CAPITOLO 14

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-"Io sono l'S.I., sfogo tutta la mia rabbia repressa, tutta la mia sofferenza su queste persone, le uccido e le abbandono in un vicolo accanto ai cassonetti nel bel mezzo di un quartiere abitato... perché qui? Cosa mi ha spinto? È un posto abitato come faccio a non destare sospetti?" inizio a spiegare cercando di immedesimarmi nel nostro S.I., dopo che io e Rossi siamo arrivati sulla scena del ritrovamento abbiamo parlato un po' con i poliziotti scoprendo che i corpi sono stati trovati da un'anziana signora che era scesa a buttare la spazzatura.
Stiamo quindi analizzando la scena cercando dettagli o indizi che son sfuggiti alla polizia, inesperta riguardo le nostre competenze di profiling.
-"Per riuscire a lasciare i corpi in questo vicolo e in questa zona così abitata sicuramente sono una persona conosciuta, magari nel quartiere sono apprezzata e stimata e ciò mi permette di muovermi senza destare sospetti" inizia a teorizzare Rossi al mio fianco -"Probabilmente per riuscire anche a trasportare i due corpi fino a qui, tenendo conto del fatto che non li uccide in questo luogo, ha sicuramente bisogno di un furgoncino o di una macchina grande che permetta il trasporto" continuo io.
Rimaniamo qualche secondo a osservare qualsiasi angolo avvicinandoci anche ai cassonetti -"Su questi non ci sono segni di lotta, non ci sono macchie di sangue né su di loro né per terra, niente di niente" parlo osservando gli enormi cassonetti.
-"Morgan vieni a vedere" mi richiama Rossi con tono curioso, mi alzo velocemente dalla posizione accucciata che avevo assunto e mi avvicino per vedere il punto da lui indicato.
Sul lato di uno dei cassonetti ci sono due disegni effettuati con un pennarello nero di quelli a punta larga.
-"Secondo te che significano?" gli chiedo senza sapere minimamente la risposta -"sembrano due pedine degli scacchi, il disegno non è perfetto ma credo siano due alfieri" mi risponde totalmente confuso.
-"Facciamo delle foto e portiamole alla squadra è meglio" rispondo in modo risoluto prendendo in mano la situazione e tornando alla macchina.
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Io e JJ entriamo nello studio del medico legale pronti ad ascoltare i risultati delle autopsie effettuate sui due cadaveri.
-"Piacere Agente Jareau e lui è il Dottor Spencer Reid" ci presenta JJ a quest'ultimo che ci attende accanto uno dei lettini in ferro nel suo camice bianco, con gli occhiali sul naso, la cartellina in mano e la penna nel taschino.
Ci fa un cenno in saluto e velocemente inizia a spiegarci la situazione -"Sui corpi non ci sono segni di violenza sessuale o stupro, evidenti sono ematomi e contusioni da corpo contundente, parecchi lividi e ferite, delle costole incrinate e qualche frattura in vari punti del corpo sempre in corrispondenza degli ematomi causati dai colpi" parla indicandoci i vari punti per permetterci di comprendere meglio la situazione.
Mi infilo velocemente i guanti in lattice blu e mi avvicino a uno dei due corpi spostando i capelli dal volto o il telo sul corpo nei punti che voglio analizzare.
-"Vista la quantità di colpi ed ematomi la teoria che sia una vendetta personale dell'S.I. regge perfettamente" constato osservando i due corpi.
-"Mi dica è possibile comprendere se i colpi sono stati inflitti prima o dopo la morte?" gli chiede JJ ricordandosi ciò che Elizabeth ha detto nella sala riunioni di Quantico.
-"Si può dire con molta certezza che siano stati inflitti prima, gli ematomi sul corpo sono davvero grandi e molto neri e le diverse colorazioni indicano anche archi temporali diversi; è probabile che siano stati inflitti nel giro di qualche giorno. Gli ematomi, come immagino sappiate, sono causati da vene o capillari che si rompono facendo fuoriuscire il sangue sotto pelle, quello che noi nel gergo comune chiameremmo 'sangue pisto'. Se le vittime fossero state già morte, il cuore non avrebbe pompato il sangue ad alta pressione, per questo i lividi sarebbero stati davvero molto più lievi e le ferite molto meno incrostate dal sangue" spiega lui facendoci annuire in assenso.
Decidiamo poco dopo di tornare in centrale pronti per esporre agli altri i dettagli scoperti.
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Entro in macchina nel lato del passeggero per attendere che Hotch arrivi e guidi fino ai college.
Apro i fascicoli sulle mie gambe revisionando tutti i miei appunti, i dati e le foto che possediamo.
Arriva dopo pochi minuti, mette in moto e in religioso silenzio parte.
-"Allora arrivati al primo college ciò che dobbiamo capire è se ci sono nessi logici tra i due ragazzi, parliamo con il preside, con i professori, con uomini o donne delle pulizie, controllori e con gli amici, chiunque in questo momento può esserci d'aiuto" istruisce lui poco prima di entrare nel cancello del primo college e parcheggiare.
Annuisco in assenso per poi scendere insieme a lui e affiancarlo fino all'ufficio del preside.
Ci accoglie un uomo di una cinquantina di anni, capelli che alternano il nero al grigio dell'età, occhi azzurri con un paio di occhiali dalla montatura nera e un completo degno di un preside rispettabile e severo.
Il suo ufficio è completamente in nero, alle sue spalle sulla parete ci sono medaglie, trofei e attestati di tutti i tipi personali o della scuola, da quello che posso notare è un uomo ordinato, le cose sono posizionate secondo un ordine quasi compulsivo, ogni cosa ha un suo posto specifico.
Hotch come al solito ci presenta e spiegando la situazione inizia a porre delle domande, oltre alla partita della scorsa settimana comprendiamo quindi che a livello scolastico non ci sono stati altri incontri tra i due college, ci spiega che il ragazzo era uno dei migliori, diligente, educato e sempre rispettoso, con voti alti e molti risultati.
-"Vorremmo chiederle il permesso di poter ricevere la lista deii corsi del ragazzo per andare a parlare con professori, amici o assistenti" chiedo poi io cordialmente sperando nella sua collaborazione.
-"Certamente, non c'è bisogno nemmeno che lo chiediate" inizia a dire aprendo un cassetto alla sua sinistra e tirando fuori dei fogli iniziando a cercare tra essi -"Ecco questo è l'orario dei suoi corsi, in alto ci sono anche i suoi dati tra cui il numero della stanza" spiega mettendoci davanti un foglio con un elenco di materie e professori -"E questo il foglio dei suoi corsi aggiuntivi, troverete tutto scritto sopra" continua spiegandoci tutto.
-"La ringraziamo per la sua disponibilità" ringrazia cordialmente Hotch per poi alzarsi e uscire dalla stanza seguito da me alle sue spalle.
Attraversiamo il lungo corridoio fino ad arrivare alle scale per scendere -"Io vado al piano di sotto agli uffici dei professori, tu scendi a cercare gli amici del ragazzo, cerca di capire che tipo era con le relazioni al di fuori della scuola" ordina arrivati al piano di sotto per poi, dopo avermi fatto un cenno con la testa, sparire a sinistra nel corridoio.
Svolto a destra continuando a scendere e ritornando alla hall del piano terra.
Arrivo nel giardino trovando gli studenti seduti intorno a dei tavoli tondi, quasi sicuramente questa è l'ora della pausa.
Fermo una ragazza che passa chiedendole dove posso trovare gli amici del ragazzo, mi indica un tavolo con intorno quattro ragazzi e due ragazze. Mi avvicino  con sguardo alto tenendo d'occhio tutti i giovani che mi circondano, alcuni mi scrutano incuriositi, altri quasi impauriti e altri ancora con sguardo di sfida.
-"Ciao ragazzi sono l'Agente White, ho bisogno della vostra collaborazione, conoscete per caso questo ragazzo?" chiedo con tono serio e deciso, vedo i ragazzi annuire dopo aver riconosciuto il loro amico e rabbuiarsi nel ricordo di cosa gli è successo -"Voi siete gli amici vero? Ho bisogno di farvi delle domande" continuo io cercando il loro assenso. Le ragazze annuiscono e così anche i ragazzi seppure con più diffidenza.
Dopo nemmeno mezz'ora li saluto voltando loro le spalle e chiamando Hotch per raggiungerlo.
-"Amico leale, studioso, gioca a rugby ed è anche il capitano, amato da tutte le ragazze e sempre cortese con tutti" spiego appena risponde al telefono.
-"In sintesi la stessa cosa che hanno detto il preside e i professori. Ma a cosa può servirci?" mi chiede lui dopo avermi avvertito di vederci alla machina.
Cammino tenendo sotto il braccio sinistro i fascicoli e con la mano destra il telefono all'orecchio.
-"Bisognerebbe capire la situazione anche dell'altro ragazzo, forse è questo il collegamento" provo a proporre io sperando sia la pista giusta.
-"Ho chiesto a Derek e a Rossi di andarci visto che noi ci abbiamo messo molto qui e loro avevano già finito" mi spiega attaccando poco dopo vedendomi appoggiata al cofano della macchina ad aspettarlo.
Mi saluta con un cenno per poi entrare seguito da me, mette in moto e ci dirigiamo alla centrale, pronti per cercare di stendere un profilo con tutti gli altri.
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-"Abbiamo un profilo" afferma Hotch con il suo solito sguardo serio e impassibile, esce dalla stanza diretto a quella accanto dove abbiamo fatto radunare gli agenti della polizia insieme al capo distretto.
Lo seguiamo velocemente giungendo all'interno e disponendoci davanti agli agenti che attendono informazioni.
-"L'S.I. può essere una donna o un uomo non in forma, riesce a ucciderli e a metterci molta forza a causa della sua rabbia repressa, ma poi non ha la resistenza sufficiente per trasportarli e abbandonarli" inizio io con tono deciso attirando l'attenzione di quegli agenti su di me, faccio scorrere il mio sguardo su ogni volto vedendoli intenti a prendere appunti.
-"Dai suoi colpi si può notare come l'S.I. provi rancore, vendetta e tanta rabbia. Ciò quasi sicuramente è scatenato da eventi passati della sua infanzia o adolescenza: maltrattamenti in famiglia, bullismo a scuola o in palestra" continua a spiegare Reid.
-"Abbandona le sue vittime in vicoli di quartieri abitati, vengono gettate per terra accanto ai cassonetti come spazzatura. Quasi sicuramente è una persona conosciuta nel luogo, per non destrare sospetti in quartieri così bisogna essere conosciuti e apprezzati, magari fa volontariato, sponsorizza organizzazioni di beneficienza e aiuta la comunità" continua Rossi.
-"Per riuscire a trasportare due corpi e in più abbandonarli senza farsi vedere l'S.I. possiede quasi sicuramente un furgoncino, ma molto probabilmente anche questo conosciuto dalle persone che abitano lì in quanto non desta sospetti e in più su uno dei cassonetti ci sono due disegni effettuati con un pennarello nero a punta larga" parla poi Derek osservando sempre gli agenti davanti a se uno a uno.
-"Che genere di disegni?" chiede uno di loro subito dopo aver finito di scrivere.
-"Due alfieri" risponde Derek con decisione.
-"E cosa c'entrano con l'S.I.? Non potrebbero esser stati fatti da qualcun altro?" chiede un'altro alzando la mano.
-"Sono due pedine e due vittime, riteniamo quindi che gli scacchi facciano parte della morte di quei due ragazzi. Non siamo certi, ma bisogna tener conto di tutto" spiega Hotch invece facendo intendere con il suo tono che non ammette repliche.
-"I due ragazzi sono persone esemplari, voti eccellenti a scuola, circondati da amici e amiche, apprezzati dai professori e ottimi giocatori nella squadra del college. Nessuna espulsione, nessun richiamo. Studenti modello possiamo dire.
Sicuramente questi dettagli hanno a che fare con la vita dell'S.I., probabilmente veniva richiesto dai genitori il massimo in tutto e non riuscendoci veniva punito esageratamente oppure in quanto studente modello veniva preso di mira dagli altri studenti con spintoni, scherzi sempre più pesanti e prese in giro" spiego di nuovo io.
-"L'S.I. colpisce le sue vittime prima di ucciderle, le colorazioni dei lividi sono diverse quindi è probabile che le colpisca in diversi momenti. Le tiene con se dai due ai tre giorni per poi ucciderle definitivamente e abbandonarle. Sui corpi non sono presenti segni di violenze sessuali quindi è certo che non è un sadico sessuale e il suo scopo è solo la vendetta" parla poi JJ facendosi avanti, i suoi capelli biondi riflettono sotto la luce della stanza dando al suo volto dolce un qualcosa di angelico.
-"Pattugliate il quartiere del ritrovamento e quelli circostanti, cercate dei furgoncini, magari di qualche azienda importante e conosciuta, parlate con gli organizzatori delle fiere di beneficienza e chiedete alle persone anziane e ai giovani se nel quartiere è presente un uomo o una donna sempre disponibile e gentile.
L'S.I. per riuscire ad attirare le vittime deve essere cordiale, un amico con cui parlare e di cui fidarsi ed è ciò che molto probabilmente fa alle partite dei college, quindi voglio pattuglie pronte per controllare gli stadi quando ci saranno altre partite" ordina Hotch uscendo poi dalla stanza dopo aver salutato.
Prendiamo le nostre cose seguendolo fuori quando delle urla all'entrata attirano la nostra attenzione.
-"È sparita! Lei è sparita e mi dice di calmarmi? E se fosse già morta!" urla una voce maschile mentre degli agenti cercano di tenerlo fermo e farlo calmare.
Hotch osserva la scena avvicinandosi poi a grandi falcate.
-"C'è qualche problema?" chiede lui mentre io mi avvicino cercando di capire, sposto lo sguardo da Hotch al ragazzo rimanendo a bocca aperta.
Davanti a me si presenta un ragazzo in panico e con le lacrime agli occhi -"Nathan? Sei tu?" chiedo perplessa dalla situazione.
A sentire il suo nome sposta lo sguardo su di me sgranando gli occhi e osservando la mia pistola al fianco.
-"Elizabeth?" chiede inclinando lievemente la testa verso destra e rilassandosi.
Annuisco in assenso -"Cosa ci fai qui? Che è successo?" domando mentre Hotch sposta lo sguardo tra noi chiedendosi come io faccia a conoscere quel ragazzo entrato nel distretto urlando.
Nathan sembra ritornare in se, nei suoi occhi ritorna un velo di terrore e ricomincia a respirare pesantemente -"Lei è sparita! Io so che le è successo qualcosa, dovevamo vederci al nostro solito bar ma non si è presentata. Lei non ritarda mai ai nostri appuntamenti figuriamoci non venire" spiega osservandoci con sguardo disperato.
-"Nathan" richiamo la sua attenzione avvicinandomi lievemente -"Lei chi?" chiedo con tono soave cercando di infondergli calma.
-"La mia ragazza... il suo nome è Jessica Stephence" mi risponde guardandomi negli occhi, annuisco in assenso quasi rabbuiandomi alla notizia, scaccio dalla mentre quei pensieri voltandomi verso Hotch e guardandolo cercando di capire cosa fare, dopotutto è lui il capo e deve dare ordini lui.
-"Le chiedo gentilmente di venire con noi di là, vorrei farle delle domande per cercare di comprendere meglio la situazione e aiutarla" afferma Hotch rivolto al ragazzo dopo avermi guardata negli occhi per qualche secondo, sorrido di ringraziamento e faccio un cenno a Nathan dietro di me di seguirci fino alla stanza da noi utilizzata durante la permanenza qui.
Entriamo sotto lo sguardo curioso degli altri e faccio cenno a Nathan di sedersi al tavolo tondo e mi siedo di fronte dopo un cenno di Hotch, sicuramente vuole che ponga io le domande conoscendo il ragazzo e facendolo sentire al sicuro.
-"Allora Nathan ho bisogno di sapere alcune cose importanti" inizio a parlare ricevendo da parte sua un cenno di assenso.
-"Prima di tutto Jessica frequenta un college?" annuisce quasi subito -"Sì il Western" mi risponde mentre scrivo il nome sul taccuino davanti a me -"Ok perfetto. Per caso c'è stata da poco una partita?" alza la testa velocemente incuriosito da quelle domande così precise -"Si, ieri sera. Era una partita contro un'altro college ma in questo momento non ricordo il nome" mi spiega -"Va bene non preoccuparti lo troveremo noi il nome" lo rassicuro cercando di metterlo a suo agio.
-"Ora vorrei semplicemente che mi raccontassi cosa è successo e perché sei certo che sia sparita"
-"Ieri sera c'è stata la partita e abbiamo messaggiato tutto il tempo, sarei dovuto essere lì con lei ma purtroppo mi hanno cancellato il volo all'ultimo minuto e quindi ci siamo messi d'accordo per vederci oggi nel pomeriggio.
Dopo aver parlato ieri non mi ha più scritto o chiamato ma fin qui non mi ha spaventato perché è capitato altre volte che lei dormisse fino a tardi, specialmente dopo aver fatto nottata per la partita.
Ho iniziato a essere dubbioso quando ormai avrebbe dovuto essere già sveglia, poi il fatto che stesse facendo ritardo, lei non è mai in ritardo e infine il fatto che credo di averla chiamata un centinaio di volte senza ricevere mai risposta. Non volevo subito farmi prendere dal panico così sono andato a parlare con la sua compagna di stanza ma mi ha detto che ieri sera non è tornata in camera e che non si era spaventata perché sapeva dovessi esserci io e quindi pensava stesse con me. Non è raro che dopo una partita quando ci sono io lei non torni in camera, è nostra routine dopo le partite andare a un pub e passare così la notte tra cibo e risate. È per questo motivo che son venuto qui, sapevo dei due corpi ritrovati e sapevo della presenza di voi profiler" racconta torturandosi le mani, annuisco in assenso ringraziandolo.
-"Hotch vado a fare una chiamata a Penelope, non vorrei spaventarlo ancora di più" lo avviso quasi sussurrando dopo essermi avvicinata a lui.
Annuisce in assenso -"Vengo con te, forse ho capito dove vuoi andare a parare" mi avvisa facendomi cenno di dirigerci alla stanza accanto.
Compongo il suo numero mettendola in viva voce e poggiando il telefono sulla piccola scrivania della stanza accanto.
-"Avete svegliato il grandissimo genio della lampada, esprimete tre desideri" tuona lei scherzosamente e facendomi comparire un sorriso sulle labbra -"Genio della lampada abbiamo bisogno di te, ho bisogno della lista di tutti gli sponsor delle partite di qualsiasi college" le chiedo -"Ecco esaudito il tuo primo desiderio, l'unico sponsor presente per tutte le partite di ogni college è la Cosmetics Company" risponde dopo pochissimo -"E chi è il proprietario?" chiede poi Hotch avendo capito le mie intenzioni -"Mmmmh, è una certa Stephanie Donson, 34 anni, single e oh cielo" ci informa fermandosi poi a un certo punto -"Cosa Garcia? Che hai trovato?" chiedo sull'attenti      -"Scavando più a fondo ho trovato delle denunce contro i suoi genitori di violenza domestica pesante, risulta che all'età di 16 anni sia stata ricoverata in ospedale di urgenza a causa delle lesioni e ferite e risulta che il mese scorso sia stata informata della loro morte avvenuta in un incidente stradale" ci spiega leggendo attentamente i documenti sul suo computer -"Quella è la causa scatenate" affermo -"Garcia potrebbe essere il nostro S.I., possiede un furgoncino e un edifico appartato?" le chiede Hotch -"Ha un enorme magazzino a qualche isolato dal distretto dove siete e i furgoni per i trasporti" finisce di informarci lei.
-"Grazie Garcia, mandaci tutto" la ringrazio raccogliendo le mie cose e tornando di là dagli altri.
Noto subito Nathan parlare con uno degli agenti del luogo, probabilmente per distrarlo.
Hotch avvisa tutti delle nuove notizie e tutti insieme ci avviamo velocemente alle macchine, partiamo subito mentre nel frattempo Hotch chiama la SWAT come ausilio.
Arriviamo dopo pochissimo nei pressi del magazzino, è quasi notte ormai e ciò mi ricorda di aver saltato il pranzo, troppo presa dalla situazione.
Hotch ci divide in gruppi in modo da poter essere più veloci e ci affida anche un gruppo di agenti della SWAT in modo da consentirci protezione e supporto.
Dopo aver indossato i giubbotti antiproiettile entriamo dividendoci poi nelle varie direzioni, tengo ben salda la pistola davanti a me mentre ci addentriamo nella penombra di quei corridoi. Prima di entrare abbiamo studiato bene la cartina per evitare di perderci o di dimenticare di ispezionare qualcosa.
I primi magazzini interni risultano vuoti, son presenti solo vari pacchi dell'azienda e vari cassoni, avanziamo in estremo silenzio evitando di preannunciare la nostra presenza quando veniamo attratti da alcuni rumori nel magazzino con il numero 16 sopra, ci avviciniamo mentre alcuni agenti armati mi superano per precedermi e proteggermi.
Aprono la porta velocemente e una stanza illuminata si apre ai nostri occhi, ci sono strani oggetti e macchinari, sembrano quasi delle trappole e su un tavolo ci sono degli scacchi in posizione, come se una partita fosse stata lasciata a metà e accanto due pedine, due torri, sdraiate in modo anomalo.
Tengo a mente quei dettagli mentre ispezioniamo la stanza -"Agente venga a vedere" mi richiamano.
Mi avvicino a grandi falcate trovandoli intorno a due corpi, sgrano gli occhi chinandomi subito per controllare i battiti, una ragazza è morta e già da tempo, l'altra no.
-"Ha il battito debole ma è viva quindi è stata colpita da poco ma l'S.I. non è riuscita a finire il suo lavoro correttamente. Sa che siamo qui" constato alzandomi velocemente.
-"Portatele subito fuori e chiamate un'ambulanza, l'S.I. era qui e non sarà tanto lontana" ordino per poi iniziare a cercare un'uscita secondaria del magazzino.
-"Nat... Nathan" sussurra a tratti la ragazza mentre un agente la prende in braccio, sussulto comprendendo lei sia Jessica e sperando per Nathan che sopravviva.
Mi volto di nuovo continuando a cercare e trovando un'uscita secondaria nascosta da un armadio, apro le due ante portando alla luce infatti una porta come quella di entrata.
Velocemente esco accorgendomi di essere ritornata nel corridoio di prima ma solo qualche metro più avanti, con l'arrivo della notte il luogo si fa sempre più buio e freddo e ciò aumenta le sensazioni di inquietudine dentro di me e di allarme.
Sento i battiti del mio cuore rimbombarmi nella cassa toracica tanto da stordirmi, cammino con passo felpato voltandomi più volte per controllare ed evitare attacchi alle spalle fin quando la mia attenzione viene attratta dalle porte del magazzino numero 22 che si muovono lievemente.
Mi avvicino lentamente ed entro nella stanza il più silenziosamente possibile, le mie braccia sono rigide mentre impugno la pistola puntata avanti a me, i miei sensi sono tesi al massimo pronti a captare qualsiasi movimento e i miei occhi guizzano a destra e a sinistra controllando tutto.
Il luogo è in penombra, ormai i miei occhi si sono abituati e per questo non accendo la torcia, così evito di mostrare la mia posizione troppo presto.
Sposto la pistola a destra, a sinistra e ancora avanti a me mentre continuo a camminare controllando qualsiasi angolo.
Dietro di me non c'è nessuno, né della squadra né della SWAT, ma non c'è da meravigliarsi io sono scappata via e questo posto è immenso.
Decisa supero un altro armadio continuando a ispezionare la stanza quando l'S.I. mi salta a dosso facendomi cadere a terra sotto il suo peso.
Nella caduta sbatto il polso destro facendomi lasciare la presa sulla pistola che scivola via, lontana dalla mia vista.
La parte sinistra della fronte mi brucia, avrò sicuramente un taglietto ma ora è l'ultimo dei miei problemi.
Facendo ricorso a tutte le mie forze riesco a girarmi afferrando il suo corpo su di me e a farlo cadere per consentirmi di rialzarmi ma lei torna all'attacco velocemente bloccandomi le gambe e facendomi cadere di nuovo.
Mugolo per l'ennesima botta rialzandomi velocemente.
Lei non fiata, eliminando qualche mugolio o lamento per i colpi presi da me non vuole parlare, le sue intenzioni non sono dialogare, ma vuole per l'ennesima volta sfogare la sua rabbia su qualcuno e per questo motivo non tento nemmeno di provarci a parlarle risparmiando le forze e il fiato.
Si avventa su di me, un calcio, poi un pugno, uno schiaffo, schivo come posso e restituisco.
Non mi accorgo nemmeno del suo farmi indietreggiare fin quando non mi ritrovo quasi con le spalle al muro.
Per questo motivo mi blocca con la mano sinistra per il collo e riesce a darmi un pugno sullo zigomo destro e poi, quando sto per colpirla, un colpo ben assestato nello stesso punto con un pezzo di legno che probabilmente ha recuperato alla sua destra su qualche ripiano, dopotutto conosce alla perfezione il posto e tutti i suoi oggetti tanto da poterli trovare anche al buio.
Quel colpo così inaspettato mi fa cadere a terra rantolante e con la vista annebbiata, sento dei rivoletti di sangue scendere sulla guancia, il bruciore è lancinante e tutto questo movimento sta risvegliando anche alcune delle bruciature e ferite sotto le bende.
La mia situazione è un invito per lei che inizia a darmi calci sullo stomaco e sui fianchi nei punti scoperti dal giubbotto antiproiettile sempre più potenti, quasi stesse ora sfogando la sua vendetta su di me.
Il respiro inizia a mancarmi insieme alle forze, sputo del sangue nel tentativo di liberarmi la bocca per respirare di più anche se son sicura che il giubbotto stia facendo il suo lavoro.
Inspiro ed espiro come posso stringendo i pugni ad ogni colpo.
Resisto fin quando lei inizia a non avere più forze, dopo tutto è forte nel colpire ma non ha abbastanza resistenza fisica cosa che invece io ho.
Approfittando di questo suo attimo di debolezza con tutte le forze che ho in corpo la butto per terra afferrandola dalle caviglie e mettendomi su di lei la colpisco sul volto così forte che credo di aver sentito scricchiolare l'osso del naso ma in questo momento poco mi importa.
Le comprimo lievemente la carotide cercando di farla svenire e così accade dopo pochissimo.
Ciò mi consente di allontanarmi da lei, poggiarmi con la schiena alla parete e, dopo aver rannicchiato le ginocchia al petto a causa del dolore allo stomaco, poter chiamare Hotch alla radio.
-"Hotch sono io Elizabeth" parlo ansimante -"Ala Ovest, terzo piano" mi fermo per tossire e sputare alla mia sinistra del residuo di sangue e saliva che ho in bocca
-"magazzino 22" finisco di avvisarlo con un sospiro sperando mi abbia sentita per poi lasciare la presa sul bottone della radio che consente di parlare.
Sospiro dal dolore ma principalmente dalla stanchezza, poggio la testa al muro tenendo d'occhio la donna svenuta a qualche metro da me e attendo così, sentendo solo i miei respiri pesanti nella stanza buia.
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-"Libero"
-"Libero" affermano gli agenti della SWAT al mio seguito.
Ho ordinato di dividerci in gruppi per poter controllare più velocemente tutto il luogo.
Ogni mio agente della BAU ha al suo seguito un bel po' di agenti della SWAT che consentono loro protezione e supporto in caso di necessità.
Passiamo di magazzino in magazzino, io mi sto occupando dell'ala Est, Reid e Morgan della Nord, JJ e Rossi della Sud ed Elizabeth della Ovest.
-"Hotch l'ala Nord è tutta libera, ma è piena di labirinti, tranelli e questionari" mi avvisa Morgan dopo avermi chiamato -"Ok perfetto, lasciate qualche agente a controllare l'entrata e l'uscita di quell'ala e tornate nel punto di ritrovo, anche io lo sto raggiungendo" ordino attaccando dopo aver sentito la sua risposta in assenzo.
La stessa cosa accade con Rossi e JJ che ripetono un po' le stesse cose di Morgan.
Ci ritroviamo tutti nel punto indicato argomentando cosa abbiamo trovato e scoperto.
-"Ma scusate manca solo Elizabeth?" chiede Reid interrompendoci e guardandosi intorno.
-"Sembrerebbe di si" rispondo guardandomi intorno dubbioso anch'io, guardo l'orologio al mio polso constatando che da quando abbiamo iniziato a parlare sono passati ormai 10 minuti e avrebbe dovuto darci segni di vita da tempo.
-"Chi c'era con lei nell'ala Ovest?" domando a uno degli agenti della SWAT.
-"Doveva esserci il settore C con lei se non erro" mi risponde intimidito dalla mia autorità.
Non faccio in tempo a rispondere che la mia radio inizia a gracchiare.
La stacco dalla mia spalla portandola al centro del gruppo i quali osservano la radio in attesa.
-"Hotch sono io Elizabeth" parla lei ansimante, tutta la squadra istintivamente si protrae in avanti verso la radio nella mia mano destra -"Ala Ovest, terzo piano" si ferma per tossire emettendo un suono simile a uno rantolo -"magazzino 22" finisce di avvisarci con un sospiro e chiudendo la connessione.
Nemmeno il tempo di realizzare che corro verso il luogo da lei indicato con al seguito Morgan e la squadra. 
Saliamo le scale velocemente e ansimando per la fatica.
-"2, 4, 6" legge Morgan ad alta voce continuando a correre con la pistola pronta.
Arriviamo al magazzino 22, spalanco la porta tenendo la pistola tesa davanti a me e la torcia accesa.
Dietro di me gli altri fanno lo stesso illuminando la stanza.
Identifico il corpo di una donna, per fortuna non Elizabeth, steso al centro della stanza e con un cenno mando Rossi e JJ da lei.
Mi volto per controllare la stanza in cerca di Elizabeth trovandola in un angolo poggiata e rannicchiata al muro, la illumino con la torcia e così anche Morgan e Reid dandoci la possibilità di notare il sangue sulla fronte e sulla guancia livida e le braccia poste intorno allo stomaco.
Morgan le corre incontro controllando il battito e il respiro.
-"È viva, credo abbia solo usato tutte le sue forze" avvisa lui.
-"Lo credo anch'io, non si era nemmeno ripresa al cento per cento fisicamente" rispondo avvicinandomi a lei.
Nella stanza ci sono delle chiazze di sangue e osservandola meglio le manca anche la pistola.
-"Reid, cerca la sua pistola, dovrebbe essere qui da qualche parte" gli ordino vedendolo poi allontanarsi con un cenno della testa in assenso.
-"Ok portiamola fuori, c'è già un'ambulanza pronta" mi avvisa Morgan dopo aver parlato al telefono.
La prendo in braccio svegliandola -"Mh ... Hotch?" mi chiama confusa mentre la porto fuori in braccio -"L'avete presa?" chiede lei guardandosi intorno per cercarla e impanicandosi non riuscendo a vederla.
-"Si non preoccuparti l'abbiamo presa" la rassicuro io iniziando a scendere le scale per portarla fuori.
Annuisce rilassandosi e abbandonandosi completamente al mio petto.
-"Ho trovato un'altra ragazza morta, ma Jessica viva. Dovrebbe essere già in ospedale ora" mi avvisa a fatica e con voce flebile.
Annuisco in assenso continuando a portarla fuori il prima possibile e montando in me una rabbia per gli agenti che avrebbero dovuto proteggerla.
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Mi appoggio di nuovo al petto di Hotch lasciandomi trasportare da lui, giungiamo fuori dove ad attenderci ci sono il freddo pungente della notte e i lampeggianti attivi dell'ambulanza.
Raggiunge una di esse poggiandomi sul lettino, appena mi lascia tento subito di mettermi seduta -"Stai giù Elizabeth peggiorerai solo la situazione" mi riprende Hotch cercando di stendermi -"No, no non riesco, fatemi stare seduta vi prego" quasi supplico tentando di rimettermi seduta a fatica.
-"Lasciaglielo fare Hotch, anzi aiutala. Soffre di stress post traumatico a causa del rapimento, del trasporto in ospedale e del ricovero" afferma Reid in mio soccorso, Hotch annuisce senza fiatare aiutandomi a mettermi seduta, a togliermi il giubbotto antiproiettile e a tenermi dritta, ma percepisco comunque il suo sguardo addosso.
Il medico inizia a disinfettarmi le ferite sulla fronte e sulla guancia informandomi del fatto che non sono profonde e per questo non hanno bisogno dei punti, poi passa a controllare i lividi sul collo spalmandoci una pomata per gli ematomi e raccomandandomi di farlo anche i giorni a seguire.
Annuisco cercando di scendere ma questi movimenti mi causano delle fitte allo stomaco, stringo un po' gli occhi dal dolore anche se non eccessivamente forte -"Ti ha colpito anche allo stomaco vero?" chiede Reid dopo avermi osservata.
Faccio cenno di si con la testa mentre Hotch mi rimette seduta richiamando il medico -"No Hotch sto bene non preoccuparti" affermo tentando di scendere di nuovo da quel lettino.
-"Sta ferma Elizabeth, devi fargli vedere i colpi per comprendere quanto sia grave la situazione" mi riprende con tono serio e fermo, a sentirlo mi rassegno lasciando che il medico mi alzi la maglietta, i miei fianchi e la mia pancia si presentano sotto i nostri occhi con qualche segno violaceo e rossiccio, per fortuna non esageratamente gravi avendo indossato il giubbotto antiproiettile.
-"Ha già delle bende, è accaduto altro in passato?" domanda l'uomo davanti a me ignaro della mia situazione.
-"Si, l'Agente è stata rapita dal nostro ultimo S.I. prima di questo caso" risponde in modo stringato ed efficiente Hotch levandomi il peso di dover spiegare.
Il medico annuisce comprendendo e inizia a spalmare la stessa pomata di prima facendomi sussultare a tratti.
-"Sono dei bei ematomi ma il giubbotto ha protetto quindi qualche giorno e ti metterai in sesto" annuisco e alzo lo sguardo mentre lui finisce abbassandomi la maglietta vedendo da lontano alcuni agenti della SWAT avvicinarsi all'ambulanza.
-"Agente White come da lei richiesto le due vittime sono state trasportate d'urgenza in ospedale anche se purtroppo per una delle due c'era poco da fare" mi avvisa uno di loro abbassando il tono alla fine.
Annuisco ma non faccio in tempo a ringraziare che Hotch mi precede -"Dove eravate voi quando l'S.I. ha attaccato l'Agente White?" domanda con tono accusatorio e di rimprovero fulminandoli con lo sguardo.
Gli agenti tentano di spiegarsi quando intervengo io -"Hotch non è colpa loro, sono scappata io inseguendo l'S.I. e loro non avrebbero potuto ritrovarmi in quel posto enorme" tento di difenderli essendo al corrente che questa sia stata solo colpa mia, gli agenti mi ringraziano con lo sguardo approfittando del silenzio di Hotch per andarsene.
-"Non polemizzo, ma sono ancora dell'idea che avrebbero dovuto proteggerti aiutandoti" mi avverte guardandomi negli occhi serio per poi allontanarsi a passo deciso dopo aver visto Morgan avvicinarsi.
-"Beth come stai?" mi chiede preoccupato -"Sto bene Morgan non preoccuparti, anzi piuttosto datti da fare e aiuta questa povera donzella ferita" rispondo prendendolo un po' in giro e ridendo.
L'uomo forzuto qui davanti dopo aver riso mi prende in braccio portandomi al suv pronti per ritornare in centrale dove poco prima JJ e Rossi hanno portato l'S.I..
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-"Non sono stata io" esclama la donna seduta al tavolo degli interrogatori.
Morgan seduto davanti a lei poggia i palmi delle mani sulla superficie di ferro che li divide sporgendosi con il busto.
-"Come puoi negare Stephanie quando sei stata trovata con le mani nel sacco?!" domanda lui alzando il tono di voce.
Io e gli altri componenti della squadra ci troviamo al di là del vetro che ci divide dalla sala per gli interrogatori, è già da qualche minuto che quella donna continua a negare tutto e sto iniziando a scaldarmi e a innervosirmi.
Inizio a muovere la gamba su e giù seduta su questa sedia di stoffa -"Stephanie tutto ciò, tutta la tua rabbia, la tua vendetta, le tue azioni sono state scatenate dalla pressione psicologica che i tuoi genitori ti hanno imposto fin da bambina vero?" inizia a stuzzicarla Morgan comprendendo di essere sulla buona strada quando il labbro inferiore della donna inizia a tremare -"Tu dovevi sempre essere intelligente e forte in qualsiasi cosa facessi, giusto? Sempre voti alti, vittorie e il massimo in tutto, ma a qualsiasi sconfitta c'erano delle punizioni forti. Prima iniziavano con il toglierti i giochi, poi il telefono, poi crescendo ti vietavano di uscire e tutto era affiancato ad aggressioni fisiche nei tuoi confronti.
Per questo motivo sei cresciuta con tutto questo rancore dentro, hai passato gli anni a organizzare la tua vendetta, poi loro son morti in un incidente stradale e non hai potuto vendicarti con loro... sto sbagliando?" continua a stuzzicarla iniziando a camminare per la stanza, le mani della donna tremano e i suoi occhi si muovono a destra e a sinistra irrequieti
-"Non avendo più le tue prede hai iniziato a rapire studenti e studentesse eccellenti, massimo dei voti, amati da tutti, apprezzati e al top. Tu più ci provavi meno riuscivi a essere come loro e per questo hai iniziato a usarli per sfogarti.
Li mettevi alla prova con labirinti, quesiti di intelligenza, volevi testare la loro arguzia e intelligenza. Era tutto strutturato in step, passi il primo? Bene vai avanti al secondo e così via fino alla partita di scacchi. Sappiamo tutti che giocare a scacchi richiede intelligenza, arguzia, ma anche tanta tecnica e pratica.
Loro così perdevano e tu li punivi uccidendoli e marchiandoli con la pedina della sconfitta.
Li hai privati di una identità marchiandoli con la loro perdita, torri, alfieri e tutti gli altri" finisce di parlare lui alzando il tono della voce sempre di più e assumendone uno accusatorio.
-"Loro dovevano morire!" urla poi la donna disperata -"Erano stati sconfitti e per questo dovevano pagare" conclude poi con tono calmo e piatto.
Morgan non risponde uscendo dalla stanza, Stephanie ha ammesso il tutto e ciò basta per giustiziarla come si deve.
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Finito l'interrogatorio di Stephanie siamo rimasti ancora il giorno dopo per testimoniare davanti al giudice e concluso tutto siamo ritornati in hotel per recuperare le nostre cose e partire.
In questo momento siamo sul jet in viaggio e sono circa le otto di sera, siamo tutti stanchi e infatti JJ e Reid si sono addormentati dopo poco, Rossi sta leggendo un libro, Morgan si rilassa ascoltando musica con le cuffie, Hotch non comprendo come faccia ma sta già controllando le varie pratiche burocratiche pur avendogli ripetuto più volte di lasciare stare e di riposarsi e infine ci sono io, stesa su due sedili.
Queste specie di lupi alfa che mi circondano mi hanno obbligata a stendermi e a riposarmi "avendo usato tutte le mie forze per il caso" come dicono loro.
Ho quindi evitato di polemizzare troppo accontentandoli e stendendomi su questi due sedili morbidi ringraziandoli alla fine mentalmente sapendo di non avere molte forze.
Ovviamente non riesco a dormire, quindi mi beo della vista del finestrino che mi consente di osservare un cielo notturno stellato e limpido che mi infonde tanta pace e serenità rilassandomi.

La Giulietta della BAU//Criminal MindsWhere stories live. Discover now