È il primo giorno per tutti

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Clarke
Il primo giorno di college, o almeno il mio primo giorno.
Già, è dicembre e io ho appena cambiato scuola, Harvard non faceva per me e anche se mi dispiace lasciare Wells da solo so che alla fine se la caverà. Wells è il mio migliore amico, ci conosciamo sin da piccoli e le nostre famiglie erano e sono vicine di casa, un po' mi mancherà ma sia io che lui avevamo bisogno di cambiare aria.
Salutare mia madre è stato estenuante, se solo avesse la possibilità si trasferirebbe anche lei qui per non lasciarmi sola. Da quando papà è morto mamma ha avuto costante bisogno di me ma ora ha incontrato Kane e so che lui se ne prenderà cura meglio di quanto io possa fare.
Stare lontano da loro e dalle loro smancerie mi farà bene.
Dopo una serie di abbracci misto lacrime da parte sua finalmente potei iniziare la mia nuova vita. Appena oltrepassati i grandi cancelli del college mi ritrovai in un giardino immenso, pieno di aiuole con fiori di ogni tipo: tulipani, rose, girasoli, ortensie, violette.., per chi è allergico al polline questo posto in primavera sarà un incubo..
Mi fermai un attimo ad analizzare il posto, il college era un palazzone gigante, sembrava quasi un insieme di 3 ville, dalle finestre scendevano qui e là dei rampicanti che davano un tocco antico, c'erano un sacco di vetrate colorate e la scritta "Grannyston College" sovrastava su tutto il resto.
Quando entrai nella hall vidi un paio di studenti che parlavano, chattavano o leggevano seduti sui dei divanetti e poltrone situati al centro della stanza. Fu la vicepreside ad accogliermi, mi fece una breve presentazione della scuola e poi mi diede un foglio dove dovevo segnare a quali corsi, lezioni, attività extra-scolastiche e sport volevo partecipare. Io, dato che sono una ragazza pigra e che non si preoccupa della scuola più di tanto, sbarrai sia le attività  extra-scolastiche che gli sport, siamo a dicembre, ho tempo fino a giugno per preparami alla prova costume e poi non sarei io se non mi prendessi all'ultimo con tutto.
Ho aderito al corso di medicina, purtroppo questo corso ha già delle lezioni pre-impostate e purtroppo non potrò saltare le ore di matematica applicata in più che sono previste.. odio la matematica.
Una volta compilato il tutto sono andata all'ufficio dei bidelli, ho consegnato il foglio così che potessero farmi l'orario e mi hanno dato una mappa dell'istituto e la chiave della stanza. So già che dovrò condividerla con altre 2 ragazze, non so niente su di loro, spero solo che non siano maniache dell'ordine o cose così perché io e il disordine andiamo a braccetto.
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Sono quasi 15 minuti che giro in tondo, sono sicura di aver visto quella macchinetta con quel ragazzo che beve il caffè almeno 7 volte.
Decisi di fermarmi dato che non aveva senso girare a vuoto, presi un respiro e mi avvicinai al ragazzo che stava sorseggiando il suo caffè.
"Ciao" dissi con tono timido
"Ciao" disse il ragazzo, aveva una voce ferma e tranquilla, mi rassicurò
"Scusa il disturbo ma non riesco proprio a trovare la mia stanza è la.." presi la chiave per controllare e non dire sciocchezze, dato che la mia memoria è uguale se non peggio, a quella di un pesce
"..la 398, ala sud-est, al secondo piano"
"Si la conosco, se non sbaglio è quella di mia sorella, te devi essere la nuova arrivata giusto?"
"Già" iniziai ad arrossire dall'imbarazzo, spero non l'abbia notato
"In questo caso piacere Bellamy, sono del secondo anno e fratello di Octavia"
"Piacere Clarke, sono del primo anno, non conosco nessuno e mi perderò altre 100 volte"
Accennò a una faccia divertita
"Meglio andare, tra poco ho lezione"
Buttò via il caffè e mi prese la cartina dalle mani, come se ne avesse bisogno.
Aveva un passo spedito, stentavo a stargli dietro prima di prendere il suo ritmo, in questo arco di tempo lo guardai meglio, aveva la divisa della scuola, scarpe sportive, la camicia fuori dai pantaloni, la cravatta smollata, il bottone del collettò aperto che lasciava intravedere la maglietta, aveva i capelli neri arruffati ed era pieno di lentiggini, alto e snello. Non era male.
Ero così avvolta nei miei pensieri che quando si fermò perché eravamo arrivati andai a sbattere contro la sua schiena, lui se la rise divertito, io intanto ero rossa come un pomodoro.
"Scusami, oggi ho la testa tra le nuvole"
"Tranquilla, è il primo giorno per tutti"
Mi ridiede la cartina
"Grazie ancora, senza di te ora starei girando intorno a quella macchinetta"
"Probabile, la mia stanza è la 008 nell'Ala sud-ovest, piano terra, se hai bisogno sono lì il più dei pomeriggi"
"Qualcosa mi dice che sarò costantemente lì"
Entrambi scoppiammo a ridere per questo mezzo tentativo di flirt andato a male
"Allora ci vediamo principessa"
Disse mentre se ne stava già andando senza darmi possibilità di replica.
Ancora un po' scombussolata bussai alla porta, le chiavi le avevo ma mi sembrava più educato bussare, non mi avevano mai visto, potevano pensare che fossi un'intrusa.
Ad aprirmi fu una ragazza alta circa come me, carnagione abbronzata, aveva dei jeans lunghi a mo' militare, una maglia bianca che le arrivava alle ginocchia, i capelli castani erano raccolti in uno chignon morbido, aveva la matita nera e un po' di mascara che le facevano risaltare gli occhioni marroni, al polso aveva un polsino, qualche anello e una collanina che però era quasi totalmente coperta dalla maglia.
"Te sei la nuova, giusto?" disse la ragazza con un tono di superiorità, dopo avermi squadrato
"Si, sono Clarke, è la stanza giusta?"
"Purtroppo" si scansò e mi lasciò entrare
Era un grande appartamento, appena entrai vidi i letti sfatti (ero già più tranquilla), gli armadi, una libreria e una serie di comodini dove c'era anche una tv
"Rae fai la gentile, fai vedere alla nuova il suo armadio e dove sistemare le sue cose" disse una voce che suppongo arrivasse da quello che era il bagno
"Io dovevo uscire" borbottò 'Rae'
Dopo aver lasciato giù le cose da un angolo spuntò una ragazza, qualche centimetro più alta di me che mi salutò con un piccolo urletto per poi abbracciarmi.
"Io sono Octavia, lei è Raven, fa la dura ma quando si apre è uno spasso fidati"
"Guarda che ho la bocca per presentarmi"
"Non lo hai fatto e allora lo faccio io"
Mi misi in mezzo prima di ritrovarmi in un litigio
"Comunque piacere Clarke"
"Io ora vado che sono in ritardo, le presentazioni ufficiose le faremo stasera, prendo cinese?"
"No messicano, cinese lo abbiamo mangiato 3 giorni fa, Clarke ti piace il messicano?"
"Io in realtà opterei per un bel Mc Menù"
"Bell'idea biondina" disse Raven sempre con quel suo tono di superiorità
"Bene, bye bye vado"

"Dove va?" Chiesi a Octavia una volta che Raven uscì
"Ah non lo so, potrebbe andare da Murphy, come potrebbe andare in laboratorio a studiare, imbullonare e saldare, o costruire un razzo per poi lanciarlo sopra la casa di Finn, in palestra, andare da Luna, al bar dove lavora.. Raven è imprevedibile ha sempre nuove idee"
"Perché vuole lanciare un razzo sopra casa di Finn? E chi è Luna?" non so perché l'ho chiesto, non sono fatti miei e non mi interessavano neanche, fu più una domanda istintiva
"Che ficcanaso che dei Clarky" Octavia mi lanciò un cuscino in modo scherzoso
"Tanto lo verrai a sapere lo stesso stasera quando Rae sarà ubriaca, comunque Finn è il suo ex che dopo 3 anni di relazione ha deciso di mollarla per messaggio dicendole 'non sono pronto a una cosa seria' anche se sappiamo che aveva già un altra"
Fece una piccola pausa
"Per quanto riguarda Luna, lei è una ragazza con qui Rae si sta sentendo da un po', fa parte del gruppetto di Lincoln il mio ragazzo"
Mi imbambolai un attimo cercando di mettere in ordine le nuove informazioni che il mio cervello stava acquisendo, si vede che ho fatto qualche smorfia perché Octavia se ne uscì con un "vieni te li faccio conoscere direttamente" e senza darmi possibilità di scelta eravamo già fuori dalla stanza.
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Prima di andare nella stanza di Lincoln, Octavia mi fece fare un tour veloce dell'istituto, ho capito che i laboratori sono nell'ala nord, all'ala nord-est le classi, a nord-ovest la mensa, a sud-est le stanze delle ragazze, a sud-ovest quelle dei ragazzi e altre cose. Mi ha detto anche che ci sonno 2 coprifuochi, uno alle 11.30 per rientrare al college se si è usciti e uno mezzanotte, dov'è tutte le femmine e i maschi devono essere divisi. Questi però non valgono nel weekend dove si può anche dormire fuori dal college o in altre stanze.
Dopo il mini tour andammo al terzo piano dove c'era la stanza di Lincoln, da quanto ho capito anche lui fa il mio stesso corso.
Una volta davanti alla stanza 601 ci aprì un ragazzo alto, più di 1.80, quasi pelato, aveva i pantaloni corti, una maglietta bianca che lasciava intravedere i tatuaggi sparsi per il corpo, scarpe da ginnastica, alcuni braccialetti ed anelli, un piccolo dilatatore sull'orecchio destro ed un paio di orecchini sul sinistro
"Hey bellezza come andiamo" disse Octavia prima di dargli un bacio sulla guancia ed entrare
"Oh quasi dimenticavo, lei è Clarke, la nuova coinquilina, Clarke, lui è Lincoln, il mio ragazzo" disse sottolineando l'ultima frase
Dopo una serie di presentazioni entrai, vidi tre ragazze, una era stesa su un letto a mangiare patatine, era in tuta, aveva dei colpi di sole e una faccia asiatica, stava parlando con Octavia, un'altra era appena uscita con un panino dalla cucina, alta, mora con delle mash azzurrine, riccia, aveva una maglia nera che le arrivava sotto le ginocchia con sotto dei mini shorts bianchi e poi una di spalle in piedi vicino alla finestra che stava fumando, i capelli erano liberi, lisci e castani, lei aveva solo i pantaloni della tuta, da cui si potevano vedere le mutande della Kelvin Klein, con il reggiseno abbinato, un paio di anelli sulla mano, braccialetti e qualche tatuaggio qui e là..
"Clarke loro sono Anya.." Lincoln indicò la ragazza che stava sul letto "..Luna" indicò quella che stava addentando il panino "..e Lexa" indicando quella che stava fumando.
"Piacere" disse Luna, con mezzo panino in bocca che tra poco si strozzava,
Anya fece un leggero movimento con la testa ma non un vero e proprio saluto, Lexa invece fece un tiro lungo per poi buttare la sigaretta, avvicinarsi e stendere la mano verso di me
"Piacere" disse, la sua era una voce tranquilla, bassa e roca, molto sensuale e decisa
"Piacere" dissi prima di stringerle la mano.
Alzai leggermente il mio sguardo che era rimasto fisso sul pavimento e mi ritrovai persa in due occhioni verdi.

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