CAPITOLO 1 - ROMA CAPUT MUNDI

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«In che senso?»

«Virgilio, vieni via!» mi richiamò il nonno.

«Mi dispiace che quei funzionari abbiano abusato del loro potere.»

«Ehm...» il giovane mi studiò da capo a piedi con aria interrogativa «L'hanno fatto perché stavo andando in una via pedonale... Per la quinta volta dall'inizio del mese.»

«Cosa?»

Lui si strinse nelle spalle. «Capita.»

«No, aspetta! Quindi, avevano ragione?»

«Sì.»

«Ma tu dicevi...»

«Tutti dicono qualcosa a Roma: se resti zitto non esisti! Inoltre, litigare ha un suo fascino» si strinse di nuovo nelle spalle e tese la destra verso di me «Gaio Cornelio Gallo, piacere di conoscerti, straniero

Io guardai ancora una volta il nonno, indeciso se ricambiare la stretta.

«Cornelio Gallo, hai detto?» s'intromise lui in tono indagatore «Occupazione e rango.»

«Equestre, signore: mio padre è un cavaliere e io studio retorica.»

«Bene» e, con un cenno del capo, mi diede il permesso di presentarmi.

«Sono Virgilio» abbozzai un sorriso «Figlio di Stimicone Virgilio Marone e futuro studente della scuola di Epidio. Vengo da...»

«Lasciami indovinare» m'interruppe, fissandomi dritto negli occhi «Nord. Dalle parti del Mincio.»

«Come lo sai?»

Cornelio fece schioccare la lingua. «Ho un potere speciale.»

«Davvero?»

Nel sentire la domanda, lui scoppiò a ridere. «No, per Giove! Il tuo accento è la cosa più del nord che abbia sentito dall'inizio dell'inverno.»

Aveva ragione: ora che ci riflettevo, il mio modo di parlare non era uguale al suo. «È un problema?»

Cornelio scosse il capo: «Nemmeno io sono dell'Urbe: vengo da Forlì. Tuttavia, sono sicuro che Epidio non ti lascerà in pace finché non avrai iniziato a parlare come un uomo nato e cresciuto all'ombra dei sette colli» poi si rivolse al nonno «Signore, stavo andando nella popina all'angolo. Volete unirvi a me?»

«Mi proponi di andare in una bettola di basso...»

«Oh no, questa non è una bettola!» si affrettò a spiegare «A Roma esistono anche popinae più che dignitose e, spesso, ci va gente interessante. Potrei giurare di aver incrociato laggiù Bruto, Marco Antonio e addirittura il figlio del console.»

«Capisco» in realtà, per la prima volta, il nonno era spaesato quasi quanto me. Erano anni che mancava dall'Urbe e stentava a riconoscere la città in cui aveva trascorso la giovinezza.

«Ebbene?» Cornelio interruppe il momento di silenzio «Vi unite a me?»

«Virgilio, vai insieme a lui. Io devo sbrigare alcune faccende.»

«Io...»

«Ci vediamo all'accademia.»

Annuii, mentre speravo che il nonno cambiasse idea. "Non lasciarmi da solo con uno sconosciuto" tentai di comunicargli attraverso lo sguardo "Non saprei di cosa parlare, mi sento a disagio e lui potrebbe non essere una persona raccomandabile".

Tuttavia, il nonno non mi rivolse nemmeno un'occhiata e, dopo aver salutato in fretta Cornelio, sparì tra la folla.

"Fantastico!" conclusi, mordendomi il labbro "Sarà un pranzo imbarazzante".

«Se non vuoi seguirmi, non sei costretto» esordì Cornelio, interpretando i miei pensieri «Non a tutti piace mangiare cibo già pronto, servendosi in pochi minuti e senza concedersi un po' di sano ozio.»

Congedati, suggerì una voce nella mia mente, è amichevole perché gli fai pena: sei un campagnolo sprovveduto e lui si prenderà presto gioco di te. Quel pomeriggio, però, le voci che mi ronzavano in testa si confondevano nel brusio dell'Urbe e seguirle non mi parve l'opzione migliore. Potevo agire in modo diverso.

«Ti seguo volentieri» farfugliai, sforzandomi di sorridere «Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a comprendere questa città.»

Non lo sapevo, allora, che sarei tornato decine di volte nella popina, né tantomeno che avevo appena incontrato una delle persone più importanti della mia vita. Così importante da trovare spazio in tutte le opere che mi avrebbero reso famoso, talvolta col suo nome, talvolta in maniere più inaspettate. Senza Cornelio, avrei seguito un Fato diverso, ne sono certo. Più lieto? Più triste? Non mi è dato saperlo, ma non baratterei il nostro legame nemmeno per la più intensa felicità concessa ai mortali.

Quel pomeriggio, ero ignaro che i nostri Destini sarebbero rimasti intrecciati e speravo soltanto di non risultare strano, fuori luogo o troppo ingenuo. Sembrava un giorno qualunque. D'altronde, è proprio vero che i giorni più speciali si travestono spesso da giornate ordinarie.


NdA:

Ave, meravigliose persone che state leggendo!! <3 Non smetterò mai di ringraziarvi <3

Finalmente siamo a Roma e la storia entra davvero nel vivo. Dopotutto, una parte che s'intitola "volere" ha senso che abbia fatti più scoppiettanti rispetto a "tacere"... spoiler alert: la III parte sarà "osare", e lì ci saranno guai anche peggiori ^_^ Qualcuno riesce e immaginare (non vale guardare su internet!! Google è meglio dell'oracolo di Delfi e sa la risposta) il nome della IV parte?

Comunque, un paio di considerazioni rapide: i clivi di Roma facevano veramente schifo (lo dice persino Cesare, e ciò che dice Cesare è sacro), la questione aree pedonali è altrettanto vera, idem con patate per quanto riguarda il modo di parlare di Virgilio (ma la questione verrà approfondita nei prossimi capitoli, quindi non mi dilungo ora).

Acheronta MoveboWhere stories live. Discover now