CAPITOLO 13 - NIENTE PIU' FAVOLE

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Era una consapevolezza che faceva paura. Perciò andai a salutarli malgrado non avessi pensato a un discorso.

«Publio?» mormorò la mamma incredula «È capitato qualcosa ai nonni?»

Scossi il capo senza fiatare.

«Allora, perché sei qui?» si alzò in piedi, lasciando Silone tra le braccia di mio padre «Ci sono stati disordini a Cremona? Problemi col tuo trasferimento? Non vogliono più ammetterti nell'accademia di retorica?»

«Per gli Dei, Maia, lascialo parlare» la fermò mio padre, accarezzandole la guancia. «Ebbene?» aggiunse, rivolto verso di me. Ora erano in due a scrutarmi in cerca di risposte.

«Ehm...» esordii in difficoltà.

«È morto qualcuno?»

«Maia!»

«Holitigatoconilnonnoemenesonoandatodicasa» tossii tutto d'un fiato.

La mamma assunse un'aria perplessa. «Come, prego?»

«Ho litigato col nonno» ripetei, abbassando lo sguardo «E me ne sono andato di casa.»

«Perché?» intervenne mio padre.

"Lo dico? Do un'ultima possibilità alla storia che ho scritto e vedo se almeno loro mi supportano?" sentii il cuore battere più forte e provai ad ascoltarlo.

Impara a tacere

Il segreto per vivere nella Repubblica era proprio quello: far tacere l'anima e agire per il Bene comune, il bene di Roma.

«Ho sbagliato io» sospirai, senza smettere di fissarmi i piedi.

E tra noi calò il silenzio.

Forse, mamma e papà si scambiarono un'occhiata d'intesa; forse guardarono verso di me in attesa di ulteriori spiegazioni; forse quel silenzio durò un battito di ciglia e soltanto io credetti che il Tempo si fosse fermato.

«Il nonno ti perdonerà, se ti scuserai a dovere» mia madre allungò una mano verso di me, ma si fermò ancor prima di sfiorarmi la spalla. Poi riprese in braccio Silone. «Lo metto a letto. Buonanotte» bisbigliò a mezza voce, mentre già ci lasciava soli nel portico.

Rimasi immobile qualche istante, col respiro corto. «Buonan...»

«Aspetta» mi fermò mio padre «Sei sicuro di non voler dire nient'altro? Non è successo nulla che dovrei sapere?»

Non una parola!

La voce del nonno mi fischiò nelle orecchie. Era dai Liberalia che avevo smesso di confidarmi con mio padre e desideravo solamente una cosa: mettergli in mano il mio cuore, con tutti i suoi dubbi, paure e speranze.

«Publio, cosa è successo a Cremona?» mosse un passo verso di me e io, senza quasi accorgermene, arretrai «Sei preoccupato per la situazione politica nell'Urbe? Hai conosciuto una persona... speciale?» mi sollevò il mento in modo che lo guardassi negli occhi e, per un istante, vidi le sue pupille sbiancare. Anche le iridi persero le loro sfumature nocciola e dovetti sbattere più volte le palpebre per allontanare quell'ennesimo presagio incomprensibile.

«Puoi dirmelo» sussurrò in tono amorevole «Io comprenderò.»

«E se non comprendessi?»

«Rimarrò ad ascoltarti. Avanti,spiega: sei scappato di casa perché non vuoi andare a Roma?»

Non una parola!

Un macigno in gola m'impediva di parlare.

«Quando ho conosciuto tua madre» proseguì lui «Anche la mia strada portava altrove. Avevo piani diversi per il mio Futuro e dopo...»

«Il tuo futuro è diventata lei» conclusi io.

«Sì» il viso di mio padre s'illuminò «Ho continuato a lavorare per suo padre, accettando qualsiasi incarico pur di avere delle scuse per vederla spesso. Se mi avessero promesso una sfolgorante carriera nell'Urbe, non avrei avuto dubbi: sarei rimasto qui, in una provincia che all'epoca non era neppure per veri romani.»

«Avresti rinunciato a tutto il resto.»

«No, Publio, nessuna rinuncia. Io avrei scelto un Destino al posto di un altro» fece una breve pausa e abbassò la voce «Puoi dirmelo. Cosa ti ha spinto a tornare ad Andes a poche settimane dalla partenza, senza preavviso e col cavallo di tuo nonno?»

"Papà, io non voglio andare a Roma, non voglio diventare un avvocato e non so nemmeno chi voglio essere. Sono confuso, non ho amici, il mio dono mi spaventa e avevo trovato pace creando i mille mondi che da sempre vivono nella mia mente. Ero felice quando scrivevo, sai?" inspirai a fondo. «Ho commesso un errore» dichiarai in tono distante, così innaturale che non riconobbi neppure la mia voce «A Roma sarò meno impulsivo, te lo prometto.»


NdA:

Ding dong, Cremona is out! Finalmente, dal prossimo capitolo saremo a Roma ed entrerà in gioco qualche personaggio importante in più. Per due ci sarà ancora da attendere, ma... uffa, in realtà non vedo l'ora d'introdurli!! Mannaggia a Virgilio che li conosce dopo [No, non sono né Augusto né Mecenate, che comunque troveranno un loro spazio nella storia]. Sclero personale a parte, Virgilio si è ripromesso "niente più favole" e "diventerò un buon avvocato", però, sarà in grado di mantenere questo giuramento? Chissà...

In ogni caso, spero che questi capitoli vi siano piaciuti, che vi piacerà l'imminente svolta e, come sempre, vi ringrazio tanto per star dietro a Virgy-maiunagioia <3 (che meraviglia non doverlo amare più esclusivamente in solitudine *_*)

Acheronta MoveboNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ