Logan

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Erano passati due giorni e ancora non si era svegliata.

Ness ed io non ci eravamo schiodati da quelle sedie.

-Dovresti andare a casa. – mi consigliò lei. – Fatti un bagno e dormi un po'. –

Mi stiracchiai. Avrei sul serio voluto farmi un bel bagno, ma non volevo andarmene. – No, resto. –

-Log, non era una proposta, sembri a pezzi. – precisò guardandomi con i suoi occhi scuri e stanchi.

-Anche tu dovresti, sembri una morta vivente. – tentai di sdrammatizzare ma Ness mi guardò con sguardo di fuoco. Alla fine mi arresi. – Va bene, vado. Ma mando qualcun altro. – la vidi annuire prima di uscire da quel posto.


Sei anni prima.


-Piega le gambe! La testa dritta! No, non così! – stava sbraitando mio padre.

Le lezioni con lui erano un inferno!

Era tutto un: "hai sbagliato qua", "hai sbagliato di là", "impugna il coltello così".

Insomma, una rottura di coglioni esagerata. Ma non potevo dirgli di no, era il grande capo e mio padre. Chiunque avrebbe fatto carte false per essere al mio posto. L'avrei ceduto volentieri, eppure volevo che gli altri mi guardassero con ammirazione.

Tutti tranne Arya e i suoi amichetti. Loro erano l'eccezione. Lei era l'eccezione.

A me dava fastidio.

Quando ero bambino avevo avuto voglia di conoscerla, di avvicinarmi a lei. La prima volta che l'avevo vista mi era parsa una bambola. Oggi sapevo che, dietro quel faccino, si nascondeva un mostro.

Volevo essere migliore di lei, batterla in qualunque campo. Ci sfidavamo di continuo.

Per me era diventata un ossessione. Tanto da non riuscire più a pensare ad altro.

Anche durante quell'allenamento.

-Si può sapere che hai? – chiese mio padre, in tono severo.

Si arrabbiava sempre con me. Voleva che fossi il migliore. Quando aveva capito che non lo sarei mai stato se Arya fosse stata ancora tra i piedi, aveva iniziato a lasciarmi indietro.

Mi allenava sempre lui, ma in modo differente, più distaccato.

Un tempo mi trattava come se fossi la cosa migliore della sua vita, ora come se fossi lo scarto dell'accademia.

-Scusa, mi sono distratto. – ammisi asciugandomi il sudore con la maglietta.

Lui mi guardò severo. – Che non ricapiti più. Non distrarsi è la prima regola per un assassino. –


Tre anni dopo.


Avrei dovuto chiudere le finestre prima di andare a dormire, ieri.

Ora ero nudo e congelato.

In effetti, non avevo proprio dormito quella notte.

-Punto primo: fa freddo. Punto secondo: se Ary lo scopre; a te taglia il pene, mentre con me non parlerà più. –

La voce di Ness mi arriva alle spalle. Guardai i nostri vestiti sparsi per la stanza, poi lei. I capelli, al tempo, lunghi fino a metà della schiena le ricadevano sulle spalle, arruffati.

-Allora fa in modo che non lo scopra. – dissi freddo come il tempo di quella mattina.

-Non capisco come tu abbia fatto a convincermi a scopare. – ammise massaggiandosi le tempie.

Io risi. – Punto primo: sono irresistibile. Punto secondo: eravamo ubriachi. –

-Come ti pare. – disse lei alzandosi. Attraversa la camera ancora nuda e raccoglie i sui vestiti. – Mi vesto e me ne vado. Vorrei almeno avere un aspetto presentabile visto che tra un paio d'ore abbiamo la sveglia e non ho chiuso occhio. –

L'avevamo fatto tutta la notte.

Okay, erano le tre passate quando avevamo iniziato e ora erano quasi le sei, quindi non tutta la notte.

A colazione passai vicino al tavolo di Ness. Vicino a lei la sua amica che mi lancia uno sguardo carbonizzante.

La odiavo.

Odiavo Arya così tanto da pensare, a volte, che quello che provavo non era affatto odio.


Presente.


-Ehi! Logan, giusto? –

Ero uscito da poco dall'ospedale quando mi chiamarono. Mi voltai e trovai Misha che mi veniva incontro.

-Ti serve qualcosa? – chiesi. Non avevo voglia di parlare con nessuno, tanto meno con lui.

Lui mi raggiunse, le guance rosse per il freddo. – No, veramente sono passato da voi per sapere se Arya avesse voglia di uscire, ma non c'era. –

-E perché stai parlando con me? –

Si strinse nelle spalle. – Magari sapevi dove fosse. –

-Non lo so. – ripresi a camminare verso casa.

Misha era sempre dietro di me. – Allora vieni tu. –

Mi bloccai di colpo. – Venire, dove? –

-A bere qualcosa, sei il ragazzo della mia amica, vorrei accertarmi che tu non sia un pazzo assassino. – disse. – Sono abbastanza protettivo con lei. –

-Non sono pazzo. – assassino si, pazzo no.

Pensandoci bene, non avevo voglia di tornare a casa, e bere qualcosa non mi avrebbe fatto male. – Va bene, vengo. Poco tempo, ho da fare. –

'Fanculo la doccia, il riposo. Sarei rimasto in quella sala d'attesa per tutta la vita, ma avrei aspettato che si svegliasse. 

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