CAPITOLO 2

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MARX 

 TORNATA SANA E SALVA 



Trentasette anni non sono da definirsi pochi nella vita di un uomo. Certo, aveva superato da un pezzo l'età per darsi alla vita notturna ed al divertimento. La sua cara nonna Belinda, pace all'anima sua, avrebbe imprecato a dirotto per il fatto che il suo unico nipote fosse ancora celibe. Ma cosa poteva farci se le donne della sua vita o preferivano il sangue come antipasto o solamente una collana di diamanti e spendere tutti i suoi soldi? Nessuna di loro capiva che era un lavoraccio mandare avanti un'agenzia di impavidi e spavaldi cacciatori di vampiri. Nessuno lo capiva mai! Avere a che fare con la loro arroganza e, con l'ultimo arrivo, con la vena di morte che si portavano dietro. Ah, andare a capirli era tutto un programma! Trentasette anni non erano pochi, affatto. Ma se la sua cara nonna fosse stata ancora in vita, avrebbe compreso che in una vita dedicata alla giustizia e ad onorare la morte stessa, non c'era alcuno spazio per l'amore. Farsi degli affetti era già pericoloso di per suo. Per questo era un lupo solitario ma con il potere di un alfa nelle proprie vene. Forte abbastanza così che nessuno potesse mai prendersi il diritto di ordinargli qualunque cosa, libero abbastanza da decidere come usare quella forza per metterla al servizio di chi o cosa volesse. Aveva scelto la giustizia. Perché la città in cui era nato, Ruină Roșie, ne era sempre stata priva. Era un pandemonio di creature che si azzuffavano, che uccidevano, che mandavano a fanculo l'ordine un giorno sì e l'altro pure. Neanche sapevano cosa fosse! C'era stato un tempo, solamente quattro anni prima, in cui si era riuscito a raggiungere un certo equilibrio. Precario, ma c'era. Da quando il capostipite della dinastia Dănești era andato chissà dove per una vacanza lunga chissà quanto, i suoi sudditi avevano ripreso a bighellonare liberamente. Il gatto non c'è, i topi ballano. Mai detto fu più appropriato. Conoscendo la situazione attuale nella quale si trovavano, però, doveva ammettere che era meglio che non tornasse a casa per almeno un millennio. Alla giovane cacciatrice sarebbero spettati almeno mille anni di serenità. Per ciò che aveva affrontato e solamente a quell'età. Vezil Dănești era alquanto strano per appartenere alla stirpe originaria. Anziché curarsi dei vampiri, aveva stretto un accordo per proteggere gli umani da loro. Si era inserito nella politica della città così da stabilire un equilibrio tra le varie specie. Contronatura, quasi. Eppure, nessuno poteva prevedere cosa sarebbe accaduto se avesse scoperto che l'ultimo discendente del primo ramo della sua famiglia era divenuta una giovane donna. Non che si fosse mai curato dei lontani cugini, da quanto sapeva. Ma, scatenare un'altra guerra, per quella povera Van Helsing sarebbe stata una disfatta. Se mai fosse tornato, dovevano solamente pregare che fosse ancora nel suo periodo di regno buono e magnanimo. Dopotutto, aveva firmato anche lui la giurisdizione di pace. Eppure, le probabilità che rientrasse prima almeno di una decina d'anni erano quasi da escludersi. Quasi. Magari si poteva sperare che Ariadne riuscisse a nascondere del tutto la sua vera natura. Aaah, pensare al futuro e alle supposizioni non gli avrebbe di certo regalato sonni tranquilli! Per il momento, ci avrebbero pensato i suoi due cacciatori a rimettere in riga i vampiretti del distretto quattro. I migliori, a suo dire. Da quando aveva incontro Ariadne la prima volta, aveva capito da subito che la sua collega Nadja aveva appena acquisito un elemento non prezioso, di più. Da quando c'era stata Violet Van Helsing nella sua agenzia, era sempre stato invidioso dell'ordine che c'era nell'altra Metropoli. La figlia, oltretutto divenuta vampira, era molto più che una speranza. Ma una promessa di pace. Che poi avesse scatenato un colpo di Stato rischiando di mandare nel caos l'intera città era un altro paio di maniche. Eppure, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, scommetteva stessero tutti meglio senza un voivoda a governare la città. Soprattutto un voivoda sanguinario come quello che avevano avuto loro. Anche se, doveva ammetterlo, Drakon Mihnea non era il tiranno che aveva sempre voluto far credere. Non lo aveva conosciuto direttamente ma la sua giovane cacciatrice aveva sofferto per la sua morte, a tal punto da dimenticare persino cosa volesse dire essere una cacciatrice. Forse, non era solamente perché avevano condiviso lo stesso sangue. Sicuramente c'era molto altro sotto. Una cosa strana, che lo aveva intrigato. Non abbastanza da alzare quel polverone e chiederglielo direttamente però. Gli sembrava altrettanto strano che avesse ripreso così presto i ritmi. Anzi, a volte ne era persino inquietato. A buon ragione oltretutto. Trentasette anni non erano pochi, ma di certo erano abbastanza per riuscire a vedere con i propri occhi una discendente Van Helsing trasformata dalla linea di sangue Drăculești. Erano ancora pochi per morire così presto, poco ma sicuro! Quella ragazzina era sopravvissuta a qualcosa di impossibile. Era diventata qualcosa di impossibile, si corresse. Nessuno comprendeva i meccanismi che permettevano ai vampiri di creare altri vampiri se non loro stessi, ma Ariadne era una creatura che nessuno si sarebbe mai aspettato di veder venir fuori. Ed aveva solamente compiuto vent'anni. Vent'anni e non le rimaneva nient'altro per continuare a vivere se non quel lavoro a cui si dedicava troppo per i suoi gusti. Detto, poi, da uno che faceva altrettanto era un gran bel dire. Ma lui l'aveva scelto tra tanto altro. Lei, invece, ne aveva fatto una droga, una necessità. All'inizio, nei primi mesi che andò lì con lui, avrebbe fatto di tutto per rimetterla in careggiata. Per farle tornare almeno la voglia di vivere e di ricominciare. L'aveva presa sotto la sua ala e ne era diventato il tutore. L'aveva costretta a riprendere la scuola così che non si isolasse. Lui si definiva anche un'ottima compagnia ma non per qualcuno della sua età, dannazione. Finché non si era diplomata aveva creduto che fosse finalmente riuscita a riprendere in mano la sua vita. Ma aveva passato l'anno successivo solamente rinchiusa dentro il suo ufficio, a svolgere un incarico dietro l'altro, ad ammazzare un incarico dopo l'altro. In quel momento aveva iniziato a notare la fame di sangue che l'attanagliava. Non fame intesa come per un normale vampiro. Lei non ci si avvicinava neanche lontanamente. Non l'aveva neanche mai vista nutrirsi da un umano o perdere la ragione alla vista del loro sangue. No, ciò che le interessava era spargere quello dei vampiri stessi, la sua stessa specie o quello di qualunque creatura sovrannaturale su cui potesse mettere le mani. Forse lo faceva per vendicarsi in qualche modo di ciò che era diventata. Forse per altro. Era un tantino preoccupato ma non lo dava per niente a vedere. Ariadne si sarebbe allontanata mille miglia da lui, altrimenti. Aveva sviluppato un'avversione per i rapporti sociali, quella ragazzina. Lontana da tutti. Involontariamente, però, sapeva ancora farsi voler bene. Si era riuscito ad affezionare a lei dopo neanche un anno dal suo trasferimento, nonostante il temperamento diffidente ed il caratteraccio che si ritrovava. Capiva perfettamente l'apprensione di Nadja Scarlat. Anche dopo tutti quegli anni. Spegnendosi la sigaretta, osservò lo schermo del cellulare accanto il posacenere. Un unico messaggio inviato da lui, "Tornata sana e salva." Lo rilesse ancora finché il destinatario non rispose con un semplice "okay". Ancora voleva essere avvisata degli incarichi che svolgeva nonostante Ariadne avesse voluto tagliare i ponti con tutti quelli della sua vecchia vita. Per proteggerli da sé stessa, sicuramente. Dopotutto, aveva perso quasi tutta la sua famiglia per ciò che era accaduto ed un amico molto importante. Quel tagliagole di Henrik Groza. Sarebbe mancato anche a lui quella canaglia. Sospirò nel ricordarlo ed un sorriso amaro gli allungò le labbra. Quella ragazzina non si rendeva affatto conto di quanto affetto la circondasse e si comportava come se non lo meritasse, come se lei fosse un veleno da cui proteggere tutti. Gli adolescenti si facevano sempre troppi problemi, a parer suo.

PURA DANNAZIONE - LA GIUSTIZIA DELLA REGINAWhere stories live. Discover now