Sei più brava dal vivo che nel sogno

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Clarke
Siamo appena arrivate in stanza, come sempre in quei 2 giorni presi una delle tue magliette per stare comoda, te ormai non facevi caso alla cosa.
Ci stendemmo sul letto e iniziammo a parlare del più e del meno. Io ero distratta, non sapevo cosa fare. Volevo baciarti, eccome se lo volevo. Allo stesso tempo però non volevo entrare nella tua bolla, quella mattina ti avevo rifiutato ed ora mi stavo già pentendo della mia scelta.
Te parlavi un po' di tutto: passioni, serie tv, cosa vorresti fare dopo il college, il tuo animale preferito, il tuo colore preferito.. ma avevo l'impressione che mi stessi nascondendo qualcosa, quel pomeriggio al bar Murphy rispose alla mia domanda 'Sai dov'è andata Lexa' con un 'dalla psicologa per problemi di rabbia' ma io non ci credevo, te sei la persona con più auto controllo che conosca, ti ho vista tenere su una conversazione di quasi 15 minuti per come si inzuppavano le gocciole con Raven e te eri decisa con la tua tesi, infatti alla fine hai vinto. Mentre parlavi eravamo stese ed iniziai a giocherellare con le tue mani, l'intento era quello di vedere se le nocche erano rotte o arrossate ma erano perfettamente normali. Vidi che mi controllavi ogni tanto, c'è qualcosa che ti preoccupa. Lo vedo nel tuo sguardo. Lo sento nelle pause che fai quando ti volti a controllare. Guardo le tue mani ma non ci trovo niente di strano, mi soffermo sul tuo polso e sui tuoi braccialetti, uno in particolare aveva attirato la mia attenzione: era formato da tre settori, il primo uno strato di cuoio, il secondo un intreccio di fili marroni e il terzo sempre cuoio. Era molto semplice ma molto bello allo stesso tempo.
Cercai di sfilartelo per provarmelo ma prima che potessi toccarti il polso con un movimento brusco lo allontanai da me
"Che fai?" avevi un tono spaventato è arrabbiato, più o meno come quando da piccolo eri al supermercato e perdevi tua mamma tra le corsie, una volta che ti trovava il tono era sempre quello.
"I-io volevo solo provarmi i-il tuo bracciale..Scusami dovevo chiedertelo.."
Ti tolsi il bracciale e me lo diedi
"Ecco, contenta?" eri scazzata
"Lexa che hai? Scusa, se ti da tanto fastidio tieniti il tuo braccialetto" risposi a tono
"Non è quello"
"E cosa"
"Lascia stare"
"Dimmi che hai"
"No, non capiresti e non voglio sentirmi dire delle cose che già so"
"Starò zitta e lascerò che mi spieghi"
No, io non mollo.
Sospirasti e dopo ti tolsi tutti i bracciali. Si intravedeva un leggero dislivello e da quello tolsi una garza mostrandomi il tuo povero polso pieno di tagli e cicatrici
"Contenta?" eri un mix tra imbarazzata e scazzata
E ora che faccio? Non mi sono mai trovata in una situazione del genere. Ragionai un attimo su cosa dire però poi pensai che il silenzio vale più di mille parole no? Allora, sempre molto lentamente, ti presi il polso e lo portai vicino al mio viso per poi lasciarci sopra dei piccoli baci.
Erano baci lievi, come se la tua pelle fosse rovente e le mie labbra avessero paura di scottarsi.
"Lo supererai" dissi e mentre alzavo lo sguardo vidi che dal tuo occhio destro era scesa un lacrima.
La spostai col pollice e ti rivolsi un sorriso prima di andare a prendere il kit medico per cambiarti la garza.
Te rimasi in silenzio tutto il tempo, anche quando ti disinfettavo e ti fasciavo.
"Grazie" dissi una volta finito
Ti guardai, guardai le tue labbra e di nuovo te.
Spostai un ciuffetto ribelle che era caduto in mezzo al tuo viso e lo rimisi dietro l'orecchio.
"Lexa io ti devo dire una cos.."
non feci a tempo a finire la frase che annullasti la distanza che c'era tra di noi, le tue labbra morbide e carnose mi erano mancate così tanto. Il loro tocco era aggraziato e gentile ma allo stesso tempo nascondevano lussuria e passione.
La tua lingua entrò senza bussare e iniziò a giocare ad acchiapparella con la mia, si rincorrevano tra la mia e la tua bocca mentre i nostri respiri affannati le accompagnavano.
Ti tirai giù in modo che fossi stesa sopra di me. Una volta che i nostri corpi furono a contatto sentii i miei slip bagnarsi e il mio basso ventre formicolare, Lexa ti bramo più di ogni altra cosa.
"Sei sicura?" Dissi staccandoti un attimo da me, il dubbio che ti aveva fermata quella mattina era ritornato.
Le tue labbra erano arrossate, le pupille nere coprivamo quasi totalmente il tuo bellissimo verde smeraldo ed entrambe avevamo il fiato pesante.
Ti tirai giù a me e tra un bacio e l'altro sospirai un 'Si' un po' strozzato.
Ti tolsi la maglietta e te feci lo stesso.
Piano piano iniziasti a scendere, il collo, la clavicola, lo sterno, iniziasti a lasciare marchi un po' dappertutto. Mi tolsi il reggiseno e ti soffermasti a giocherellare con la lingua con i miei capezzoli alternando dei cerchi piccoli e poi grandi.
Sempre molto lentamente e sensualmente andasti un po' più giù, scesi sulla pancia, sotto l'ombelico e arrivasti all'entrata dei miei slip
"Dio è una cascata qua sotto"
"La colpa è solo tua"
Ti misi a ridere per poi, con una delicatezza di un angelo, togliermi i miei slip ormai fradici.
Iniziasti a baciarmi l'interno coscia ed io lasciai andare qualche gemito che non riuscivo a trattenere, con le mani stringevo e lasciavo le lenzuola, il mio fiato era ancora più pesante e la tua lingua intanto esplorava.
Piano piano sentii che ti stavi avvicinando alla mia femminilità, questione di poco prima di sentire le tue dita che andavano a diretto contatto con il mio sesso. Un paio di spinte e un orgasmo uscii dalla mia bocca.
Sembravi soddisfatta, mi tirai su e mi misi a cavalcioni su di te
"Non abbiamo mica finito" dissi te con un piccolo sorrisetto appena accennato sulle labbra che mi mandava in tilt gli ormoni
Ti stesi e capii cosa volevi, avanzai un po' e misi il mio centro sopra la tua faccia. Sentii la tua lingua umida entrare dentro di me, le tue mani erano salde sui miei fianchi ma dato che non eravamo in chiesa le tirai su e le misi sul mio seno.
Il mio bacino faceva su e giù e te intanto leccavi e succhiavi il mio nettare creandomi un piacere che dovrebbe essere proibito.
Nel momento in cui venii gemiti, orgasmi e sospiri lasciarono la mia bocca come in coro, senza preoccuparmi del volume con cui uscivano.
Una volta finita quella danza divina mi stesi tremante di piacere di fianco a te
"Altro che festa di Lincoln" dissi ancora affannata
Te ti misi a ridere e mi baciai per regolarizzare il mio respiro, ma dato che quel bacio era troppo casto per i mie gusti, stavolta fu la mia lingua a entrare senza permesso.
Dopo un po' ti staccai e ti alzai, ti rivestii e mi lanciai la maglietta addosso
"Sono le 11.30, meglio che torni nella tua stanza, domani hai lezione e la domenica non si può dormire fuori dal proprio appartamento.. ah e tieni" mi lanciai degli slip nuovo "i tuoi sono fradici"
Scoppiammo a ridere e mi accompagnai fino in stanza, mi lasciai un lieve bacio della buonanotte, dopodiché entrai in camera e mi buttai sul letto.
Lexa sei più brava dal vivo che nel sogno.

Foreste nell'oceanoUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum