CAPITOLO 12

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VEZIL 

UN ECCELLENTE STRATEGA 


<<Continueremo domani con gli ultimi discendenti del ramo Drăculești. Sono felice di aver avuto un'aula come la vostra. Non capita spesso di vedere così tanto interesse per la storia.>> si complimentò con gli studenti prima di rimettere al suo posto i gessetti.

Lo salutarono cordialmente ed iniziarono ad uscire. Lo studente redivivo, prima di andarsene, si fermò davanti a lui e chinò il capo in quanto suo Principe e sparì in men che non si dicesse. Il professore lo ringraziò ancora con quello stupido entusiasmo tipico degli umani più inutili. Idiota di un umano... pensò Vezil mostrandogli il suo sorriso più gentile. Farlo per due ore consecutive gli avrebbe dovuto slogare la mascella in teoria.

<<Principe.>> cantilenò la ragazzina umana dalle forme prominenti... come si chiamava?

<<Mi dica.>> l'osservò, aveva dei tratti molto femminili ed una lunga chioma dorata. Poteva assomigliare ad una bambola.

<<Volevo sapere se fosse possibile farle delle domande e...>> la voce civettuola si affievolì man mano mentre assumeva un'espressione confusa. Rimase immobile per diversi secondi finchè non gli mostrò il sorriso più raggiante, <<Mi scusi, avevo dimenticato di avere delle cose da fare. A domani.>> e quasi scappò via da lui.

Non dovette neanche chiedersi cosa fosse successo. Un profumo di potere aveva riempito l'aria, una scia che ricollegò al suo obiettivo più prelibato. Ghignò e voltò il viso verso le ultime due ragazze rimaste. La cara Ariadne lo stava fissando con quegli occhi a mandorla dal colore artificiale, sfidandolo addirittura. Lo aveva innervosito non poco constatare che nascondesse il loro normale verde bottiglia. Forse perché risultava troppo inumano? Non che tale bellezza potesse passare inosservata comunque. La trasformazione l'aveva resa perfetta. <<Mie studentesse.>> si rivolse a loro, <<Avete delle domande da pormi?>>

<<No. La mia collega stava sistemando i quaderni.>> una voce atona, dura.

L'umana, di fatti, stava chiudendo la cartella e, esattamente come con la bambolina dai capelli biondi, Ariadne si stava assicurando che non rimanesse sola con lui. Che fosse per la pressione della propria aura che aveva volutamente impresso su di lei o semplicemente perché lo riteneva pericoloso a priori non seppe decidersi. Così come non si spiegava perché da lei non percepisse altro che una normale aura da redivivo. Avendo il suo stesso sangue avrebbe dovuto possedere il suo stesso sentore di vuoto e morte. Ma non ve n'era traccia. Come avesse fatto a controllarlo in così poco tempo rimaneva un mistero. Ma ciò voleva solamente dire che aveva pieno controllo dei suoi istinti. E lui che credeva di trovarla in preda a una follia sanguinaria. Non che la notte precedente non ne fosse stata ricoperta. Ma non aveva versato del sangue umano. Aveva fatto a pezzi i suoi vampiri, una mossa che non aveva voluto prendere in considerazione finchè non era successo. Una creatura particolare, quell'Ariadne Van Helsing, doveva ammetterlo. Gli passò davanti seppur a debita distanza quasi la ripugnasse la sua vicinanza. Trascinò via l'umana con sé e rimase da solo nell'aula. Finalmente poté ritirare il proprio potere, ci aveva impiegato parte delle sue forze per farlo risultare così terrificante ma doveva constatare come la creatura di Drakon avrebbe reagito. Studiarla. Istigarla. In parte ci era riuscito ma non abbastanza quanto volesse. Aveva un autocontrollo di ferro quella femmina. Con le mani nelle tasche del cappotto uscì dall'edificio ma non mosse molti passi che si trovò una scenetta alquanto inaspettata davanti. La vampira era ancora lì, a qualche metro da lui. Ma non era più solamente con l'umana, anzi. Due licantropi bloccarono il discorso a metà prima che l'alfa posasse lo sguardo su di lui sgranando gli occhi di un grigio scuro. Ma che sorpresa inaspettata! Lo fissò a sua volta e gli sorrise avanzando nella loro direzione. Li oltrepassò beccandosi anche l'attenzione diffidente degli altri due mentre l'umana manteneva lo sguardo abbassato al suolo. Attraversò quel Campus pieno di umani che girovagavano e schizzavano da una parte all'altra come un branco di formiche. Come aveva richiesto, la sua limousine nera l'attendeva proprio davanti l'ingresso. Sotto gli occhi di molti curiosi, l'autista, uno dei suoi vampiri, scese e gli aprì la portiera. Si accomodò sui morbidi sedili in pelle e rassettò la giacca prima di posare i suoi occhi sull'ammasso di sangue lì accanto.

PURA DANNAZIONE - LA GIUSTIZIA DELLA REGINAWhere stories live. Discover now