Capter 22

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l'epilogo lo pubblico quando finisco il sequellll

Dopo più di un'ora di macchina poterono finalmente sgranchirsi le gambe. Jason e Calipso andarono dal tabaccaio, Percy e Will al bar e Frank e Nico al negozio. Si erano presi tutti un giorno di ferie dall'albergo così che non dovessero preoccuparsi di tornare in tempo per farsi cagare addosso da un neonato.

«Ho una voglia matta di entrare lì dentro e uccidere tutti» scherzò Calipso a bassa voce. «Devo anche vendicare Leo».
Jason si poggiò allo stipite dell'ingresso del tabaccaio e la guardò. «Calipso, smettila».
«Sto scherzando, Jason» sbuffò lei.
Lui scosse la testa «Sto dicendo: smettila di pensare sempre a Leo».
«Era il mio ragazzo» si giustificò la ragazza.
«Era come un fratello per me. E non lo conoscevo da pochi mesi, ma da quando avevo ventidue anni. Devi tornare a vivere, devi tornare a essere umana».

Calipso ebbe le lacrime agli occhi per cui abbassò lo sguardo «Non ci riesco. Il dolore é sempre lì, a farmi piangere ogni notte. Il ricordo é troppo doloroso. Il dolore mi sta togliendo l'umanità di cui parli. Io ci provo a non pensarci, ma io lo amavo veramente Jason».
Lui fece un sorriso triste, capendo perfettamente come si stesse sentendo «Ho passato cinque anni di schifo prima di andare all'Olympus. Soffrivo, soffrivo così tanto che divenni un alcolizzato. E Hazel mi fece lo stesso discorso che sto facendo a te: mi disse di tornare umano. Io le risposi che non potevo a causa di questo dolore. Lei sai che mi disse? Il dolore ti rende umano. Calipso il problema é che tu soffri la morte di Leo, ma non la accetti. La subisci e basta. Quando l'avrai accettato il dolore ci sarà, ma sarai in pace con esso. Riuscirai ad andare avanti. A essere umana».

«Non ci riesco» disse a bassa voce mentre le lacrime le rigavano il viso. «Non posso».
«Tu sei caduta» le disse il biondo prendendole il viso tra le mani. «Sei stata a terra abbastanza. Ora devi rialzarti. Questo é essere umani: cadere e rialzarsi. Cadere di nuovo e saper sempre rialzarsi».

«Ci cascherà di nuovo?» chiese Percy. Will scrollò le spalle «Non saprei. Magari é un altro tizio».
«Speriamo di si» sospirò il moro. Il biondino si morse il labbro «Scusami per prima. É solo che Annabeth... Diciamo che se lei non avesse tradito Jason, Giove non avrebbe scoperto così presto la mia identità. E quindi... Be'...».
«Avrebbe ritardato la tortura, ho capito» concluse il ragazzo.
«E poi é stata anche lei a torturarmi, o almeno credo... Il cervello tende a dimenticare cose troppo traumatiche quindi ho i ricordi in po' sfocati. Però sono abbastanza sicuro che ci fosse anche lei...» fece una smorfia per la concentrazione.

Percy gli sorrise debolmente. «Rievoca il ricordo della sera in cui ti abbiamo liberato, del momento in cui eri inginocchiato ai piedi di Giove. Ecco: ora io sono al tuo posto, Nico al posto di Annabeth, Annabeth al posto di Nico e tu al posto mio. Ora metti che tua madre é stata rapita e che Giove e Bianca non ti direbbero niente, Piper ti fa paura e Nico é l'unico con cui sei disposto a parlare. Nico ti dice dov'è tua madre solo se tu gli ridai la libertà. Cosa avresti fatto?».

Will non ci pensò molto «Avrei firmato tutte le carte e pagato la cauzione...». Percy sorrise trionfante «Ho vinto!».
L'altro lo guardò male.

Frank e Nico tenevano sotto osservazione l'ingresso dell'Empire esattamente come tutti gli altri. Nel frattempo fingevano anche di essere profondamente interessati al negozio di vestiti in cui si trovavano.
«Tu hai girato il tuo "ultimo video"» chiese Nico a bassa voce.
Frank annuì guardando una maglietta azzurra «Per Hazel e per Reyna. Ma spero che non debbano vederlo».

Nico guardò l'ingresso dell'Empire: erano tutti in posizione dalle 8 di quel mattino (si, avevano dovuto svegliare Percy poco prima delle 6. Non ne parliamo...) e non c'era ancora nessun ingresso sospetto nelle ultime tre ore.
Il ragazzo poggiò il dito sul suo auricolare per attivare il microfono «Forse saremmo dovuti venire direttamente alle 10».

«Il fatto che l'ultima volta sono entrati lì alle 11 potrebbe essere stato solo un caso» lo smentì Will.
«Parlando del diavolo» sospirò Calipso e subito dopo si sentì la voce di Jason dire: «Stanno per passare davanti al tabaccaio, presto raggiungeranno il bar poi il negozio».

Il biondo e la ragazza si girarono di spalle come per guardare gli interessantissimi quaderni di scuola che vendeva quel tizio. Il ragazzo dietro la cassa sbuffò «Prendete qualcosa o ve ne andate? Siete qui da tre ore!».
Jason lo guardò sorridendo «Okay, hai ragione. Facciamo che ti do cinque dollari senza comprare niente così é come se avessi comprato qualcosa».
Lui sbuffò di nuovo ma accettò i soldi lasciando che rimanessero lì nascosti ancora per un po'.

«Un'altra spremuta d'arancia, per favore» chiese Will alla barista. Percy le chiese un altro caffellatte. Con la coda dell'occhio, l'agente del Camp Half-Blood vide i loro obiettivi che passavano davanti al loro punto di appostamento.
Premette un dito sul suo auricolare e mormorò: «Nico, Frank, stanno arrivando».

«Ricevuto» rispose il canadese in un sussurro. Nico si guardò velocemente alle spalle dove c'era l'ingresso del negozio. Loro erano esattamente di fronte al grattacielo.
«Non ancora» mormorò Frank per avvisare Nico di non girarsi. Prese una maglietta e se la mise davanti all'ingresso del negozio in modo che potesse vedere senza essere visto.
Vide i suoi obiettivi passare e annuì all'amico posando la maglietta.

«Via al tempo, 8 minuti e si entra in scena» ordinò all'auricolare uscendo dal negozio con Frank al seguito. Fecero la parte dei ragazzi amici che chiacchieravano tranquillamente passeggiando per i dintorni del grattacielo.

Allo scadere del tempo, entrarono e si diressero all'ascensore per poi bloccarla.
Frank attivò il microfono dell'auricolare «Primo ascensore. Via ai tredici minuti».
Tredici minuti dopo, Calipso e Jason stavano raggiungendo l'ascensore.

Prima di uscire dal tabaccaio, Jason fermò la sua amica e disse: «Promettimi una cosa. Qualunque cosa accada, ricorda. Ricorda com'è essere umani».
Una volta nell'ascensore, Calipso attivò il suo auricolare «Via ai ventisei minuti».
Si guardarono tra di loro poggiandosi alle pareti dell'ascensore, non sapendo che fare. «Claustrofobici?» chiese Nico. Tutti scossero la testa. «Meglio».

«Salve, sono di nuovo io» salutò Will. L'uomo della reception lo riconobbe, il biondo lo capì dal fatto che assottigliò gli occhi. «Devo andare da mio padre, questo ragazzo é con me. Userò il secondo ascensore».
Lui lo guardò con sospetto «Nome e cognome».
Il ragazzo sbuffò, poi si avvicinò di più all'uomo per poter sussurrare «So che la CIA l'ha chiamata stamattina. Sono l'agente 7 e ora mi faccia andare». Titubante e spaventato, l'uomo annuì.
Quando le porte dell'ascensore si chiusero, cominciò la discesa verso l'ultimo atto della missione.

«Facciamoli morire tutti» propose Percy.
«Non facciamo morire nessuno» lo ammonì Frank.
«Facciamoli QUASI morire allora» ribatté il moro.
Frank sorrise «Ci sto».

Pochi capiranno

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