Arya

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Quei pensieri ben presto divennero incubi.

Mi ritrovai a svegliarmi di soprassalto nel cuore della notte con i capelli appiccicati alla fronte per il sudore.

Avevo di nuovo sognato mia madre.

Ero abituata a quel sogno, però, quella volta, era diverso.

Lei mi guardava con disprezzo mentre era distesa e morente sul solito prato insanguinato. No, non disprezzo. Quello era disgusto.

-Mamma... - dicevo tra le lacrime.

-Se non fossi mai nata a quest'ora non starei morendo. – mi accusò. Era stato come ricevere una coltellata dritta al petto.

"Non è reale" continuavo a ripetermi. "E' solo un sogno"

Eppure faceva male come se non lo fosse.

-Io... - deglutii. – Mi dispiace. –

-E' il minimo che tu possa fere. – rispondeva lei. – E' tutta colpa tua, orribile mostro! –

Poi la scena cambiò.

Ero tornata in accademia. – Perché ha preso lei? –

Ness?

-Non riesce a resistere ad un allenamento per più di dieci minuti. – stava dicendo, inconsapevole della mia presenza. – E' malata. E' inutile. – la voce carica di odio. – Dovrebbe morire. –

E' colpa tua

E' inutile

Orrido mostro

Dovrebbe morire

"Lo so" gridavo "Lo so!"

Quando mi ero risvegliata, il cuore andava a mille. Avevo timore che potessi star male ancora una volta, ma i farmaci facevano ancora effetto.

I ricordi dell'incubo mi perseguitavano ancora.

Guardai l'ora. Appena le cinque. Pensavo molto più tarda dato che fuori era buio, almeno da quel che vedevo dalle finestre.

Decisi di farmi una doccia rilassante.

Mentre aprivo il rubinetto della vasca, vedevo le mie mani tremare. Riuscii comunque a riempirla d'acqua. Avevo anche trovato, in quel microscopico bagno, del sapone al profumo di muschio e rose.

La schiuma e l'acqua calda mi rilassarono un po'.

Guardai il soffitto bianco.

"Loro non mi vogliono"

"Mi odiano per colpa sua"

E' colpa tua

Perché stavo ancora resistendo. Perché lottavo ancora?

"Perché vuoi bene ai tuoi amici, idiota!"

E' inutile.

Eppure i miei incubi avevano ragione: non riuscivo nemmeno ad allenarmi per più di dieci minuti di seguito.

"Orrido mostro"

Le loro voci continuavano a tormentarmi.

I miei attacchi stavano aumentando. Erano imprevedibili, letali.

"Dovrebbe morire"

Guardai il guanto. Era lo stesso che avevo quando rapimmo mio padre. Ciò significava...

Ruota il polso, il meccanismo scattò e da uno scompartimento segreto uscì una piccola lama.

Questa volta non mi sarei opposta.

academy of murderersWhere stories live. Discover now