'interno della guancia. Lo spazio antistante il locale era costeggiato da due autopattuglie e tre agenti della NWV stavano interrogando alcuni passanti. Uno degli agenti, non appena la vide, si mosse verso di lei,

<<Scusami, tu sei Aria Foster, la cacciatrice di vampiri affiliata a noi?>> le chiese tenendo in mano quello che sembrava un taccuino. Lei annuì stanca anche solo di parlare. <<Dovrei farti delle domande riguardo l'accaduto.>> aggiunse squadrandola da capo a piedi mentre delle rughe gli solcavano la fronte. Già, doveva avere un aspetto davvero meraviglioso, pensò ironicamente. Odiava tutte quelle dannate procedure e a salvarla ci pensò il suo capo,

<<Potrà lasciare una dichiarazione domani in centrale. La accompagnerò di persona. Adesso vorrei soltanto portarla a casa, ma non lo vede com'è conciata?>> si incavolò prendendola per un braccio e tirandosela vicino con fare protettivo.

L'uomo sbatté le palpebre indeciso sul da farsi, <<Vedo e... questa è la mise con la quale lavorate?>> il tono non era affatto di scherno, anzi, sembrava maledettamente serio.

Ariadne si guardò, indossava ancora quel maledetto vestito. Inoltre, l'agente sembrava avergli posto seriamente quella domanda. Si vedeva che non erano ancora abituati a situazioni del genere, dopotutto la squadra speciale era da poco in vigore. Si passò una mano sul viso con frustrazione, solamente dopo si rese conto di avere le dita completamente sporche. Imprecò mentalmente ed osservò l'espressione dell'agente farsi ancora più tesa. Troppo impressionabili quegli agenti. Seppur controvoglia, iniziò a raccontare la vicenda, tagliando corto su come avesse ucciso i due vampiri, non voleva rivivere quei momenti neanche ricordandoli. Dopo una decina di minuti di monologo, anche Walter li raggiunse e attesero che la Polizia Speciale portasse via i cadaveri e sigillasse il locale.

<<Vado a parlare con loro. La signora Stan deve essere portata subito all'obitorio della centrale del distretto quattro e dovrò avvisare il marito.>> fece Marx, il tono più che sconsolato.

Walter le si affiancò mentre il lican li lasciava, <<Neanche io sarei riuscito ad uccidere dei vampiri con solo un pugnale d'argento. Mi piacerebbe sapere come hai improvvisato, sinceramente.>>

Si limitò a fissarlo intensamente e lui annuì lasciando perdere. Mentre ascoltava Marx discutere le direttive con uno degli agenti, una sensazione strisciante e viscida le si annidò nello stomaco fino a vibrarle per l'intera schiena. Qualcuno, o meglio qualcosa di veramente maligno, la stava osservando. Il corpo le si paralizzò concentrandosi su quella percezione, voltò lentamente il capo e puntò lo sguardo ai palazzi dietro di sé. Vi era una figura avvolta nell'oscurità della notte situata sopra uno dei palazzi più distante. Acuì la vista e tutto il suo mondo si ridusse a due occhi brillanti come rubini esposti al sole, a delle labbra che si tendevano in un ghigno mostrando canini prominenti e lunghi. Batté le palpebre e la figura scomparve come non ci fosse mai stata ed il suo corpo venne liberato dalla morsa strisciante che l'aveva reso prigioniero. Si massaggiò le tempie stringendo gli occhi mentre attenuava il caos nella sua mente. Aveva ripreso ad avere le allucinazioni? Si voltò di scatto verso il locale ormai sigillato dai nastri gialli della polizia. Ciò che era accaduto lì dentro, la follia del suo potere, possibile se la fosse portata dietro come residuo? No, non poteva ricominciare con le allucinazioni, con gli incubi. Declassò ciò che aveva visto come un sintomo della paura per ciò che era stata per quei minuti. Il mostro che Drakon aveva fatto di lei. La vena folle e sanguinaria non se ne era mai andata ma era rimasta dormiente. Aveva sperato che mai l'avrebbe ripresa in ostaggio ma qualcosa era cambiato. Dio, aveva fatto a pezzi dei redivivi con le sue stesse mani. Cercò di riprendere il controllo di sé stessa dimenticando quella visione, rimuovendo ogni singolo ricordo del massacro che aveva compiuto. Lei non era così, non doveva esserlo.

PURA DANNAZIONE - LA GIUSTIZIA DELLA REGINAWhere stories live. Discover now