letto da una piazza

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Clarke
"Ehy ciao.. ma te cosa ci fai qui?" chiesi
"È con me" disse una voce alle mie spalle, una voce che conoscevo benissimo.

"Sorpresaaa!" gridarono Aden e Madi all'unisono.
Mi girai e, come avevo pensato, c'era Lexa appoggiata al muro che mi fissava. I suoi occhi non avevano più quel verde smeraldo che tanto ho amato, ora era più un verde stagnante, quasi spento.
"Aden, ti va di vedere i cavalli?" chiese Madi, intuendo che di lì a poco si sarebbe scatenato un putiferio
"Oddio si" esclamò Aden tutto contento, probabilmente senza aver capito il messaggio nascosto
Come due fidanzatini si presero per mano e uscirono, erano adorabili.
Gli seguii con lo sguardo mentre uscivano, poi mi rigirai verso di te ma non ti guardai, preferivo fissare il mio bel pavimento
"Ciao" la tua voce dolce e profonda mi era mancata
"Ciao.." sospirai
Alzai finalmente gli occhi e incontrai il tuo verde che, a differenza di 2 minuti fa, si era fatto più vivo.
Senza la mia volontà mi persi nelle tue foreste, mentre te stavi navigando nel mio blu già da un po'.
Non so dire quanto tempo era passato, so solo che in quelle iridi nere vidi tutto ciò che eravamo state, tutte le sensazioni, la passione, l'amore, le risate, i pianti. Tutto. Vedevo solo cose felici, non la nostra ultima litigata o le varie scenate di gelosia no, solo noi.
Notai che stavi per dire qualcosa ma io non ti lasciai iniziare, mi avvicinai pericolosamente a te e allacciai le mie mani al tuo collo prima di abbracciarti. Non sapevo perché lo stavo facendo. Io ero arrabbiata con te. Il mio corpo si era mosso senza un mio segnale, ma lo ringrazio perché non avrei avuto il coraggio di fare una cosa del genere.
"Mi sei mancata" fu l'unica cosa che riuscii a dire prima di scoppiare in un pianto isterico.
Le tue braccia andarono sui miei fianchi e mi strinsero più vicino al tuo corpo, nonostante non potessi vederti sapevo che sulla tua faccia si era formato uno dei tuoi soliti ghigni che tanto adoravo.
Misi la mia testa nell'incavo tra il collo e la spalla, annusai il tuo profumo che mi era mancato.
"Anche te mi sei mancata" risposi a voce bassa, come per non svegliarmi da quel sogno.
"Dovremmo parlare io e te" aggiunsi qualche minuto dopo
"Shh ora voglio solo godermi questo momento" fu la mia risposta, ora non avevo voglia di parlare o ricordare cose del passato, volevo solo concentrarmi nel presente.

Lexa
Clarke com'è possibile che mandi sempre a puttane i miei piani? Mi ero fatta un discorso tanto carino e te te ne esci con un 'non voglio parlare ora'... uffa, per una volta che mi impegno seriamente...
Eravamo ancora abbracciate, io con le spalle appoggiate al muro e te praticamente in braccio, non che mi dispiacesse.
Con una mano ti tenevo saldo il fianco, come per paura che potessi scappare, con l'altra ti facevo delle carezze su e giù per la schiena.
D'un tratto ti staccai, presi la mia mano e mi portai in camera tua, ti distesi sul letto e io mi misi di fianco a te. Non nascondo di aver frainteso quel gesto in un primo momento.
Il tuo letto da una piazza era un po' piccolo per entrambe, nonostante stessi per cadere da un momento all'altro mi concentrai su di te. Ti eri appoggiata alla mia spalla, come al solito, e stavi giocherellando con i miei capelli. Sembravi quasi ipnotizzata, come una bambina quando vede un gioco, i tuoi occhi erano saldi sulla mia ciocca e le tue dita si stavano districando nei miei capelli castani. Ora eri rilassata, il pianto di prima ti avrà dato una mano a sfogarti, chissà quante cose ti tieni dentro. Distolsi lo sguardo da te e esaminai la tua camera: era medio-grande, quasi come la mia, le pareti erano bianche e dal soffitto pendeva un lampadario in tela, molto semplice, il letto, a sinistra della porta, era attaccato al muro, di fianco c'era un comodino con una pila di libri sugli astri e giornalini su Star Wars, davanti al letto c'era una libreria con tutti i libri di scuola in ordine per colore e grandezza, con che voglia gli hai messi tutti in ordine così, non lo scoprirò mai. A destra della porta c'era una scrivania in marmo piena di fogli e penne, di fianco un baule in legno con sopra uno specchietto e infine, proprio nella parete opposta alla porta, una finestra. Era una finestra gigante, le tende bianche facevano filtrare in parte la luce, rendeva tutto molto rilassante. Proprio sotto la finestra c'era un cavalletto con una tela bianca, di fianco un mucchio di tele e disegni vari sparsi.
Cercai di esaminarli, per quanto possibile perché tutti ammucchiati e mezzi nascosti. Uno in particolare catturò la mia attenzione: era una tela più grande delle altre, quasi totalmente bianca se non per un occhio verde al centro. Era davvero bellissimo, sembrava quasi vero. Al suo interno non era un colore unico, bensì ci avevi disegnato una foresta, senza tronchi, solo le cime degli alberi. Nell'iride, in mezzo al nero, c'era un mare o comunque dell'acqua. In un primo momento pensai che fosse solo un disegno astratto, poi ci ragionai su e pensai che quello poteva essere il mio occhio che rifletteva il tuo.
Non ti chiesi niente, sapevo che avresti raccontato tutto fuorché la verità, perciò mi accontentai della mia bella tesi.
"Ok, penso di essere pronta" dissi te staccandoti dalla mia spalla e mettendoti seduta.
Feci un respiro profondo, metabolizzai che era il momento di tirare fuori le palle e fare un bel discorso ma mi accorsi di non ricordarlo più. Lo avevo studiato per filo e per segno e giurerei che 5 minuti fa lo sapevo.
Il mio cervello andò in panico, che cosa devo dire ora?
Mi misi nella tua stessa posizione per cominciare, poi vedendo che stavo zitta iniziasti tu
"Lexa, mi devo scusare c.."
"No."
"Come?"
"Non ti devi scusare, o meglio si"
"Non capisco" la tua faccia mi guardava interrogativa, non capiva, neanche io capivo ciò che avevo appena detto in realtà
"Quello che voglio dire è che mi ci sono voluti quattro mesi e mezzo per capire che non era colpa tua, o non totalmente"
Feci una piccola pausa
"La colpa è di tutti e due"
"Io e te?"
"No. Me e Bellamy. Lui perché beh, lo sappiamo insomma. Io perché ho scaricato su di te tutta la mia rabbia, ti ho incolpato di cose di cui eri totalmente innocente. In questi quattro mesi e mezzo ho ragionato. Pensavo che fosse successo ancora, come Costia. Poi ho capito.."
"Cosa?"
"Che te non sei lei" dissi guardandola negli occhi
"Te mi hai fatto ridere.."
"Piangere"
"Ma sopratutto ridere, mi hai amato, o almeno penso" dissi cercando di strapparti un sorriso che puntualmente arrivò
"Hai accettato la mia situazione e il mio problema, mi hai aiutato e guarda" dissi tirandomi su le maniche e facendo vedere le cicatrici dei tagli
"Tre mesi"
I tuoi occhi si illuminarono, un sorriso a trentadue denti si sostituì all'altro e al bordo dei tuoi occhi si formarono delle lacrime
"E come ho fatto ad aiutarti in questo?" mi chiesi mentre mi toccavi le cicatrici
"Semplicemente ho pensato che non ci saresti stata te a fasciarmi, non ne valeva la pena"
I tuoi occhi ora erano fissi suoi miei, una lacrimuccia ti bagnò la guancia rossa e io, con un gesto automatico, la tolsi col pollice.
"Clarke te sei stata una vittima in tutto questo, ok forse hai delle colpe ma anche solo il fatto di avermelo detto, essere stata sincera con me conta molto. Non nascondo che passo le notti a pensare a cosa ti avrebbe potuto fare se te non lo avessi respinto, ma non sarebbe stato da te, lo so."
"E come lo sai?"
"Perché ti conosco"
"Non mi conosci in realtà" risposi te distogliendo lo sguardo.
"Allora perché ti amo"
Rigirasti la testa verso di me, mi stupii anche io di ciò che avevo appena detto. Non tanto per il 'ti amo' ma per come lo avevo detto, non so qual'era la differenza con le altre volte ma questa volta era diverso.
Ora più che i tuoi occhi fissavo le tue labbra, quelle labbra che avevo bramato così tanto negli ultimi mesi erano lì, davanti a me quindi... perché non cogliere l'occasione?
Ti misi una mano dietro la nuca e ti avvicinai a me, te non opposi resistenza anzi, ti misi a cavalcioni sopra di me e ancorasti le tue mani sul mio viso. Quel bacio era carico di passione, nostalgia e felicità. Le tue labbra mi erano mancate così tanto.
Lasciai che la tua lingua entrasse a esplorare la mia bocca, nonostante la conoscesse già bene, ti spostai i capelli a lato e dopo aver visitato anche la tua bocca mi spostai sul tuo collo.
Il tuo respiro già affannato aumentò, ma non volevo buttare tutto ciò che avevamo appena ricostruito sul sesso.
Magari non eri ancora pronta, non sapevo neanche se avessimo effettivamente fatto pace, quindi mi accontentai di torturarti un po'.
Ti lasciai dei marchi qui e là, poi ritornai sulla tua bocca.
Sbilanciasti il peso in modo da farmi cadere indietro sul letto, ma come avevo detto prima il letto era un po' piccolo per entrambe, infatti cademmo per terra.
Entrambe avevamo i piedi all'aria, ci girammo verso l'altra e scoppiammo a ridere. Mi eri mancata Clarke.

Foreste nell'oceanoWhere stories live. Discover now