PROLOGO

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"Allora io vi do la vita eterna, l'amore eterno.

Il potere delle tempeste e degli animali della Terra.

Venite con me per essere la mia amata sposa, per sempre."

Dracula



<<A storm is coming...>> la brezza fresca della notte le faceva svolazzare un lembo nero della sciarpa che le avvolgeva il collo ed il capo, lasciando solamente il viso scoperto, così che la voce le uscisse in un canto libero nel vento dalle labbra esangui, <<Desire burns...>> alzò gli occhi dello stesso colore del desiderio al cielo che prometteva tempesta, una notte d'inverno priva di stelle, <<A war is calling...>> brividi le percorsero le spalle, qualcosa era in arrivo, <<The tides are turned...>> abbassò lo sguardo sul vuoto sotto di sé dove teneva le gambe penzoloni, seduta sul parapetto del tetto dov'era, <<Empires rise...>> lampioni spettrali costeggiavano quella strada isolata del distretto quattro dove lei era in attesa, <<Empires fall...>> una chioma dorata bloccò la sua corsa sentendo quella voce sussurrata nella brezza, la predatrice appena sopraggiunta prese a guardarsi intorno preda dell'inquietudine, <<We live or die...>> si tirò indietro sul tetto nascondendosi nelle tenebre che erano la sua casa da fin troppo tempo, la predatrice riprese a correre non trovando il proprietario di quel canto lugubre, il terrore divenne la sua di dimora, <<To take the throne...>> la seguì saltando sul tetto successivo, un tristo mietitore nascosto nelle ombre, <<Empires rise... Empires fall...>> così come trasformava quel canto nel suo requiem, lo capì anche lei trasformando la corsa in una fuga, <<We live or die...>> le labbra ormai del rosso più acceso si tirarono in un sorriso malizioso, <<To take the throne...>> la predatrice divenne preda e si tolse dalla luce dei lampioni fuggendo in un vicolo, <<Only one will stand at the end of it all.>> il canto terminò e coprì il viso col lembo sfuggitole della sciarpa per poi lasciarsi cadere nel vuoto. Cadere, era una sensazione bellissima. La forza della gravità, l'aria che si insinuava in ogni lembo di pelle scoperta, l'attrazione della terra che si avvicinava sempre di più. Il palazzo dal quale si era lanciata aveva tre piani, ma non erano ancora abbastanza per scatenarle la vera adrenalina nelle vene. Si tuffò ad angelo avendo tutto il tempo e la flessibilità per capovolgersi e atterrare con grazia sull'asfalto. Le iridi le si accesero di brama così i suoi istinti si destarono, poi iniziò a sfrecciare nelle viette dove aveva visto fuggire lei. La caccia era iniziata. Veloce, più veloce. Saltava da un muro all'altro per tentare di coglierla di sorpresa anche se sapeva di essere braccata da qualcosa di mostruoso e terrificante. L'amara risata risuonò forte dalla sua gola, era sempre un divertimento. Arrivò ad un vicolo cieco e la vide da lontano, in trappola. Si avvicinò lentamente e la donna che inseguiva si voltò a fronteggiarla. Era bella, con lunghi capelli dorati e lineamenti da fattucchiera. Gli occhi poi, di un blu che aveva attratto molti umani ignari del pericolo che rappresentasse.

<<Sei una creatura disumana! Che-che diavolo sei?!>> gridò spaventata. Dopotutto, una predatrice era raro che divenisse preda a sua volta. La figura incappucciata che le era difronte si scoprì il viso mostrandole la sua vera natura. Il terrore e la confusione la paralizzarono e ne approfittò per estrarre un cartellino identificativo, glielo mostrò,

<<Sono la cacciatrice di vampiri assegnata al distretto quattro di Ruină Roșie. Per aver rapito e massacrato un ragazzino di undici anni nella zona cittadina e non di vostra competenza, infrangendo la legge della Legislazione vigente, adesso emetterò la tua sentenza sancita anche dal requiem che ti ho dedicato, signorina Dalbert.>> un risolino le fece vibrare le corde vocali, <<Morte!>> detto ciò, fulminea estrasse dal fianco una spada dalla lama in legno e le fu così vicina da tagliarle la gola in una frazione di secondo per poi piantargliela nel cuore. La vampira si accasciò a terra mentre dalla carotide recisa zampillava l'ultima goccia di sangue prima che marcisse del tutto. Per sicurezza, estrasse anche la sua adorata USP match, di fabbricazione tedesca, 9 mm di calibro. Le sparò un colpo dritto in mezzo agli occhi. Rinfoderò le armi con aria soddisfatta, le labbra tirate in un sorriso sadico dal quale fuoriuscivano dei canini lunghi e affilati. Si toccò il viso e tirò via i suoi polpastrelli sporchi del sangue di quell'essere. Si portò l'indice in bocca mentre quella linfa le frizzava sulla lingua. Le sue papille gustative non gradirono più di tanto, solamente uno scintillio di potere, non doveva essere stata un mostro per molto, anzi. L'importante era che non fosse più una minaccia per i cittadini della sua città. La brama della caccia si acquietò prima che divenisse ingestibile e i suoi istinti tornarono dormienti. Estrasse un pacchetto di fiammiferi dalle tasche e ne sfregò uno sulla superficie ruvida accendendolo. Lo buttò come si fa con un mozzicone di sigaretta sul cadavere. Attese che prendesse fuoco e si sistemò la sciarpa sul viso prima di andarsene da quel vicolo. Un altro lavoro concluso.

PURA DANNAZIONE - LA GIUSTIZIA DELLA REGINAWhere stories live. Discover now