Cap. 20

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- Quindi quando vorresti partire? – chiese Manuel, il computer aperto sopra le gambe, mentre era intento ad inserire le probabili date del nostro viaggio sulla barra di ricerca della pagina internet di una compagnia aerea.

Quella che dapprima si era manifestata come una proposta totalmente impulsiva e irrealistica era stata accolta di buon grado dal mio appena ritrovato compagno, tanto che non aveva perso tempo e si era subito prodigato per trovare giorni liberi che combaciassero così che potessimo davvero abbandonare tutti e raggiungere Los Angeles indisturbati.

La sua eccitazione era abbastanza contagiosa perché io stessa mi sentissi in totale fibrillazione, come se dovessi esplorare un luogo nuovo che non avevo mai visitato quando in realtà avrei semplicemente fatto ritorno a casa. Forse è vero quello che si dice: non importa il posto, ma la compagnia e avere Manuel a fianco avrebbe fatto sì che la California divenisse davvero la terra promessa.

Tuttavia per poter partire e godermi a pieno il viaggio, constatai, c'erano un paio di cose che dovevo mettere in ordine. Non amavo lasciare una località in cui avevo costruito un pezzo della mia storia con situazioni irrisolte alle spalle, anche se sarebbe stato solo per poco e vi avrei fatto ritorno a breve.

- Non so – risposi; avevo le mani intrecciate sul grembo e lo sguardo basso con le pupille scure intente a rimirare distrattamente le mie dita che si riconcorrevano a vicenda, stropicciando piccole porzioni di pelle e smalto – ci sono delle questioni che vorrei approfondire prima di partire – aggiunsi. Manuel sbuffò leggermente, spingendomi ad alzare il capo ed inclinarlo, poi inarcai un sopracciglio alla vista della sua espressione imbronciata.

Era evidente che avesse capito dove volessi andare a parare e per quanto la sua gelosia improvvisa ed immotivata mi infastidisse (che non si fidasse di me forse?), non potevo affermare ciecamente di non riuscire a comprenderlo almeno in minima parte.

Sapevo che io stessa non avrei potuto fare a meno di sentirmi a disagio se anche lui fosse stato perseguitato dal fantasma aleggiante di un'ex che era uscita di scena scagliando un'ultima freccia e facendo sì che se ne portasse a presso il peso per i giorni a venire.

Sorrisi debolmente e scivolai lungo il divano finché le mie dita non furono abbastanza vicine a quelle di Manuel da poterle accarezzare, trascinando con i miei movimenti lenti anche la tensione che le appesantiva.

Lui si voltò per guardarmi in viso e strofinò il naso contro il mio, poi si allontanò e si strinse contro il corrimano del divano – Jenny, se hai dei dubbi...- iniziò, ma non gli diedi modo di continuare, tanto quell'insinuazione era inverosimile.

Poggiai il pollice sotto al suo mento, mentre l'indice si strinse alla base della sua guancia, poi feci pressione così che riportasse lo sguardo sulla mia faccia e sperai che questa non presentasse alcun segno d'indecisione. Volevo così tanto che capisse, che non ci fosse più insicurezza tra di noi.

- Guardami – comandai – se avessi avuto dei dubbi non ti avrei accompagnato da tua madre, non avrei lasciato che conoscessi mia nipote e non saresti qui adesso – affermai – ho solo bisogno di chiarezza. In fondo Thomas è pur sempre il figlio del mio capo, forse non avrei dovuto intraprendere...qualsiasi cosa sia stato quello che stavamo combinando –

Ero cosciente del fatto che Manuel provasse ancora rimorso nei confronti di ciò che aveva fatto, lo dimostrava la sua impressionante insicurezza e la sua incapacità a fidarsi delle mie parole se non rincarate da una buona dose di rassicurazione.

I suoi occhi erano lucidi, puntati sui miei, e le sue labbra leggermente ricurve verso il basso, fissò il pavimento per un istante poi alzò la testa repentinamente e la scosse. Poggiò il capo nell'incavo della mia spalla e, vicino al collo, vi abbandonò un bacio umido – non riesco a credere che stavo per lasciarti andare – mormorò a voce bassa.

Backstage|| Hell Raton.Where stories live. Discover now