Capitolo 17

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Uscire da solo con le gemelle era qualcosa che mi mancava. Per quanto siano strane e terrificanti, quelle due pesti mi fanno sempre sorridere, e il modo con cui esplorano posti che conoscono come fossero sempre nuovi mi fa scaldare il cuore.

Le guardo correre dietro ad una farfalla, ridono e si chiamano. Non riescono a stare l'una lontana dall'altra. Quando la farfalla si posa su un fiore sul ramo di un albero mi chiamano per essere aiutate a vederla meglio, così le raggiungo e prendo in braccio prima Amy e poi Beth; la farfalla vola via e loro la indicano felici.

<<Luke giochi con noi?>> mi chiede Amy con i suoi occhioni, e non potrei dirle di no nemmeno se mi chiedesse di prenderle la Luna.

<<Certo, a che cosa volete giocare?>>

<<Acchiapparella>> esclamano insieme.

C'è chi va in palestra e chi corre dietro alle cugine di cinque anni: io appartengo ovviamente alla seconda categoria, anche perché l'ora di educazione fisica l'ho sempre detestata per via della mia goffaggine.

Tutti gli altri genitori al parco iniziano a guardarmi in modo strano, i bambini mi indicano e bisbigliano tra di loro ma li ignoro. Vorrei far capire alle gemelle che devono sempre fare quello che sentono, senza sentirsi condizionare dall'ambiente circostante. Per quanto mi riguarda dopo ci metteremo ad abbracciare gli alberi solo per far indignare maggiormente tutti gli adulti presenti.

Mentre penso tutte queste cose non vedo un sasso davanti a me e inciampo rovinosamente. Cado in avanti come un sacco di patate e quando le gemelle se ne rendono conto arrivano immediatamente a chiedermi come sto.

<<Tutto bene non preoccupatevi. Sono indistruttibile>> non è vero, mi fa un male allucinante la caviglia sinistra ma non voglio ammetterlo. Insomma, ho diciassette anni, non ottanta; il mio fisico dovrebbe essere pronto a reggere questi piccoli incidenti.

<<Che ne dite di andare a prendere un bel gelato al carretto all'ingresso del parco?>> anche se la vera richiesta sarebbe "vi va di lasciarmi qui da solo mentre cerco un modo per alzarmi senza fare ulteriori pessime figure".

<<Certo!>> Beth si sta già leccando i baffi, ed io non riesco a non reprimere un sorriso.

<<Allora andate a prendere il mio zaino>> indico la panchina vicino alle altalene dove l'ho lasciato prima di venire a giocare con loro. Annuiscono, camminando per mano, si iniziano a dirigere verso il posto che ho indicato loro.

Stringendo i denti cerco di alzarmi, una fitta mi parte dalla caviglia sinistra per poi allungarsi per tutto il polpaccio. Forse dovrei seriamente iscrivermi in palestra.

Mantenendo lo sguardo fisso sulle gemelle, che sembrano essersi distratte dalla missione che avevo affidato loro, riesco a muovere qualche passo incerto verso di loro. Zoppico platealmente, e ogni passo mi fa pentire di essere nato ma Amy e Beth devono avere quel gelato ora che l'ho promesso. E poi devo raggiungere il mio zaino se voglio prendere il cellulare e chiamare qualcuno che venga in nostro soccorso.

<<Luke?>>

Ci mancava solo che qualcuno mi riconoscesse in queste condizioni, zoppicante e sporco di terra sulle ginocchia. Non so se essere felice del fatto che la voce che mi ha appena richiamato non appartiene a Michael o essere triste nella constatazione che non si tratta di lui.

<<Trevor?>> la sorpresa è chiara nell'espressioni di entrambi e nella nostra voce. Non ci vediamo da un anno, e le probabilità che ci rivedessimo erano davvero basse. Ok, forse non così basse come speravo dato che non trascorro le mie vacanze a New York ma in un piccolo paese del mid-west. 

Holiday||Muke ClemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora