CAPITOLO 6

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ARIADNE 

ADDIO AL NUBILATO AL SAPORE DI SANGUE E PERVERSIONE 



Guardare la tv era un'altra delle cose che, prima, non avrebbe mai perso tempo a fare. Tra i compiti, le prove con la band e l'ascoltare musica ad alto volume nella sua vecchia casa non aveva mai la voglia di mettersi a vedere film o serie tv. D'altro canto, lì, con le lezioni pomeridiane che terminavano ad un orario decente e il vivere in un condominio, di certo l'avrebbero sfrattata se avesse attaccato lo stereo al massimo verso sera. Non aveva più una band e lavorava solamente nelle ore notturne. Come diamine avrebbe ammazzato il tempo un vampiro? Certo, ve ne erano di modi e molti di quelli comprendevano la soggiogazione o il sangue ma nessuna delle due cose l'attraeva. Così passava i pomeriggi in attesa che si facesse sera. Non erano neanche le venti e l'attendeva più di un'ora prima di recarsi da Marx. Intanto, sorseggiava da un calice quel benedetto plasma artificiale. Aveva pensato di farsi qualche ora di sonno dato non poteva sapere se il nuovo incarico richiedesse l'intera notte, ma non era riuscita a prendere sonno, tantomeno a mettersi un po' sui libri per gli esami imminenti. Il suo cellulare trillò per l'arrivo di una notifica e mise in pausa una delle puntate registrate di quelle telenovele da anziane signore. Il suo caro capo le aveva inviato un messaggio. Aprì la chat, "Alza il culo e vieni qui prima di adesso. Dobbiamo parlare." Lesse. Che cavolo voleva dire? Ma fornire ulteriori dettagli non era da lui, dopotutto. Che il nuovo cliente fosse arrivato in anticipo? Spense la tv e posò il calice vuoto nel lavandino. Iniziò a prepararsi. Indossò la catenina con un crocifisso grande quanto il suo pollice, ne aveva preso un altro dopo quella notte. Chissà se il primo, quello appartenuto ai suoi genitori, fosse ancora nel giardino della dimora dei voivoda assieme al proprio sangue ed ai resti della precedente Regina dei vampiri. Se lo era chiesta tante volte ma mai aveva avuto l'ardire di andare a riprenderselo. Quel luogo era diventato off-limits. Infilò la sua tuta nera, simile a quella di un ninja, comoda ed elasticizzata, mise la cintura alla quale avrebbe inserito le custodie delle spade. Decise di lasciare a casa la pistola, raramente la usava ma non sapendo il tipo di incontro che l'aspettava, dato Marx non le avesse dato ulteriori informazioni, dubitava si trattasse di un'esecuzione. Quando erano in programma la chiamava sull'attenti parecchie ore prima per l'organizzazione e soprattutto per ricordarle di fare un lavoro pulito. Molto pulito. Controllò che le lame fossero apposto e se le equipaggiò. L'unico modo che aveva per sfogare i suoi istinti era tranciare la pelle con quelle armi bianche, attivavano il brivido della caccia, ancor di più perché doveva avvicinarsi parecchio agli obiettivi designati, vedere la propria vittima da vicino, osservare nei suoi occhi la paura della morte e la disperazione nel comprendere che fosse un mostro della stessa stirpe sovrannaturale ad ucciderli se non qualcosa di molto peggiore. La eccitava togliere vite. Non sapeva se per tutti i vampiri fosse così. Se era quello il godimento che provavano nello braccare gli umani. Ma così era per Ariadne, solo che le sue prede erano mostri come lei. Il dominio che esercitava su di loro, il controllo del loro terrore, la capacità di ucciderli che possedeva. Usava le loro stesse armi per infliggergli la stessa tragica fine che riservavano agli umani. Una predatrice che uccideva altri predatori. Quando lavorava ad incarichi come quelli la sua parte umana la metteva da parte, lasciava che la sua anima si adombrasse per l'aura rossastra che aveva preso dal suo Creatore e si lasciava pervadere dalla brama di sangue. Era l'unico momento in cui poteva veramente essere ciò che era diventata. Quando gli unici testimoni sarebbero morti sicuramente. Si coprì con la giacca lunga e indossò la sciarpa che le copriva anche le spalle. Rimise al loro posto le lenti colorate e fu pronta.

<<Passeggiatina serale, Aria?>> la voce gracchiante proveniva dall'appartamento accanto al suo. Dal portone uscì un metro e un quarto di piumino e capelli ingrigiti.

PURA DANNAZIONE - LA GIUSTIZIA DELLA REGINAWhere stories live. Discover now