Arya

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Erano passati tre giorni dal ritrovamento del cadavere di mio padre e in quel momento mi trovavo nella sala da pranzo della casa dove ero cresciuta, che ospitava la cerimonia del funerale di mio padre.

-Mio padre era un uomo amato da molti di voi, qui presenti. La sua morte è stata un'orribile sorpresa per tutti noi. Come può dio portarsi via una persona così buona – quasi scoppiai a ridere. – in un modo tanto orribile? –

Grayson era in piedi di fronte la bara chiusa di nostro padre, intento nel suo sincerissimo elogio funebre.

-I responsabili di questo – disse indicando la bara. – saranno puniti, ma chi riporterà a mia madre suo marito, a me ed i miei fratelli nostro padre, a voi un amico? –

Il suo commovente discorso continuò per poco tempo ancora. Quando terminò, non andò a sedersi al suo posto, bensì venne da me.

Ero appoggiata al muro e guardavo la scena trattenendo le risate.

-Mi dispiace per tutto il male che ti ha fatto. – disse non appena mi raggiunse.

Scossi la testa. – Non sei tu a doverti scusare. Ha fatto del male a molte persone. Te compreso, non è così? –

Lo sentii irrigidirsi. Però poi si rilassò. – La sua idea di educazione era molto particolare. – confermò. – Anche se non mi educava al punto di lasciarmi cicatrici. –

La sorte peggiore era toccata a me.

Come biasimarlo, Gray era il figlio perfetto, quello che tutti vorrebbero. Lui sarebbe diventato qualcuno un giorno.

-Mi dispiace che vi abbia fatto del male. – usai la sua frase.

Lui si strinse nelle spalle, il tessuto nero della giacca gli calzava perfettamente. – Non ha toccato i miei fratelli. –

Chiusi gli occhi. Ma sua madre si.

-Sappi che tutto ciò che ho detto prima non lo penso. – mi ricordò.

Mio fratello era a conoscenza della verità sulla morte del padre. Sapeva che noi l'avevamo ucciso. Glielo avevo detto due giorni prima e, devo ammettere, che la prese piuttosto bene. Era quasi sollevato.

La cerimonia finì, stavo per andarmene quando Gray afferrò la mia mano e iniziò a trascinarmi. – Vieni con me. –

-Dove? – chiesi confusa.

Lui si girò e mi sorrise. – Ti faccio conoscere i tuoi fratelli. –

-Fratellastri. – lo corressi.

Alzò le spalle. – E' uguale. –

Mi trascinò tra la folla di vecchi imprenditori amici, in realtà alcuni di loro giovavano della sua morte, di mio padre fino alla sua famiglia.

-Mamma, ti presento Arya. – esclamò. – Lei è... -

-So chi è. – lo interruppe lei. Si avvicinò a me e mi prese le mani. Osservò il guanto e poi tornò a guardarmi in volto. – Non sapevo che avesse già una moglie e una figlia, se l'avessi saputo... -

La fermai subito. – Avrebbe trovato un nuovo giocattolo con cui giocare. Non è colpa tua. E poi, tecnicamente quando vi siete conosciuti io non ero ancora nata. – le rivolsi un debole sorriso.

-Mamma, chi è? – chiese una vocina.

Distolsi lo sguardo per trovare quello di un Grayson in miniatura.

-Lui è Sammy, il più piccolo. – lo presentò la madre. Poi si inginocchiò e parlò al figlio. – Sammy, lei è Arya, tua sorella. –

Appena pronunciò quella parola gli altri due figli si voltarono di scatto. – COSA?! –

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