CAPITOLO 12

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ALLERTA SPOILER STAGIONE 5

Se l'avete già vista non avete problemi, nel caso non ci siate ancora arrivati troverete questi segni (🔹🔹) all'inizio e alla fine della parte.
Del resto liberissimi di leggere tutto (anche perché è troppo dolce quel pezzo )
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Mi sveglio di soprassalto con il respiro a mille, stringo le coperte nei pugni mentre mi metto seduta sul letto con la schiena poggiata al muro.
La stanza è buia tranne per qualche lampione fuori dalla finestra che rischiara lievemente quella oscurità e per questo motivo allungo un braccio alla mia destra per accendere la lampada sul comodino.
La luce calda e delicata illumina le pareti azzurre della mia stanza rassicurandomi un pochino, rannicchio le gambe al mio petto poggiandoci sopra la testa e le braccia facendo respiri profondi.
Ennesimo incubo che mi sveglia in preda al terrore e con il respiro a mille, ormai son passati 4 giorni da quando siamo tornati e le notti sono sempre così; di giorno riesco a distrarmi e a non pensare, di notte invece tutto torna a tormentarmi.
Controllo l'ora sulla sveglia notando manchi poco all'alba, ho bisogno di uscire da questa stanza e fare un giro prima di raggiungere la squadra.
MI alzo dal letto velocemente correndo in bagno per lavare i denti e truccarmi lievemente coprendo le occhiaie con il correttore e mettendo un po' di mascara, per poi tornare all'armadio scegliendo di indossare un banale jeans nero, una maglietta leggera azzurra poiché siamo ormai in piena primavera e le mie converse altrettanto nere.
Scendo al piano di sotto dopo aver afferrato borsa, telefono, pistola e distintivo ed esco di casa indossando una felpa per coprirmi dal fresco pungente della mattina e coprire le varie bende.
Chiudo casa notando come l'orizzonte inizi a rischiararsi e mi incammino per queste vie a passo lento e rilassante.
Canticchio un poco tenendo le mani nelle tasche e guardandomi in torno quando la mia attenzione viene attirata da un edificio a due piani, con le pareti esterne piene di frasi di diversi autori che riconosco quasi tutte e un'insegna luminosa con la scritta "Biblioteca" in un corsivo elegante.
Rimango qualche secondo ad osservarla da fuori avvicinandomi poi alle vetrate notando il suo essere aperta.
Spinta da un bel po' di curiosità entro all'interno trovando l'odore di libri ad attendermi accompagnato da un arredamento in legno.
La struttura è suddivisa in due piani: il piano terra dove mi trovo io e il secondo piano che arriva fino a metà del primo affacciandosi con le ringhiere su quest'ultimo, raggiungibile tramite una scaletta a destra e una a sinistra.
Dalla mia posizione ho una vista completa di tutti e due i piani e rimango affascinata da tutto ciò che mi circonda.
Evidentemente ha aperto da poco, non ricordavo ci fosse questa biblioteca, sicuro me ne sarei resa conto.
I due piani sono arricchiti di scaffali con targhette che evidenziano tipologia di scrittori, generi ed epoche, son presenti diversi tavolini, poltrone, divani e addirittura un piccolo bar alla mia destra.
Inspiro a pieni polmoni l'aria di carta antica e di legno avanzando verso il bancone alla mia sinistra dove è presente un ragazzo moro intento a registrare diversi libri.
Mi avvicino cautamente analizzando ogni suo movimento, ha i capelli mori e mossi tenuti in un ciuffo ben curato, ha il volto spruzzato di lentiggini e qualche tatuaggio che esce dalla stretta maglietta a maniche corte che fascia perfettamente i suoi muscoli.
Poco prima che io possa parlare e attirare la sua attenzione, lui si accorge di me alzando lo sguardo. I suoi occhi smeraldo si scontrano con i miei, anch'essi verdi, mentre sul suo volto compare un sorriso smagliante e cordiale.
-"Posso aiutarla?" mi chiede risvegliandomi dalla lastra completa che gli stavo facendo -"Oh, ehm... si vorrei sapere come funziona qui, quali sono gli orari, le regole, sa è la prima volta che vengo" spiego un po' impacciata e imbarazzata.
-"Certo nessun problema. Allora questa è una biblioteca aperta h24, so sembra strano ma l'idea è proprio dare un rifugio ai notturni, puoi quindi scegliere qualsiasi libro o testo e leggerlo qui, anche prenotandolo se non vuoi che qualcun altro se lo prenda, oppure registrare che lo prendi in prestito e portarlo via con te. Tutto ciò puoi farlo con quei computer posti accanto agli scaffali. C'è il bar, anch'esso aperto h24 dove puoi prendere tutto ciò che vuoi e portarlo ai divenenti o ai tavolini" inizia a spiegare indicandomi le varie cose che descrive -"lì accanto al bar" continua indicando due porte -"ci sono i servizi e infine se avrai bisogno di qualsiasi cosa troverai me qui a tua completa disposizione" finisce puntando il suo sguardo di nuovo su di me sorridendomi -"grazie davvero, posso fare un giro? Ho ancora una mezz'oretta disponibile" chiedo guardando poi l'orario sul mio orologio al polso sinistro.
-"Certo, certo. Ah comunque piacere, io sono Nathan Thyne" si presenta allungando la mano verso di me -"Piacere mio, io sono Elizabeth White" rispondo sorridendogli e stringendo la sua mano calda e grande a confronto con la mia decisamente più piccola.
Dopo l'ultimo sorriso mi volto sentendo il suo sguardo bruciare sulla mia schiena e mi incammino verso gli scaffali dei romanzi inglesi, mi salta subito all'occhio Romeo e Giulietta, è un libro rilegato in pelle posto sulla terza mensola partendo dall'alto.
Rimango ferma a fissarlo per qualche minuto, la mano sospesa e incerta non sa se allungarsi a prenderlo o lasciare stare; ho già il mio libro, perché dovrei voler prendere quello? Eppure velocemente lo afferro rilasciando il fiato che tanto avevo trattenuto prima.
Lo scruto con diffidenza e timore mentre con i polpastrelli accarezzo la copertina, il titolo è scritto in corsivo e spicca sulla pelle della rilegatura, mi guardo intorno in cerca di un divanetto trovandolo alla mia destra in fondo al grande scaffale.
Mi avvicino a esso sedendomi sul velluto marrone e sprofondando tra i cuscini poggio la borsa per terra senza distogliere lo sguardo dal libro poggiato sulle mie gambe.
Accarezzo la copertina incerta e la apro sfogliando le pagine una a una per arrivare all'inizio del libro, è dalla sua morte che non lo leggo quindi perché ora sento questa necessità?
Mi sistemo la felpa sulle spalle e i capelli in modo irrequieto e impacciato, alzo lo sguardo spostandolo a destra e a sinistra non sapendo nemmeno io in cerca di cosa finché non noto lo sguardo incuriosito e quasi preoccupato di Nathan, gli porgo un sorriso tra il timido e il rassicurante per poi alzarmi e andare a rimettere a posto il libro.
Saluto cordialmente volendo uscire da quel posto che da accogliente era diventato in pochissimo tempo scomodo.
Respiro l'aria fresca e pungente della mattina per poi incamminarmi verso casa a prendere la macchina.
Dopo un quarto d'ora circa arrivo, parcheggio, afferro la borsa, scendo e mi avvio all'interno.
-"Buongiorno a tutti" saluto Rossi, JJ, Reid e Morgan che parlano alle loro scrivanie.
-"Buongiorno anche a te Betty, come stai?" mi risponde Derek
-"Mh apposto dai, stamattina sono andata a fare una passeggiata presto per rilassarmi un po' e poi son venuta qui" spiego avvicinandomi alla mia scrivania e poggiando le mie cose.
-"Incubi vero?" chiede lui a bassa voce avvicinandosi -"Si ma tutto bene non preoccuparti" rispondo sorridendogli per cercare di rassicurarlo e togliere quello sguardo dubbioso dal suo volto.
Non fa in tempo a parlare che Rossi attira la nostra attenzione -"Secondo voi con chi sta parlando Hotch? È da quando sono arrivato che è lì dentro nel suo ufficio con quelle persone, sembra qualcosa di importante" domanda con lo sguardo rivolto verso le vetrate dell'ufficio posto in cima alle scale.
Ho un sussulto appena focalizzo Hotch parlare con due persone a me non del tutto estranee.
-"Probabilmente qualcuno di importante o che sta chiedendo aiuto per qualche caso che non possiamo seguire senza le giuste pratiche" prova a supporre Reid, seduto dietro alla sua scrivania.
Tramite le mie conoscenze della lettura del labiale riesco a comprendere, anche se a fatica essendo lontana, quale sia il succo del discorso trovando le certezze ai dubbi che avevo.
-"Quelle non sono persone a caso..." parlo tenendo lo sguardo fisso su di loro.
-"Tu come fai a saperlo?" mi chiedono dubbiosi -"perché quelli sono i miei genitori e credo anche di sapere per quale motivo siano qui, ero certa che prima o poi si sarebbero fatti vivi" rispondo tenendo sempre il mio sguardo gelido puntato su di loro.
Hotch, forse percependomi, si volta verso di me cercando di rassicurarmi col volto ma attira l'attenzione delle due persone con lui che si voltano incrociando il mio sguardo.
Sussultano, forse alla mia vista o a causa dei miei occhi che solo potendo li avrebbero già inceneriti.
Escono dall'ufficio senza nemmeno tener conto di Hotch, mentre lui tenta anche di fermarli, e scendono le scale diretti verso la mia direzione.
-"Elizabeth amore mio stai bene? Abbiamo saputo di cosa ti era successo e siamo subito venuti qui a vedere come stavi" inizia a parlare con tono assai finto quella che dovrei definire madre mentre una smorfia nasce sul mio volto.
-"Esatto io e tua madre siamo subito corsi qui appena saputo" le tiene corda mio padre.
Nel frattempo Hotch ci ha raggiunti cercando di rassicurarmi e calmarmi con lo sguardo -"Oh certo siete corsi qui per vedere come stavo? Oppure semplicemente per sbattermi in faccia come al solito che avevate ragione riguardo la pericolosità di questo lavoro?" rispondo con tono di sfida squadrandoli.
-"Beh ma Elizabeth lo sai che io e tuo padre non abbiamo mai approvato questo lavoro così pericoloso. Hai deciso tu una sera di lasciare tutto e trasferirti qui solo per questo posto in questa squadra che non ha fatto altro che metterti in pericolo. Avresti potuto seguire i nostri consigli e mandare avanti l'azienda di famiglia, così ora non saresti in questo stato e ricoperta di bende" ritorna all'attacco mia madre.
-"Possiamo gentilmente parlarne fuori senza dare spettacolo?" chiedo a denti stretti volendo evitate di fare sceneggiate davanti a tutti.
-"No non ce n'è bisogno. Puoi parlare benissimo qui" mi ammonisce la donna di fronte a me con tono severo.
-"Bene. Allora visto che vogliamo dare spettacolo facciamolo correttamente.
Ecco sì, è stata la decisione più bella della mia vita venire qui lontano da voi per seguire finalmente un obiettivo. Tanto voi non avreste approvato niente delle mie scelte. Facevo danza ed ero anche molto brava, ma non andava bene perché la ballerina è solo uno stupido sogno da bambine; cantavo e mi sono anche esibita ma la mia voglia di fare qualcosa con la musica non era da voi gradita, anzi è da pezzenti cantare secondo voi; mi sono innamorata follemente di Gabriel e oltre a intralciarmi la vita per evitare che stessi con lui mi avete obbligata anche a fuggire e se non fosse stato per le vostre pressioni probabilmente quella sera non sarebbe nemmeno morto. L'unica cosa che siete stati in grado di fare è stato gioire di felicità perché non ve lo sareste trovato più tra i piedi. Quindi di cosa stiamo parlando eh? La mia vita è stata solo condizionata da voi ma ora no, non voglio sentire più niente. Quindi sì, sono contenta di aver continuato a ballare e a cantare alle vostre spalle, sono contenta di aver amato e di amare ancora Gabriel e sono fiera di me per essere arrivata qui e aver avuto questo posto in questa squadra fantastica che mi ha sempre protetta al contrario di ciò che dici tu, madre. Quindi vi chiedo la cortesia di andarvene e di non venire più a cercarmi dicendo cazzate su cazzate" rispondo a tono alle loro provocazioni lasciandoli interdetti, si voltano dandoci le spalle con sguardo indignato e si avviano fuori dall'edificio tornando da dove sono venuti... si spera.
-"Uo, uo ,uo Elizabeth sei stata fantastica" esulta JJ dandomi il cinque e facendomi ridere -"Sì è stato divertente, mi sono liberata di uno dei tanti pesi e in questo momento non mi sono mai sentita così bene" rispondo sorridendo vedendoli definitivamente uscire dalla porta principale.
-"Dai ora tutti a lavoro, ci sono delle pratiche da sbrigare" riporta l'ordine Hotch con il suo solito tono serio ma sotto sotto scherzoso.
Tutti ci spostiamo alle nostre scrivanie sedendoci e iniziando a compilare e supervisionare le varie pratiche.
Continuiamo così per un po' di tempo, oggi per fortuna non dobbiamo correre a destra e a sinistra per un caso e possiamo prenderla come una giornata più serena.
Si fa ora di pranzo, Reid e Morgan hanno deciso di andare a prendere cibo cinese per tutti e ora io, JJ, Rossi, Hotch e Penelope, la quale ci ha raggiunti da poco, stiamo aspettando mentre sistemiamo il tavolo delle riunioni con qualche tovagliolo e sedie.
Mentre sistemo una sedia però ho un giramento di testa forte, mi si annebbia la vista, mi fischiano le orecchie e mi si smorza il respiro.
Velocemente mi siedo sulla stessa sedia che stavo sistemando poggiando il volto sulle mani e respirando profondamente.
-"Ricciolina tutto bene?" chiede Penelope preoccupata attirando l'attenzione di tutti.
-"Si, si, ho solo avuto un giramento di testa improvviso, forse un calo di zuccheri" spiego mentre piano piano ritorno a vedere nitidamente.
-"Molto probabile tu abbia bisogno di mangiare, ma sono certo tu abbia bisogno anche di dormire di più" mi ammonisce Hotch con sguardo severo, abbasso gli occhi sul tavolo osservando le venature del legno senza sapere cosa dire.
Nella stanza cade un silenzio la cui tensione presente si può tagliare con il coltello.
-"È che quasi ogni notte mi sveglio in preda agli incubi, di giorno sono cosciente e posso gestire i pensieri come voglio, ma la notte? La notte torna tutto a galla e non posso fare niente" spiego dopo qualche minuto.
-"Cibo cinese per tutti!" annuncia fiero Derek entrando con le buste di cibo insieme a Reid al suo seguito.
-"Evvai non vedevo l'ora" risponde euforica Penelope
-"Eh si stavo proprio morendo di fame" continua JJ mentre le ringrazio con lo sguardo per aver distolto l'attenzione da me.
Sistemiamo il cibo dividendo le porzioni, iniziamo a mangiare accompagnati da risate e battute.
-"Stasera vorrei invitarvi a casa mia per cenare insieme, è una delle rare volte in cui non abbiamo nessun killer da stanare e vorrei la passassimo insieme" annuncia Rossi mentre cerca di aprire la scatolina della soia.
-"Si è una buona idea, io ci sono" risponde subito Derek aiutando il povero italiano con quella soia.
-"Io anche, una bella serata in compagnia non me la perderei nemmeno per scherzo" approva JJ con il suo solito sorriso smagliante.
-"Reid tu devi esserci e non voglio sentire scuse, vengo a prenderti io" lo ammonisce Morgan dopo aver visto il suo sguardo dubbioso.
-"Per me è ok, ci sono. Ho bisogno però che mi mandiate l'indirizzo" dico e Rossi annuisce prendendo subito il telefono per mandarmelo.
-"Hotch manchi solo tu" lo richiama Derek elettrizzato per la serata che ci attenderà.
-"Mh va bene posso passare, magari chiamo prima una babysitter per Jack" risponde pensando a come organizzarsi.
-"Ma scusa portalo con te" propone Rossi -"io non ho problemi è un bambino meraviglioso e poi così lo farai conoscere anche a Elizabeth, secondo me si troveranno bene insieme" spiega sempre lui cercando di convincere Hotch.
-"Va bene, va bene. Mi hai convinto" risponde quest'ultimo alzando le mani in segno di resa.
-"Perfetto allora alle 19 a casa mia, non portate niente preparo tutto io" annuncia fiero Rossi.
Tutti noi annuiamo sparecchiando e tornando alle nostre scrivanie per finire il lavoro.
Si fanno le 18 e ci salutiamo per tornare a casa a prepararci, molto velocemente mi faccio una doccia, mi trucco lievemente con una codina di matita, mascara e illuminante e mi avvicino all'armadio decidendo cosa mettere.
Dopo qualche minuto di ricerca decido di indossare un vestito fino al ginocchio blu stretto sul punto vita con le converse nere e una felpa leggera sempre nera.
Afferro la borsa e ci metto dentro telefono, cuffiette, distintivo che non si sa mai e fazzoletti.
Chiudo casa alle 18:40 circa e impostando il navigatore mi avvio verso casa di Rossi.
Arrivo puntuale, scendo dalla macchina e, dopo aver controllato che il civico fosse giusto, mi avvio verso la porta ma non faccio in tempo a suonare che un esemplare di David Rossi tutto emozionato mi apre la porta dandomi un caloroso, e anche sbalorditivo, abbraccio spacca ossa.
Rimango un attimo interdetta di fronte a tanta confidenza e tanto affetto, di solito non amo questi contatti fisici eppure in questo momento l'ho apprezzato davvero tanto.
-"Vieni entra" afferma facendomi spazio -"poggia pure ciò che vuoi su questo mobiletto e raggiungiamo gli altri in salotto" spiega e io annuisco in assenso -"chi è già arrivato?" domando curiosa -"JJ e Penelope. Mancano Derek e Reid e Hotch con Jack" mi spiega facendo strada per il salotto.
La casa è graziosa e accogliente, la porta affaccia su un piccolo corridoio dove sono presenti un attaccapanni, un mobiletto e uno specchio tutti in legno, finito di percorrerlo ci si ritrova direttamente nel salotto anch'esso decorato interamente in legno con delle vetrine alla mia destra contenenti diversi vini pregiati, subito dopo due librerie piene di libri di tutti i tipi, una porta finestra che da sul piccolo giardino dietro, dall'altra parte la televisione con attorno un'altra libreria e diversi scaffali con varie foto e oggetti, al centro ci sono due divani assai graziosi e due poltrone ai lati a formare una specie di semicerchio, sulle pareti decorate con carta da parati con le venature del legno ci sono diversi quadri e foto appese e infine sulla parete alla mia destra una porta che immagino connetta con un altro corridoio che da sulla cucina, le camere e il bagno.
Dopo un'attenta analisi della stanza riporto la mia attenzione sulle due donne sedute sul divano a sparlare e spettegolare.
-"Belle biondine non si saluta nemmeno?" le interrompo spaventandole con il mio tono di voce alto usato apposta per farmi sentire.
-"Mamma mia fanciulla mi hai fatto prendere un infarto" parla Penelope con la mano sul cuore, gli occhi sgranati e il respiro accelerato.
-"Ups non era mia intenzione" rispondo divertita sedendomi sulla poltrona di fronte a loro -"beh di che parlavate con tanta foga?" chiedo incuriosita mentre porto alla bocca qualche popcorn presente nella ciotola sul piccolo tavolino in legno al centro.
-"Niente di che, semplicemente la biondina qui al mio fianco mi stava parlando di un bellissimo giocatore di basket che tanto le piace" mi spiega JJ indicando con la testa Penelope al suo fianco che nel frattempo se la ride alzando le mani in segno di resa
-"Beh ragazze fidatevi è un bel bocconcino da strapazzare" risponde convinta facendoci ridere.
-"Ragazzuole cosa avete da ridere?" afferma interrompendo le nostre risate una voce ormai assai conosciuta -"Niente di cui devi preoccuparti Derek" rispondo con un sorrisetto beffardo -"Ah si? È questo il modo di parlarmi eh? Beh aspetta che te la faccio pagare io" non faccio in tempo a reagire dopo queste sue parole che si lancia sulla mia poltroncina, letteralmente sopra di me, iniziando a farmi il solletico.
-"Ah... Derek... fermati ti prego" inizio a supplicarlo non riuscendo più a frenare le risate e a respirare, ma lui non ne vuole sapere niente e ridendo continua a solleticarmi i fianchi
-"Derek... ti prego fermati... non ce la faccio più" continuo a supplicarlo sempre interrotta dalle risate che ormai mi riempiono il corpo facendomi muovere compulsivamente su questa poltrona.
Sento le risate degli altri quando finalmente l'uomo primitivo sdraiato su di me decide di smettere di farmi il solletico e farmi respirare -"uh... ah... oh mio dio" ansimo cercando di ritornare a respirare correttamente.
-"Ammettilo volevi uccidermi" ansimo verso di lui rilassandomi e tornando calma -"mh forse... ma no tengo troppo a te per ucciderti in questo modo... ma almeno sarebbe stata una bellissima morte... così tra le mie braccia mentre eri sconquassata a causa delle risate" spiega con finto tono solenne e poetico -"ma smettila" lo ammonisco dandogli uno scappellotto sul braccio per poi sistemarmi i capelli, i vestiti e mettermi seduta bene.
Alzo lo sguardo notando solo ora gli sguardi divertiti di JJ, Penelope e Rossi, ma anche di Hotch, Jack e Reid.
-"Oh cielo ciao a tutti. Scusatemi ma un energumeno qui presente ha cercato di uccidermi e non vi ho salutato per bene" salto in piedi mortificata -"Non preoccuparti, anzi lo spettacolo che ci ha accolti è stato molto divertente" mi rassicura Hotch con uno dei suoi rari sorrisi -"comunque questo è Jack, mio figlio" lo presenta indicandolo -"e Jack questa è Elizabeth, una nuova collega che lavora insieme al papà e agli zii che già conosci" mi presenta poi indicandomi.
Jack è un bellissimo bambino avrà si e no sui 6 anni, con gli stessi tratti del padre, sguardo curioso che ispeziona la mia figura, capelli castani, un jeans, una camicetta a quadri azzurra e due libri sotto il braccio.
-"Piacere Jack io sono Elizabeth ma puoi chiamarmi Beth o Elly scegli tu" mi presento avvicinandomi e inginocchiandomi più alla sua altezza, lui continua a osservarmi con i suoi occhi da bambino e tutti noi attendiamo incuriositi e in silenzio un suo cenno di vita.
Si volta a un certo punto verso il padre che già lo guardava in modo confuso, gli afferra la mano -"Papà mi ricorda la mamma" quasi sussurra.
Percepisco Hotch sussultare e gli altri alle mie spalle trattenere il fiato, io continuo a non capire cosa stia accadendo ma la situazione viene smorzata da Jack che lascia la mano del padre per poi avvicinarsi a me sorridendo -"Vuoi leggere con me questi libri?" chiede con la sua piccola voce e io non posso far altro che annuire contenta sedendomi sulla poltrona e prendendolo in braccio.
Inizia subito a raccontarmi cosa i libri dicono, è un bambino davvero sveglio per la sua età, parliamo, ridiamo e leggiamo insieme chiacchierando anche con tutti gli altri mentre aspettiamo che la cena sia pronta.
Il peso di quelle parole però mi ronza ancora nella testa, che intendeva con quella frase? Che è successo alla madre? E come mai hanno tutti reagito in quel modo? Domande che mi tartassano la mente mentre cerco di seguire i discorsi rimanendo attenta.
Improvvisamente noto l'assenza di Hotch, lo cerco per la stanza per poi scorgerlo fuori in giardino seduto sui gradini a guardare il vuoto.
Approfitto dell'attimo di distrazione di Jack, il quale si trova ora sul divano insieme a JJ, Penelope e Derek, per raggiungerlo in giardino.
Mi alzo silenziosamente e apro la porta finestra sentendo la leggera brezza della sera colpirmi il volto e le poche parti scoperte del mio corpo facendomi rabbrividire a causa dell'assenza della felpa rimasta sull'attaccapanni in casa.
-"Hotch tutto bene?" quasi sussurro sedendomi accanto a lui e osservando il suo sguardo perso nel vuoto. Noto poco dopo qualche lacrima scorrergli sulle guance e in quel momento sento un tuffo al cuore, raramente lui mostra le sue emozioni, a mala pena sorride certe volte e ora addirittura piange e forse anche per causa mia.
-"Non sentirti colpevole" parla dopo qualche attimo di silenzio, quasi dimenticavo fosse uno dei profiler migliori.
-"Come posso non sentirmici? Non so cosa sia stato a farti stare così Hotch ma per me ormai sei come un padre, mi riprendi quando non voglio mangiare a causa delle mie fisse mentali sul peso, mi riprendi quando dormo poco e mi riempio di caffè per stare sveglia, mi supporti quando sto male, ti preoccupi per me e mi proteggi come solo un padre può fare. Tu mi hai dato l'affetto e la sicurezza che non ho mai ricevuto e per questo il peso di quelle parole lo sento, eccome se lo sento. Non so cosa significhino ma lo sento dritto sul cuore" spiego quasi in un sussurro moderando parole e tono di voce.
Lo vedo sorridere lievemente in alcuni punti e ciò mi rincuora, ma vederlo così abbattuto è terribile.
Passano secondi, minuti, ore, non so quantificare quanto tempo stiamo in silenzio, lui dopo non ha dato cenni di voler parlare ma riesco a percepire ci sia qualcosa di forte che sta combattendo dentro.
🔹🔹
-"Lei è morta l'anno scorso" inizia a parlare all'improvviso e quasi non muoio di infarto essendo ormai assorta nei miei pensieri ma appena realizzo il significato delle sue parole ho un sussulto -"un serial killer a cui stavamo dando la caccia di nome George Foyet ha ingannato Haley e Jack facendole credere che io fossi morto e di essere in pericolo, avevamo divorziato a causa del mio lavoro ed è per questo che aveva lei in custodia Jack. Lei si è fidata, ma come biasimarla? Lei mi amava tanto quanto io amavo lei, anche se divisi. Lui l'ha portata nella nostra vecchia casa per poi puntarle una pistola e chiamarmi. Nel frattempo insieme alla squadra eravamo in macchina già sulle sue tracce ma non è stato sufficiente. Ho avuto modo di parlarle, di dirle quanto io l'abbia amata e amassi, alla fine aveva capito tutto e non sai quante volte mi sono incolpato per averla e averli messi così in pericolo. Prima di dirmi le sue ultime parole ho avuto modo di parlare anche con Jack, era un bambino sveglio e infatti aveva già compreso in parte la situazione, gli ho chiesto di abbracciare forte, forte la mamma anche per me e poi fortunatamente sono riuscito a salvarlo grazie a una frase in codice che solo noi sapevamo. Al telefono ho detto di andare a lavorare al caso e lui ha compreso così di doversi nascondere dove gli ho insegnato finché non sarei arrivato a prenderlo io e così è stato, l'ho trovato lì ingenuamente contento di aver lavorato al caso come gli ho detto io di fare" racconta con lo sguardo perso e le lacrime che ancora scendono.
A ogni parola ho sentito un vuoto dentro, posso comprendere cosa si prova a perdere la persona che davvero si ama, ma posso solo immaginare lo strazio di saperli in pericolo e non poter far niente.
-"Cosa le è successo poi?" sussurro con la gola secca.
-"Io nel frattempo ero ancora in macchina che guidavo verso di loro cercando di rimanere il più lucido possibile, poco dopo che Jack se ne è andato ho avuto modo di salutarla per l'ultima volta prima di sentire lo sparo decisivo. È stato in quel momento che credo di aver sentito il mondo crollarmi a dosso come piccole schegge di vetro affilate, ho percepito gli squarci sulla pelle e sul cuore, non riuscivo a realizzare e tutto per colpa mia" continua a spiegare rigirandosi tra le dita il lembo del giubbotto e continuando a osservare un punto fisso.
-"Appena arrivato in quella casa mi è bastato seguire la scia di sangue fino alla nostra vecchia camera da letto, lei era lì stesa a terra, ricoperta di sangue e inerme e lui era nascosto dietro la tenda. Non so nemmeno come io abbia fatto a non perdere la ragione subito, anzi prima di tutto mi sono occupato di stanarlo e dopo averle prese ma anche avergliene date di santa ragione l'ho ucciso. Ero così furioso, ferito, deluso da me stesso e incredulo che l'ho ucciso letteralmente con le mie stesse mani. È servito Derek per farmi tornare alla realtà e correre a prendere Jack" finisce di raccontare ormai senza più piangere ma solo con un'espressione severa e di rimorso verso i suoi confronti.
I piccoli lampioncini del giardino illuminano il suo profilo e le sue guance umide -"Se posso..." inizio a dire lievemente bloccandomi a metà con il timore di dire qualcosa di sbagliato, ma lui annuisce invitandomi ad andare avanti -"quali sono state le sue ultime parole? Prima quando le hai nominate ti è tremato il labbro inferiore e io credo che per sfogarti completamente tu abbia bisogno di non lasciare indietro nessun pezzo" chiedo invitandolo a finire di sfogare tutto ciò che teneva dentro da troppo tempo ormai.
-"Ricordo di averle detto di essere forte e di non mostrare a Foyet la paura e lei da donna forte e coraggiosa che era mi ha ripetuto quanto amasse me e nostro figlio per poi pronunciare letteralmente: <<Voglio che lui creda nell'amore, perché è la cosa più importante... ma tu devi dimostrarglielo. Promettimelo!>> è da quel momento che passo ogni istante valorizzando cosa sia l'amore, l'amore per una persona, per una passione, per un film o una canzone, l'amore in se" mi spiega finendo così di sfogarsi e facendo dei respiri profondi.
Rimaniamo in silenzio dopo, nessuna parola esistente può risolvere la situazione questo lo so bene.
-"Ciò che mi ha scombussolato e stordito è stato il suo paragonarti a lei, lui in te ha visto probabilmente la stessa risata, lo stesso modo di fare che in effetti sono quasi identici. Non mi ha dato fastidio la cosa, no per niente, è stato più inaspettato, non aveva mai paragonato nessuno a Haley e ciò ha fatto riaffiorare tutto" mi spiega il perché di quella sua reazione e in effetti non posso biasimarlo, suo figlio mi ha appena paragonata alla moglie assassinata.
🔹🔹
-"Grazie per avermi ascoltato, in effetti ora mi sento meglio di quanto pensassi" mi ringrazia volgendo il suo sguardo spento su di me accompagnato da un sorriso a mezza bocca -"e comunque ti voglio bene anch'io... ti proteggerò sempre e continuerò a rimproverarti quando non mangi o dormi" conclude in tono dolce e con una piccola risata alla fine.
-"Oh wow Aaron Hotchner che vuole bene a qualcuno e sorride? È da segnare sul calendario gente" lo prendo un po' in giro smorzando la tensione e ridendo con lui.
-"Bene ora basta lagne torniamo dentro che ci aspetta una bella cena" mi ammonisce come al solito alzandosi e aiutando anche me che nel frattempo sono scoppiata a ridere.
-"Ah e non una parola su quanto accaduto eh, devo mantenere una certa immagine" si raccomanda ironicamente sorridendo di sottecchi.
-"Sia mai che il temuto Hotchner venga scambiato per un cucciolo di panda" lo prendo in giro alzando le mani in segno di resa e ridendo con lui subito dopo.
Sono contenta di rivedere il solito Hotch severo ma sotto sotto con un cuore molto profondo.

SPAZIO AUTRICE =
Ecco qui di nuovo.
Con la fine della scuola cercherò di essere molto più attiva.
Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate che ci tengo tanto ai vostri feedback🥰
Virginia ✨

La Giulietta della BAU//Criminal MindsTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang