RISCHI DI TRASFORMARTI IN UNA STATUA DI PIETRA

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La signorina Rottermeier si aggira per la sala osservando ogni singolo tavolo. Il rumore dei suoi tacchi neri riecheggiano nella sala. Cosa starà guardando in particolare non lo so, ma sono già 10 minuti che si aggira con le braccia conserte. Quando mi passa affianco un brivido mi attraversa la schiena. Perché mi fa sempre questo brutto effetto? 

Si avvicina ad una delle finestre e avvicina il naso al vetro. Cosa c'è di tanto interessante da guardare in giardino proprio non lo so. Dà un'ultima occhiata intorno prima di dirigersi verso la cucina. Ancora stranita lascio il mocio con cui sto lavando il pavimento in marmo vicino un tavolo e mi dirigo verso il bancone.

-Ma cosa ha oggi?

Domando avvicinandomi mentre con l'indice indico la porta della cucina. Lui scuote la testa lasciando a sua volta lo strofinaccio con cui stava rendendo la superficie del piano uno specchio.

-Sarà in ansia per l'incontro di lunedì prossimo.

-Che incontro?

-Il nuovo presidente della società che ha acquistato l'hotel verrà a vedere questo posto. Un sopralluogo penso. Boh non so.

-E perché io sono sempre l'ultima a sapere queste cose?

-Perché passi le tue giornate con gli occhi sul cellulare e non presti attenzione a cosa succede nel realtà.

-Non è vero!

Rispondo innervosita tastandomi le tasche. A già, il cellulare è in carica.

-Baileys, Vov o limoncello?

Domanda Giovanni mentre getto le braccia sul bancone e vi poggio il peso del mio corpo. Mi fanno male i piedi e queste scarpe non aiutano. Se non fosse che il tacco mi fa sembrare il sedere più alto, le avrei tolte da un pezzo.

Scuoto la testa, solitamente bevo liquori dolci ma questa volta ho bisogno di un sapore più forte.

- Jägermeister.

Dico mentre lui mi poggia davanti un bicchierino di vetro. Osservo il liquido riempire il bicchierino e arrivare quasi al bordo.

-Divertita ieri?

-Più che divertita ne ho tratto molto profitto.

Bevo il liquore tutto d'un fiato lasciando che il liquido scuro mi bruci l'esofago. Faccio una smorfia inevitabile. Sono decisamente una tipa da liquore dolce. Decisamente!

-Foto pazzesche!

Continuo quando la gola smette di bruciarmi.

Lui si sporge poggiando i gomiti sul bancone.

-Il prossimo venerdì sei libera?

-Perché?

Domando andando a recuperare il mocio. Se la signorina Rottermeier mi vede a far niente minimo impazzisce e non è un bello spettacolo. Quando grida sputacchia...

-Ti ricordi Davide?

Torno al bancone e questa volta poggio il peso sull'asta di legno che afferro saldamente con entrambe le mani.

-Chi quello di quest'estate?

Domando ricordando una festa in spiaggia. C'era tanta gente ma lui mi era rimasto particolarmente impresso. Sarà perché era particolarmente bello, o almeno rispetto ai presenti alla serata, sarà per quel suo tatuaggio sul petto. Era uno che si faceva notare.

Giovanni annuisce mentre poggia il mio bicchierino ormai vuoto nel lavandino.

-Ha formato una band.

Esordisce lui con un sorriso compiaciuto sulle labbra. So che i due sono molto amici.

-Ma dai!

Esclamo stupita. Effettivamente ha l'aspetto di uno che potrebbe essere rincorso da un esercito di fan scatenate.

-Si, è una cosa nata per caso. Questo venerdì si esibiscono in un locale. Faranno qualche cover non avendo ancora una canzone loro.

-Che locale?

Domando mentre mi sporgo verso la porta della cucina assicurandomi così che la signorina Rottermeier non stia tornando nella sala.

-Si è aperto da poco, non ricordo il nome. Comunque è un amico di Davide e gli fa questo favore. Cantare davanti un pubblico è sicuramente meglio che in una sala vuota.

-Si, immagino di si.

-Comunque ne parlavamo ieri e mi ha detto di estendere l'invito anche a te.

Sono un attimo sorpresa. Non lo vedo da questa estate, onestamente non credevo nemmeno che si ricordasse ancora di me.

-Per che ora?

-Le 20 circa. Quindi ci sei?

Ci penso un attimo su. In fondo può essere divertente. Annuisco.

La porta della cucina si apre di colpo lasciando che la severa figura della signorina Rottermeier faccia capolino nella sala. Ovviamente punta immediatamente il suo sguardo tagliente su di noi. Torno a strofinare il mocio sul pavimento mentre Giovanni strofina lo straccio sul bancone. È estremamente importante non guardala mai negli occhi o rischi di trasformarti in una statua di pietra.


Mi getto sul mio letto. Questa è stata un giornata decisamente troppo lunga per i miei standard. Senza avere la premura di alzarmi mi sfilo la gonna e i collant. Resto in mutande e mi sento finalmente una donna libera. Fuori dalla finestra è buio e il lume sul comodino diffonde una luce soffice che rischiara tenuemente la stanza mentre il termosifone rilascia un tepore piacevole. Il mio telefono emette un un suono. Accendo il display e guardo la notifica di Instagram. Qualcuno ha messo like alla mia ultima foto. Apro l'applicazione e vado nella sezione messaggi.

In fondo che c'è di male se lo vedo? Devo davvero restituirgli la giacca. E non mi sembra un persona cattiva. Beh certo fidarsi è bene non fidarsi è meglio... va bene! Lo vedrò in un posto affollato.

"penso che tu abbia qualcosa di mio"

Osservo il messaggio e inizio a digitare qualche parola. Cancello. Riscrivo qualcosa. Cancello. Mi metto seduta con le gambe incrociate e cerco di concentrarmi.

"Ciao, effettivamente si."

Sento qualcuno bussare la porta. Da quando Tessa bussa?

-Che c'è?

-Tessa vuole sapere se mangi con noi.

Risponde Francesco. La voce ovattata dal legno della porta.

-Si!

Urlo.

-Fede?

"Ciao, effettivamente si. Quando posso restituirtela?"

-Che c'è?

Mi sta facendo innervosire.

-Perché Tessa mi ha detto che avrei dovuto bussare o mi sarebbe capitato qualcosa di brutto?

-Perché quando sono nella mia stanza sto in mutande e se entri sei un uomo morto!

Vuoi salvare questo messaggio?

Leggo la scritta sotto il messaggio inviato prima di poter decidere se modificarlo o meno.

-Cazzo l'ho inviato!

-Che hai detto?

-SPARISCI!

SE MI LASCI NON VALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora