Capter 20

66 6 67
                                    

Percy raggiunse l'hotel poco prima che finisse il turno di Nico.
«Oh, eccoti» disse il moro senza entusiasmo. «Si può sapere dove sei stato?».
Percy sorrideva come un pazzo «A rendere possibile la nostra missione al seicentesimo piano».
Nico si interessò di più «In che senso?».
«Mi metto la divisa e torno, poi ti spiego» senza dare possibilità all'altro ragazzo di realizzare quello che aveva detto, Percy scattò in camera loro rischiando di investire Austin, Calipso, Katie e alcuni clienti.

«Ma che gli é preso?» chiese Austin a Nico. Lui scrollò le spalle «Percy é strano».

«Sono orfano da quando avevo tre anni. I miei genitori morirono in un incidente. Si chiamavano Naomi e Lester Solace. Il mio orfanotrofio era gestito da alcuni medici volontari perciò un giorno, a nove anni, lessi un libro di anatomia. Si scoprì che ero un bambino prodigio perché sono riuscito a ricordare tutte le parti del corpo dopo solo una lettura. Quindi a sedici anni mi laureai in medicina. Viste le mie capacità, visto che sono abbastanza agile, anche determinato e coraggioso, la CIA decise di reclutarmi. E adesso mezza criminalità del continente mi vuole morto, compresi i colleghi di suo marito. Immagino che abbia capito dove volevo arrivare».

Naomi lo fissava a bocca aperta.
«Quindi... Sei un medico e un agente segreto» fu la prima cosa che disse. Lui annuì. «E io... Io sono tua madre?».
«Non ho prove certe come un test del DNA, ma le nostre storie combaciano perfettamente. Suo figlio aveva tre anni quando, ventitré anni fa, fu portato via dagli servizi sociali. Io ho ventisei anni. Le età corrispondono, i nomi corrispondono, anche fisicamente ci somigliamo. Signora, io e lei abbiamo gli stessi occhi e io ho i capelli-»
«Identici a quelli di Apollo, lo so» lo interruppe. «L'ho pensato appena ti ho visto la prima volta. E i tuoi occhi mi sono sembrati familiari quando ti ho visto senza occhiali da sole».

Gli mise una mano sulla guancia e Will notò che aveva gli occhi lucidi mentre un piccolo sorriso spuntava sulle sue labbra.
«Ti credo, Will» disse con voce spezzata. «Ti credo».
Si alzarono contemporaneamente e si abbracciarono con forza mentre lei scoppiava a piangere di gioia. Will non pianse, ma comunque a un certo punto sentì i muscoli del viso fargli male a causa di un lungo sorriso.
Si separarono e lei gli mise entrambe le mani sulle guance per poterlo guardare negli occhi. «Il mio bambino» sussurrò. «Sei cresciuto tantissimo. Sei meraviglioso». Will sorrise e l'abbraccio di nuovo.

«Fa attenzione» gli disse sulla soglia della porta. Lui annuì «Non ho intenzione di morire. Non dire niente ad Apollo, però. Non ancora. Devo ancora mantenere la copertura». Naomi sorrise leggermente «Va bene, tesoro».
La macchina di Will comparve davanti alla casa e Frank bussò un paio di volte.

«Cinesino» salutò Naomi ridendo.
«Signora Solace» rispose Frank col sorriso. «Biondino muoviti, gli altri vogliono organizzare qualcosa per stasera e non ho intenzione di fare cose assurde: serve la nostra intelligenza». Will alzò gli occhi al cielo e lo raggiunse. Si sedette al posto del passeggero e Frank partì verso Long Island.
«Com'é andata?» gli chiese. Will sorrise «Benissimo».

Nell'ora di spacco che avevano si riunirono tutti nella stanza di Frank, Nico e Percy.
«Si può sapere che fine avete fatto tutti e tre?» chiese Calipso. Will e Frank si guardarono, ma Percy parlò per primo: «Mia madre é stata rapita. Prima che si sparga il panico (si Will ho visto come sei sbiancato): sono andato a recuperarla con Grover e sta benissimo. Oh, ed é incinta di tre mesi. Ha detto che Ade l'ha trattata come una regina».
«Quindi é questo il motivo per cui andavi al bar» disse Will mentre Percy annuiva.

Tutti si guardarono tra di loro, poi Calipso alzò il mento «Vabbé. Solace? Zhang? Anche voi siete andati a recuperare mamme incinte?».
Frank la guardò male andando a sedersi sul suo letto. Will prese un respiro profondo «Ho raccontato alla moglie di Apollo tutta la mia storia».
«CHE COSA?» urlò Nico. «Ti rendi conto che racconterà tutto ad Apollo e lui ti riconoscerà immediatamente facendo saltare la missione?!» chiese abbassando la voce.

«Non voglio rimpianti. Il vero nome di Apollo é Lester Solace, lo stesso nome di mio padre. Hanno detto di avere un figlio di ventisei anni, William. Percy tu stesso hai detto che somiglio molto ad Apollo e Frank ha detto che ho gli stessi occhi di Naomi! Naomi ha detto che lei e Apollo hanno finto la loro morte, ventitré anni fa, per sfuggire a Giove, Ares e a quella gente così. Volevano prendere il loro figlio di tre anni rimasto a casa, ma gli assistenti sociali sono stati più veloci» raccontò mantenendo il tono fermo.

Tutti rimasero shockati, poi il ragazzo dagli occhi verdi disse: «Il tuo motivo é più valido».
«Perché dovresti avere rimpianti? Avresti avuto tutto il tempo di dirglielo dopo la missione» esclamò Calipso, più confusa che altro.

Tutti abbassarono lo sguardo, come se all'improvviso le scarpe, il pavimento o le loro mani fossero la cosa più interessante del mondo. Percy osservava i lacci delle scarpe come se potessero rivelargli i misteri dell'universo.

«Cal» Jason la girò verso di sé e le mise le mani sulle spalle. «Sai anche tu che la probabilità di non uscirne vivi é alta».
Lei scosse freneticamente la testa, le lacrime agli occhi. «No» disse sicura. «A fine missione ci saremo tutti e sei. Chiaro?» si girò verso il gruppo con una faccia determinata.

«Noi ci vedremo ancora, staremo ancora insieme. Questa non é l'ultima volta che mi darete fastidio o che io ne darò a voi. Non é l'ultima volta che ci proteggeremo a vicenda. Non é la nostra ultima missione insieme. Non é l'ultima volta che stiamo insieme in una stanza a parlare come spie o persone normali. Non é l'ultima volta che la CIA, il CSIS e il CHB si uniscono con noi come agenti. Sono stata abbastanza chiara o devo continuare? Nessuno di voi, nessuno di noi, morirà in quel piano inesistente. Non vi permettete di morire o sappiate che ve la farò pagare. Noi staremo insieme anche dopo questa missione».

Frank sorrise intenerito «É una minaccia?».
Lei lo guardò seria «É una promessa».

Against OlympusМесто, где живут истории. Откройте их для себя