Capitolo 24. Quel pianerottolo

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Christian

Suono al campanello di casa di Eléonore e dopo qualche attimo di attesa mi appare davanti. Ha lo sguardo assonnato e i capelli leggermente spettinati, capisco così che stava riposando e ho interrotto il suo sonno, ma non potevo aspettare domattina per parlarle di ciò che ho visto.

"Chris? Ma che ore sono?" Mi osserva in modo confuso e interrogativo, sbadigliando subito dopo. "Pensavo fosse Kepa, che ci fai qua?"

A sentire il nome del portiere, sussulto. Non vorrei darle brutte notizie, non vorrei essere io la causa del suo male, ma so che è la cosa giusta che lei sappia che razza di persona ha accanto. "Scusami se ti ho svegliata, ma devo parlarti assolutamente, non potevo aspettare. Posso?" indico l'interno del suo appartamento, mentre lei arriccia le labbra in modo pensieroso, dopodiché annuisce e si sposta leggermente, lasciandomi lo spazio per accomodarmi.

"Cosa può essere successo di così tanto grave?" me lo chiede fingendo apatia, ma in realtà riesco a sentire un leggero terrore nella sua voce che la tradisce. "Dimmi, ti ascolto, Chris."

Chiude la porta dell'ingresso e ci si appoggia con le spalle, puntando i suoi occhi nei miei con estrema attenzione e interesse. Io deglutisco prima di parlare, il solo pensiero che soffra ancora e pianga per colpa di lui, mi fa male.

"Io non vorrei essere qua, credimi. Piuttosto avrei preferito tenermi lontano come mi hai chiesto tu, ma non posso essere complice silenzioso di ciò che ho visto." non so perché mi stia giustificando, ma so che Kepa ha gettato parecchia merda addosso a me e ho paura che anche il pensiero della mia amica sia influenzato da lui. "Ero al bar, mi stavo facendo i fatti miei, finché ho notato una cosa..."

"Una cosa..." il suo tono si abbassa notevolmente e vedo la preoccupazione riflessa dentro i suoi occhi, ma è come se allo stesso tempo ci fosse consapevolezza "Hai visto Kepa, non è vero?"

Resto meravigliato dalla sua domanda, tanto che strabuzzo gli occhi, ma mi riprendo subito e annuisco confermandoglielo. "L'ho visto con una ragazza. Sono rimasto dove ero, non l'ho seguito, ma ho visto lei che lo accarezzava e poi sono usciti dal locale insieme, ridendo, sembravano molto complici... non so se mi crederai o meno, ma è la verità e spero tanto che..."

"so che è la verità." mi interrompe, non facendomi nemmeno finire la frase "So che è la verità perché Kepa sarebbe dovuto essere a casa addormentato da un pezzo, da quello che mi ha detto, ma è evidente che non lo è. So che è la verità perché mi ha mentito su dove fosse il giorno della cena. So che stai dicendo la verità perché mi è scattato dentro un allarme da quando ho scoperto che mi ha detto una cazzata. Gli ho dato il beneficio del dubbio e sono stata, evidentemente, una deficiente. E, inoltre, so che tu non mi mentiresti."

Scuote la testa in modo quasi arreso mentre i suoi occhi scuri si riempiono di lacrime. Vorrei solamente stringerla a me e rassicurarla dicendole che andrà tutto bene, ma la verità è che questa notizia porterà la fine della sua relazione con Kepa e un gran dolore in lei, un dolore che non potrò far sparire certamente io, per quanto mi piacerebbe.

"Non è colpa tua. Tu lo ami, non è mai sbagliato chi che dà amore, bensì chi lo riceve e non lo apprezza come dovrebbe." tento di rassicurarla, poi allungo istintivamente una mano verso i suoi capelli e glieli sposto dietro l'orecchio "Non sei deficiente, sei una persona buona."

La sua fronte si aggrotta appena e i suoi occhi sembrano perdersi nei miei. Mi fissa intensamente, e mi sento quasi messo a nudo davanti a questo sguardo. Le lacrime le scendono copiose lungo le guance e tira su con il naso, mostrandosi vulnerabile come non mai. So quanto tiene a Kepa e so che al momento è come si sentisse tagliata a pezzi, tanti piccoli pezzi che sembrano non combaciare nemmeno tra loro.

Better Now||Christian PulisicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora