INTRODUZIONE

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Erano passati tre anni e qualche mese da quando Ariadne aveva lasciato Minunea Roșie. Il territorio della regione si divideva in cinque distretti, Minunea Roșie era la capitale e delimitava la parte più industrializzata dai paesi di campagna. Comprendeva il distretto uno ed il due. La zona di mare delimitava una vasta zona costiera, internata nel distretto tre, il Golf Purpuriu. Il quattro ed il cinque erano compresi a Ruină Roșie, la Metropoli al confine con i territori al di fuori della loro giurisdizione. Qui era dove aveva scelto di andare a vivere dopo Il Massacro del Principe avvenuto il sette luglio di quegli anni prima. Un nome macabro col quale tutti i vampiri si riferivano all'assassinio dell'ultimo discendente Drăculești. Un evento inciso ormai nella storia di quella regione, la Nuova Valacchia. Un evento dal quale era scappata, marchiata e con l'anima a pezzi per le sue colpe. Quella città ormai era casa sua, si era dovuta ricostruire una vita, non aveva avuto alternative. Lasciare il territorio era troppo pericoloso e, inoltre, i suoi privilegi da cacciatrice di vampiri non sarebbero più stati utili oltre il confine. In quei Comuni il vampirismo era conosciuto, per cui era stata creata una polizia speciale, la NWV, Night World Vigilantes, per tenerlo sotto controllo. Lei ne era entrata a far parte da solo un anno, più per necessità che per proprio volere. Lasciandola Metropoli aveva dovuto dire addio alla sua vita, alla sua amata Rowan e agli amici che aveva conosciuto lì. Per un po' mantenne i contatti con la sorella e soprattutto con Nadja, la sua confidente ed amica più leale. Una vampira che le aveva insegnato a fidarsi della sua specie prima ancora che ne diventasse un membro. Un'amica che l'aveva protetta e che le era rimasta affianco anche nei momenti più bui. Una donna che aveva conosciuto sua madre e che aveva rischiato la vita per la discendenza Van Helsing. Nonostante a causa sua persone a loro care fossero morte, non l'avevano mai abbandonata. Mai. Eppure, il senso di colpa le gravava ancora sul cuore per ciò che non era riuscita ad impedire. Lamorte era diventata la sua unica compagna in quegli ultimi anni. Ciò che la madre prima di lei aveva scatenato, lo aveva portato a termine ma con perdite estreme. Terribili ed irrimediabili. Perciò, col passare dei primi mesi, aveva deciso che era meglio recidere quei rapporti. Rowan avrebbe dovuto distaccarsi del tutto da quel mondo. Continuare la sua vita come umana e mondana. La vita che a lei e alla sua gemella era stata strappata da un destino che altri avevano deciso per loro. Rowan si meritava più di ciò che potesse offrirle il rapporto che avevano. Nonostante ciò, negli anni, non aveva mai smesso di scriverle per il suo compleanno i primi di gennaio. Mai in quei tre anni aveva mancato una data. Ma non aveva più dato lei una risposta. Quel giorno non avrebbe dovuto compiere solamente Ariadne gli anni ma anche chi ormai non c'era più. Aveva cambiato numero di telefono, eppure, inseriva la vecchia sim solamente quell'unico giorno all'anno. Aspettava il suo messaggio comunque e la spunta delle due linee blu per visualizzarlo era il suo modo di farle capire che era ancora viva, per meglio dire. Aveva smesso di sentire anche Nadja. Entrambe avevano rispettato il suo volere e si erano mantenute distanti. Forse, sapevano che era meglio così. Ma non aveva abbandonato solamente loro. A volte le capitava di ripensare ai due licantropi che tanto aveva amato e a cui doveva molto. Gavril, il beta del branco di Eugen Lupei, e suo fratello minore Grigori. Li aveva lasciati con delle lettere di addio facendo promettere sia a Nadja che a Rowan di non rivelare mai loro dove si trovasse altrimenti sarebbero andati a prenderla per costringerla a tornare. La sua sola esistenza portava solamente caos e maledizioni. Avevano già sofferto abbastanza restandole accanto, così li aveva liberati. Lontano da lei sarebbero rimasti al sicuro, ne era certa. Grigori era stato il suo primo amico nella nuova scuola che aveva iniziato a frequentare, l'unico che riusciva sempre a strapparle un sorriso anche nelle peggiori situazioni. L'unico che era rimasto incondizionatamente dalla sua parte anche una volta divenuta vampira. Era stato il suo migliore amico, il suo secondo confidente dopo Nadja. Il primo che l'aveva definita una sua pari nonostante fosse una cacciatrice inesperta all'inizio. Gavril, dal canto suo, era stato il primo licantropo di cui era riuscita a fidarsi dopo che alcuni della sua specie le avevano ucciso il padre. Non avevano avuto un rapporto semplice, soprattutto dopo la sua trasformazione, ma aveva continuato a rimanerle vicino. L'aveva addirittura amata, un tempo. Aveva amato l'Ariadne umana, così come quella vampira. Per un po', era divenuto il suo luogo sicuro. L'unico che con un solo abbraccio era riuscito a darle un attimo di pace e sicurezza in mezzo alla calamità che infuriava. Una volta aveva creduto di poterlo ricambiare. Prima che quel sette luglio la distruggesse completamente. Prima che il suo cuore dannato accettasse i sentimenti che sentiva per colui che l'aveva resa il mostro che era. Drakon Mihnea. Il Principe che aveva dannato la sua esistenza, che aveva reso gli incubi parte della sua realtà, che le aveva strappato la sua ragione di vita. Il voivoda che l'aveva infettata col sangue di una dinastia sanguinaria, la Drăculești. L'uomo che aveva fatto dell'amore una condanna. La loro condanna. L'uomo che aveva dovuto uccidere ma che con lui aveva ucciso anche sé stessa. Non aveva mai smesso di pensarlo negli anni trascorsi, dopotutto, il solo fatto che lei esistesse, era un monito per tutto ciò che le aveva fatto passare. Ma non poteva permettersi il lusso di rimuginare sul passato, c'era troppo dolore e troppa oscurità. La sua vita, ormai, era a Ruină Roșie. C'erano vampiri, c'erano licantropi e cacciatori. Ma nessuno che la conoscesse come l'erede di una casata maledetta ed antica. Se non uno dei due alfa che erano venuti in loro aiuto a Minunea Roșie e che le aveva permesso di sopravvivere a ciò che era stata costretta a compiere. Marx Logan era stato il suo garante per ricominciare da capo. Soprattutto con l'altro alfa, Gunnar Hagi, anche lui proveniente dalla seconda Metropoli. Quest'ultimo anche aveva combattuto alloro fianco e possedeva un carattere alquanto diffidente. Tanto che aveva accettato il suo trasferimento a patto che lavorasse al di fuori del distretto dei licantropi dal quale era addirittura stata bandita semmai vi avesse messo piede nei panni di cacciatrice. Dopotutto, ricordava benissimo ciò che lei aveva scatenato quel sette luglio. Non era solamente una cacciatrice, ma la cacciatrice, nata Van Helsing e trasformata in vampiro. Fortunatamente non era a conoscenza dell'altro tipo di sangue che le scorresse nelle vene, altrimenti non le avrebbe mai permesso neanche di camminare su quella terra, ne era certa. Non aveva avuto un inizio dei migliori lì, ma aveva saputo destreggiarsi e ricominciare. Quello, era il mondo al quale apparteneva. Un mondo corrotto, malevolo e dove persino la giustizia lasciava sangue e morte al suo passaggio, dove la vendetta era il pane quotidiano, dove il male a volte vinceva sul bene. Un mondo che le aveva donato un'anima benedetta ma che aveva provato a strappargliela dalle carni, che l'aveva distrutta, annientata e ricreata con un corpo immortale. Un mondo che aveva odiato ed amato allo stesso modo e che in quel momento era divenuto l'unico che conoscesse, fatto di resti di sé stessa. Una volta, un suo amico le aveva detto che la vita da cacciatore di vampiri si misurava con l'indicatore della tragedia. Qualunque vicenda accadesse loro faceva oscillare una lancetta immaginaria solamente da un capo all'altro della bilancia, da poco terribile a molto terribile. Nessun'altra unità di misura avrebbe sancito l'essenza del percorso che avevano scelto. Aveva avuto ragione anche se con lei il destino ci aveva messo il carico da novanta. Quella, ormai, era la sua vita e mai più avrebbe potuto porre rimedio a quelle scelte. La sua discendenza era stata scandita da una profezia secolare, come capitò a sua madre prima di lei. Una profezia che ancora non arrivava al suo pieno compimento e di cui nessuno conosceva le ultime diciture. La prima parte le aveva dannato il sangue, distrutto l'umanità, eretta ad ultima discendente del primo ramo di un casato antico e crudele. Credeva di non aver altro da offrire a quella profezia perché le aveva già strappato tutto ciò che fosse. Eppure, era proprio in quella non-vita che avrebbe trovato il suo pieno compimento. Gli ingranaggi erano già in moto, il destino aveva già la strada spianata per compiersi ancora una volta e, presto, lo avrebbe compreso. Presto, avrebbe davvero perduto tutto ciò che le restava di sé stessa. Presto, della cacciatrice Van Helsing quale era non sarebbe rimasto altro che una lontana reminiscenza. 

PURA DANNAZIONE - LA GIUSTIZIA DELLA REGINAOnde histórias criam vida. Descubra agora