Cap. 2

372 29 8
                                    




- Allora, hai preso tutto? – domandò Mika, caricando l'ultima delle mie valigie nel bagagliaio della sua auto. Mi guardai attorno facendo mente locale e poi afferrai il cellulare dalla tasca dei jeans per controllare la lista che avevo salvato nelle note, onde evitare di avere una scusa per tornare nella mia tenuta in Toscana prima del necessario.

Annuii e, dopo un ultimo breve check, chiusi il portellone facendo per muovermi verso il posto del passeggero che mi avrebbe riportata a Milano nel giro di qualche ora.

Con uno strattone allacciai la cintura, tastandola leggermente per premurarmi che fosse ben salda, e mi infilai gli occhiali da sole; con la coda dell'occhio scorsi mia madre, avvolta in un ampio cappotto marrone e la sciarpa di cachemire che le avevo regalato per Natale arrotolata attorno al collo. Aveva la guancia posata sulla spalla di Mika che le stringeva il busto con entrambe le braccia, parlottando di tanto in tanto un discorso che non avrei potuto sentire.

Spesso mamma aveva l'abitudine di escludermi dalle sue interlocuzioni e solitamente questo significava che qualsiasi predica stesse affrontando, c'era una buona probabilità che si parlasse di me.

Mi rifilò un'occhiata allarmata quando si accorse di essere stata colta in flagrante e si alzò sulle punte, avvicinando le labbra all'orecchio del mio amico per impartirgli qualche veemente raccomandazione, come solo lei sapeva fare, il tutto continuando a tenere i suoi occhi porcini puntati sui miei.

Scossi la testa e mi sporsi oltre lo sportello – mamma! – la richiamai – lascialo andare -, solo allora camminò verso di me, un'espressione eloquente stampata in volto – gli stavo solo ricordando di guidare con prudenza – fece – dopotutto non avete alcuna fretta, no? – .
Le sue dita si intrecciarono tra i miei capelli, prendendo ad arricciare una delle miei ciocche castane diligentemente; poi si abbassò piegando le ginocchia finché non ci trovammo faccia a faccia e arricciò le labbra per posarle sulla mia fronte – starai bene vero? – mormorò, allontanandosi appena per allargare il suo campo visivo.

Dapprima ridacchiai, non sapendo come alleggerire la tensione di quell'istante che aveva tutta l'aria di volersi risolvere in un tergiversare malinconico e avrebbe ritardato ancora la mia partenza, tuttavia decisi di stemperare il mio cinismo e sorrisi – sì, stai tranquilla – annuii, quante volte ancora avremmo dovuto affrontare lo stesso discorso? Ricordati di mangiare, chiama quando arrivi e copriti bene (perché si sa, lontani da casa fa sempre più freddo).

Mika si decise a raggiungermi nell'abitacolo e, assicuratosi contro il sedile, piegò il polso mettendo in mostra un pesante orologio dorato – dovremmo andare – disse – si sta facendo piuttosto tardi -; accese l'auto con un forte rombo e abbassò il finestrino, lasciando che le sue dita ciondolassero per un istante contro lo sportello – non si preoccupi signora – fece, con il capo rivolto verso il portico dove mia madre era rimasta in piedi contro il colonnato – Jenny è in ottime mani –

****

Mika stava guidando già da un paio d'ore. Il viaggio era stato perlopiù silenzioso fino a quel momento, si era limitato a guardarmi di tanto in tanto, piegando la testa quasi impercettibilmente nella mia direzione, premurandosi che non mi accorgessi delle sue attenzioni estremamente caute. Sarebbe quasi riuscito a farla franca, se non fosse stato per il suo riflesso che si agitava sul finestrino illuminato dalla luce fioca del primo pomeriggio.

D'improvviso si schiarì la voce e alzò il mento, sovrappensiero – hai fame? – domandò, spezzando il conforto del silenzio.

Scossi il capo e chiusi gli occhi, contorcendomi contro il sedile in cerca di una posizione più comoda – no, ho mal di schiena – ammisi.

Lui alzò le spalle, serrando le mani attorno al volante – peggio per te, avevo detto che ci saremmo dovuti fermare – mi rimbeccò.

Io sbuffai e alzai gli occhi al cielo, reprimendo una piccola risata – tutto questo chiasso solo per la soddisfazione di dirmi "te l'avevo detto"? –

Backstage|| Hell Raton.Where stories live. Discover now