Capter 7

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«Com'é andata? Alla fine era simpatica?» Will non si preoccupò neanche lontanamente di essere in mezzo alla strada e si tolse la camicia mettendosi velocemente una felpa. Non ne poteva più di quella camicia... Frank lo ignorò quando si mise i jeans sedendosi al suo posto. Dopo aver usato la macchina come camerino si decise a mettersi al posto del guidatore.

Frank rispose alla sua domanda solo dopo aver chiuso la portiera: «Simpatica, si... Senti non partire ancora. Voglio dirti quello che ho scoperto».
Il biondo scrollò le spalle e si mise comodo nonostante lo spazio ristretto.
Frank prese un profondo respiro: «Il punto debole di Apollo é la sua famiglia, sono sposati da circa ventisei anni, non ci sono altre donne ma... C'è un altro figlio».
Will si fece più attento perché aveva proposto lui a Frank di fare quella domanda.

Il ragazzo si morse un po' il labbro poi disse: «Naomi mi ha raccontato che lei e Apollo avevano un altro figlio, molto più grande di Dafne e Giacinto. Dunque... Apollo si era messo nei guai con Ares e non so chi altro quindi decise di fingere la sua morte insieme alla moglie improvvisando un incidente. Purtroppo però avevano lasciato questo bambino di tre anni a casa con la babysitter e recuperarlo dopo la loro finta morte avrebbe fatto saltare la copertura. Attesero un po' di tempo ma quando andarono a recuperarlo trovarono gli assistenti sociali».
Will si passò una mano tra i capelli sospirando. «Quindi il bambino é cresciuto in orfanotrofio oppure é stato adottato. Come si chiama e quanti anni ha? Così magari lo cerchiamo».

«Ventisei anni» il moro arricciò le labbra.
«Povero ragazzo... Ventitré anni con la convinzione che i suoi genitori sono morti... Nome?» gli occhi di Will erano pieni di curiosità.
Frank deglutì «Will. Si chiama William Andrew Solace».

«Possibile che mangiate sempre?» chiese Calipso sulla soglia della stanza di Percy, Nico e Frank. Jason sospirò «Dopo un po' ti ci abitui».
Nico fermò a mezz'aria il suo pancarrè con la Nutella e li guardò storto. Percy li ignorò altamente.
«Domani ci aspetta una giornata di lavoro intenso» sospirò Nico buttandosi sul letto di Frank, l'unico rimasto libero, per impedire a Jason di stendersi. Calipso si sedette accanto a Percy mentre lui diceva a bocca piena: «Offi non appiamo fatto gvanché».

«Questo é vero. Però io ho superato il trauma di avere una sorella!» esclamò l'altro moro.
«Avere una sorella non é traumatico!» esclamò l'unica ragazza in quella stanza.
«Scoprirlo brutalmente si» commentò Jason ricordando quando, a undici anni, aveva scoperto di avere una sorella.
«Io non ho una sorella» Percy sorrise.
«Io ce l'avevo... É morta combattendo contro nostro padre... Ribellandosi quando lui ci picchiava...» Calipso si immerse nei ricordi della sua vita con Zöe Nightshade. Avevano cognomi diversi perché avevano preferito prendere i cognomi delle loro madri.
Percy le passò la Nutella.

Batté freneticamente gli occhi mentre il suo respiro accelerava leggermente. «Cosa?» sussurrò. Frank abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello di Will.
«Il vero nome di Apollo é Lester Solace» disse con un filo di voce. «Tu e Naomi avete gli stessi occhi blu, hai i capelli identici a quelli di Apollo. Ho visto una foto del bambino... Will é identica a quelle che mi hai mostrato anni fa».

L'espressione di Will era come un pugnale nel cuore: labbra leggermente socchiuse, sopracciglia un po' inarcate, occhi da cucciolo bastonato. Poi successe esattamente quello che aveva previsto...
Will accese la macchina e mise la prima marcia, uscì dal parcheggio e cominciò a guidare con uno sguardo di pietra.

Represse le sue emozioni, le ignorò. Per quanto avesse voluto piangere, urlare, stare male, si mantenne forte. Strinse così tanto il volante che le nocche si fecero bianche. Frank lo sapeva: aveva reagito così quando aveva scoperto com'erano morti i suoi genitori. Non c'era da stupirsi che avesse reagito così scoprendo che non erano morti e che si erano letteralmente dimenticati di lui.

«Frank. Nessuno deve saperlo» il tono di Will era duro. «Sei il mio migliore amico: confido nel fatto che manterrai il segreto».
Lui sospirò incerto, ma annuì. Era una cosa personale e solo il biondino poteva scegliere se dirlo o meno. Per quanto pensasse che sarebbe stato meglio dirlo almeno a Nico che sapeva come ci si sentiva ed era il suo ragazzo, Frank avrebbe mantenuto il segreto a costo della vita. La sua amicizia con Will andava avanti da quando erano piccoli e non l'avrebbe rovinata.

«La CIA lo sapeva» mezz'ora dopo fu proprio Will a rompere il silenzio. «Ho chiesto molte informazioni sui miei genitori ma mi hanno sempre detto che i fascicoli erano riservati. La CIA lo sapeva e mi ha mentito».
«Le agenzie segrete hanno sempre i loro segreti» Frank non contava più le volte che si era detto quella frase.
«Si ma quella era la mia vita, non un loro segreto. Non ne avevano il diritto!».
«Hai intenzione di parlargli?».
Will scosse la testa «Sai bene che la base é a San Francisco. Non posso perdere tempo: abbiamo una missione».
«Non farlo» il moro fissava la strada senza mostrare emozioni. «Non diventare un riccio come l'ultima volta. Sfoga le tue emozioni, la tua rabbia, ma non ti chiudere in te stesso»
«Mi spieghi come faccio a non chiudermi?».
Frank sospirò. «Al momento hai quattro amici che ti vogliono bene come un fratello e un fidanzato. Sfogati con loro, sfogati con me».

Will lo guardò con uno sguardo di fuoco, ma Frank non si scompose: sapeva che non era rivolto a lui. Quello sguardo era un po' della troppa rabbia che non riusciva a trattenere.
Quella tattica, quella di volerlo convincere a sfogarsi, lo faceva sempre innervosire molto. Allora puntualmente Will faceva un gesto a caso guidato dalla rabbia, ma Frank sapeva bene che non era rivolto a lui personalmente. Era un piccolo sfogo, piccolissimo, ma sempre meglio di niente. Will aveva il vizio di non pensare mai a se stesso e pensava che rimanendo forte avrebbe aiutato gli altri. Si certo, ci si concentrava più sulla missione, ma nel frattempo lui si consumava dall'interno.

Era la stessa idiozia che facevano Jason e Nico. Frank pensò che forse anche Percy l'avrebbe fatto, ma solo quando era veramente tanto arrabbiato o triste.

Ma come andava andava, Frank non aveva intenzione di raccogliere i pezzi di Will. L'aveva già fatto e non gli era piaciuto.

Il viaggio continuò nell'assoluto silenzio.

Against OlympusWhere stories live. Discover now