la testa bionda

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Clarke
Dopo circa una mezzoretta uscii dalla tenda, avevo vomitato 2 volte ma con la camomilla che mi portò Wells mi ripresi. Mi ero cambiata, avevo dei pantaloni della tuta di Wells e una felpona extra large con la cerniera aperta davanti che faceva uscire il mio reggiseno nero è la mia pancia nuda (mi ero tolta la maglietta perché era tutta bagnata di alcol e sporca di terra per le varie cadute che ho fatto prima di raggiungere la tenda).
Arrivai dove c'erano i ragazzi, alcuni si stavano ancora ubriacando, altri stavano ballando e cantando mezzi nudi, altri vomitando, altri ancora erano spariti. Come al solito Wells era da solo, stava mettendo tutto apposto per accendere il falò.
"Ti sei ripresa?" mi chiese con un tono misto ironico e preoccupato mentre mi avvicinavo
"Quasi totalmente, è stata una delle mie sbronze peggiori" risposi ridendo e avvicinandomi a lui con la mano sulla fronte
"Ecco il telefono" disse tirandoselo fuori dalla tasca dei pantaloni e dandomelo
"Chi era?"
"Ah dei call center, mi volevano vendere una lavatrice che cucinava il pollo"
"Davvero?"
"No, ma volevano che comprassi la nuova aspirapolvere Madison 2.0"
"Questo è più credibile" dissi con una mano sulle tempie
"Hai mal di testa?"
"Effetti dopo sbornia" dissi sistemando delle pietre in modo da formare un cerchio.
Calò il silenzio tra di noi, lui mi mando a recuperare quelli abbastanza sobri per mangiare qualcosa cucinato al falò, gli altri gli ho mandati in tenda, se anche loro fossero venuti probabilmente si sarebbero buttati dentro alle fiamme cercando di saltare il falò come ostacolo e io sono in vacanza, non ho voglia di applicare le mie conoscenze mediche dei deficienti.
Finito di mandare gli sbronzi nelle loro tende, ritornai al falò. Wells era riuscito ad accenderlo e le fiamme erano bellissime e giganti. Ti sarebbe piaciuto. Misimo un po' di marshmallow su degli stecchini e gli cucinammo, presimo dei biscotti e del cioccolato facendo una specie di panino e gli mangiammo. Questa era una delle classiche ricette che fanno i boy scout nei film e devo dire che c'era da leccarsi i baffi.
Parlammo del più e del meno e circa alle 2 tutti erano rientrati nelle loro tende...tutti fuorché io e Wells.
Eravamo stesi per terra, la testa appoggiata a un tronco vicino al falò, iniziava a fare davvero freddo ma il fuoco era ancora vivo.
"Wells"
"Si?"
"Secondo te le manco?" Chiesi girandomi verso di lui
"Secondo me siete due sceme che non vogliono fare il primo passo perché sono troppo fiere nonostante vi amiate, ma comunque si, penso che le manchi"
Girai gli occhi per la batosta che mi aveva appena dato Wells
"E a te manca lei?" mi chiese molto sinceramente
"Si..." sospirai "ma mi odia, quindi anche se mi ama non tornerà mai da me" dissi mettendomi seduta
"Ma va che non ti odia"
"E te che ne sai?"
"Se ti odiasse prima non ti-" si bloccò
"Prima non ti cosa?" gli chiesi
"Niente"
"Cosa Wells? Prima non ti cosa?" iniziavo a scaldarmi, odio la gente che prima inizia a dire le cose e poi ti tiene sulle spine.
Lui continuò a non rispondere, su questo era bravissimo, poteva tenere il muso e non parlare per un sacco di tempo, al contrario mio che dopo 5 minuti sbotto
"E va bene, io me ne vado a letto" dissi marcando io mio tono scazzato.
"Se dormissimo sotto le stelle? Come ai vecchi tempi?"
Quella domanda mi fece riaffiorare un sacco di ricordi, quando a 13 anni facevamo le scampagnate, le notti sotto le stelle a fumare, le corse con i cavalli sotto la luce candida della luna.. mi scese una lacrimuccia al ricordo di quei tempi felici, quando non volevamo saperne di amore ma solo di divertirci, quando la cosa che ci faceva venire il mal di pancia dalle risate era una scoreggia, le gare di rutti e a chi sputava più lontano, le corse e le arrampicate nel bosco, le notti di Halloween alla ricerca delle case stregate e di qualche mostro, quando prendevamo i cavalli e cercavamo la fine dell'arcobaleno... quelli sì che erano tempi felici.
Mi stesi di fianco a lui che intanto era lì impegnato a fare una treccia con della paglia e dei fili d'erba, mi appoggiai alla sua spalla, come mi era solito fare, e riempì le mie narici del suo profumo.
Ho sempre amato il profumo di Wells, usava un'essenza di pino e resina, sapeva sempre di fresco e di casa. Lui era la mia casa, o una delle tante insomma..
Passammo la serata riportando a vita dei ricordi di secoli fa e quando anche il fuoco decise che era ora di dormire, si spense e noi ci lasciammo cadere nelle braccia di Morfeo.
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È passata circa una settimana da quella bella festicciola, erano più o meno le quattro del pomeriggio e come al solito ero chiusa in camera a disegnare. Non sapevo neanche io cosa stavo facendo, la mia mano era completamente disconnessa dal mio cervello, era cullata dal suono della musica che il giradischi in vinile stava producendo.
Era un disco di musica senza testo, al pianoforte.
Adoravo quel suono, qualche nota al piano la so fare, ma quello che suona è Wells, lui sa fare praticamente tutto. Mi insegnò i nomi delle note quando avevamo circa 10 anni, lui lo suona da quando è piccolo, è sua mamma che gli ha trasmesso la passione.
Ho sempre amato sentire la mamma di Wells suonare, toccava i tasti con una delicatezza tale che sembrava che gli sfiorasse per non fargli male, sapeva fare tutto: musica classica, jazz, pop.
Una volta io e Wells ci eravamo messi in testa di fare una band, io ero la cantante e la disegnatrice di costumi, lui il batterista e la seconda voce e sua mamma la pianista.
Avevo persino fatto i nostri 'costumi di scena', che in realtà erano delle tovaglie con dei buchi, ma con i nostri 8 anni pensavamo fossero qualcosa comparabile a Luis Vuitton o Gucci... inutile dire che quando mia madre le vide si arrabbiò un sacco perché non avevamo più tovaglie, ma mio padre prontamente rispose che quando saremmo diventati famosi poteva prendersi tutte le tovaglie del mondo.
Da lì finì la band, o meglio, finì nel momento in cui dissi che ci servivano dei nuovi vestiti di scena.
Riaprii gli occhi che erano sempre stati chiusi e guardai la mia creazione.. un grande occhio verde. Inutile dire che sapevo già a chi apparteneva. Misi la tela con le altre, chiusi il giradischi e mi stesi a letto, mi era passata la voglia di disegnare.
Cercai di chiudere gli occhi ma non ci riuscii a causa dei continui urletti di Madi e un altro bambino che aveva invitato a casa probabilmente, penso sia Luca, uno dei suoi migliori amici.
Dopo circa 15 minuti mi arresi, ormai non avrei più preso sonno, così uscii dalla stanza e mi diressi in salotto, da dove provenivano quelle urla strazianti.
Girai l'angolo e vidi Madi che giocava con un ragazzino biondo, mi sembrarono molto familiari quei suoi tratti e quando alzò gli occhi verso verso di me per salutarmi ebbi la conferma di chi fosse.
"Ehy è arrivata Clarke!" urlò Madi contenta, prendendo per mano la testa bionda portandolo vicino a me
"Aden lui è mia sorella, Clarke lui è Aden"
Il poveretto era tutto timido, cercava di non darlo a vedere mantenendo il contatto visivo, ma dalle sue iridi vedevo che era abbastanza a disagio
"Ehy ciao.. ma te cosa ci fai qui?" chiesi
"È con me" disse una voce alle mie spalle, una voce che conoscevo benissimo.

Foreste nell'oceanoWo Geschichten leben. Entdecke jetzt