CAPITOLO 5

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GRIGORI 

UN SORRISO FINTO TANTO QUANTO I QUADRI NEL CORRIDOIO 



Erano passate meno di ventiquattr'ore. Era a Ruină Roșie da neanche un giorno intero e già voleva far fuori qualcosa. Dare fuoco a qualcosa. Tipo alla fottutissima Accademia che lo aveva costretto lì per un maledettissimo esame. Era stato tanto bene l'anno passato a Golf Purpuriu con Gavril ed il nuovo branco che si era creato lì. Così bene che gli era dispiaciuto lasciare il fratello anche se era, ormai, un alfa come lui. La zona costiera era tranquilla, pacifica, con pochi lupi sparsi nei dintorni. Un sole caldo d'estate che rendeva meno rigide persino le stagioni più fredde. Inoltre, quasi nessun succhiasangue. Era stato in paradiso. Per poi ritrovarsi catapultato ancora nelle terre dove era cresciuto, nelle patrie degli esseri a sangue freddo. La prima volta che erano stati nella baia era stato per cercare Ariadne, trovarla e convincerla a tornare da loro. Poi, vi si erano trasferiti stabilmente per poter finalmente cambiare vita, per lasciarsi il passato alle spalle. Un passato a cui solamente loro padre voleva rimanere legato. Il problema era che un licantropo alfa tendeva a generare solamente figli con un potere ed una bestia simili ai suoi. Non si era meravigliato quando aveva percepito la propria aura crescere, né quando Gavril lo aveva spronato a cambiare zona per crearsi un branco tutto proprio convincendolo ad accettare il trasferimento a Ruină Roșie. La baia era una zona troppo piccola per due capobranco, dopotutto. Eppure, caso o destino, proprio lì aveva trovato la ragazza che aveva stravolto le loro esistenze. A suo fratello più che a lui. Da quando era piccolo gli erano sempre state raccontate storie sulle vicende che portarono alla morte del primo voivoda. Si era meravigliato che un vampiro tanto intoccabile persino da bestie come i licantropi, fosse alla fine morto per mano di un'umana. Ricordava ancora quanto avesse desiderato nascere in quegli anni per poter vedere di persona la grandiosità di quella cacciatrice. Poi era arrivata Ariadne ed aveva scatenato l'inferno in terra. Un inferno che aveva coinvolto tutti gli esseri soprannaturali. A pensarci a posteriori, avrebbe tanto voluto che niente di tutto ciò lo avesse coinvolto. Cosa ci aveva guadagnato? Certo, una delle due discendenze della principale stirpe di vampiri era andata a farsi benedire, ma aveva perso un buon amico. Un uomo che lo aveva cresciuto come un secondo padre. Ed aveva perso anche un'amica di cui si fidava ciecamente. Cazzo, le aveva fatto scudo col proprio corpo per proteggerla dall'ira di Gavril, sangue del suo sangue. Non dimenticava, però, come lei da semplice umana lo avesse salvato dalle grinfie del secondo voivoda. Era una cacciatrice inesperta con a malapena la forza di difendere sé stessa. Eppure, aveva rischiato il culo per lui. Un licantropo attaccabrighe che correva incontro al pericolo senza degnarsi delle conseguenze. Il fantasma di un sorriso gli aleggiò sulle labbra mentre usciva dal Campus. In quello, erano uguali. La cruda realtà tornò ad ombrargli il volto. Lei aveva tradito quella fiducia. Se ne era andata senza una spiegazione plausibile, con sole poche righe di ringraziamento e di addio. Ringraziamento, poi. Ringraziamento per cosa?! Digrignò i denti e strinse i pugni fermandosi proprio sotto l'arcata d'ingresso. Lui non aveva fatto nulla per aiutarla. Ai tempi sapeva benissimo che ancora non era uscita da quegli incubi. Eppure, le giornate che aveva passato in sua compagnia, a girovagare per il distretto due, a coinvolgerla col suo piccolo gruppo di amici, aveva sperato l'aiutassero a distrarsi. Invece no. Che razza di amico era stato per lei? Cosa diamine le aveva detto in quell'aula poco prima? Imprecò sommessamente. Quella ragazza aveva perso più di tutti ed era stato capace di accusarla senza riserbo. Maledisse la sua dannata incapacità a tener a freno la lingua. Si voltò indietro anche se sapeva di averla lasciata a parecchi edifici di distanza. Annusò l'aria ma, tra le tante auree che percepiva vicine, di lei non ce ne era neanche una minima traccia. Era cambiata davvero tanto in quegli anni. Si sollevò la manica del giubbotto dove l'aveva afferrato. Vi erano quattro mezzelune ancora rosse. Aveva affilato gli artigli ma li aveva bloccati prima che potessero ferirlo. Sì, quella era la nuova Ariadne che aveva imparato a cavarsela da sola, che sapeva difendersi e soprattutto che era riuscita a rimetterlo in riga. Chissà cos'altro aveva imparato nella loro assenza. Aveva perso una buona amica, la migliore che avesse avuto al di fuori dei suoi simili, a dir la verità. Ma avrebbe sempre potuto conoscerne un'altra. Magari vampira. Che ironia della sorte. Lui aveva sempre odiato i succhiasangue ed aveva la possibilità di vivere lì facendo finta che non esistesse, che fosse morta davvero. Eppure, se lo avesse fatto non sarebbe stato più lo stesso. Ci avrebbe messo tempo a sedare la rabbia che provava per quel torto che aveva fatto loro. Tempo anche per riuscire a fidarsi ancora di lei. Ma sarebbe stato impossibile non incrociarla e soprattutto far finta di non conoscersi. Una chiamata in arrivo lo distrasse da quei pensieri. Cornelia aveva sempre un tempismo ottimo nel distrarlo,

PURA DANNAZIONE - LA GIUSTIZIA DELLA REGINAМесто, где живут истории. Откройте их для себя