IV

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CAMILA'S POV

Lauren si sta iniziando ad agitare, ma non capisco perché. Magari è il lavoro, ma non credo che le rechi così tanta agitazione. Si gira attorno e mi sto preoccupando di cosa sia potuto accadere.

"Lauren, che succede?" chiedo timorosa, e solo ora mi ricordo di essere in maglietta e pantaloncini corti, e la mia faccia diventa rossa come un pomodoro.

"Sta arrivando la mia ragazza, Camila..." dice lei di rimando con le mani tra i capelli.

"Pensa già che io la stia tradendo, ma non è così. Ma se ti vedrà in queste condizioni è finita", continua mentre la sua gamba inizia a tremare dal nervosismo mentre sbuffa. A un tratto si alza e mi prende la mano. Sobbalzo a quel tocco e mi riporta in quella camera di prima e si ferma davanti a un armadio grande abbastanza.

"Vai dentro", esordisce di punto in bianco. Mi vuole seriamente chiudere nell'armadio? Ok, che sono una sconosciuta che lavora per te e la tua ragazza probabilmente non sa della mia esistenza, ma davvero, Lauren?

"Ma stai scherzando?" le chiedo, e lei nega con la testa ed entro nell'armadio. Che bella giornata. Sento una voce femminile e Lauren che la saluta e bacia. Dentro di me sento una piccola rabbia che si fa strada, ma preferisco concentrarmi su quello che si dicono. La sua ragazza le parla di un contratto con un'azienda non molto distante da qui e Lauren dice che ci avrebbe pensato su. Sento un discorso su delle pillole in cui la corvina si arrabbia, ma non sento bene tutto il discorso perché stava accompagnando la sua ragazza alla porta... Che pillole?

Dopo cinque minuti, viene Lauren ad aprirmi e fa un sorriso debole. Si vede che questo argomento la tocca molto. Esco per prendere i miei vestiti, ma non li trovo e guardo lei.

"Ti sei vomitata addosso e li ho messi a lavare. Puoi cercare qualcosa di mio per andare a casa, poi quando saranno puliti, te li riporto", dice la corvina. Io mi maledico mentalmente per aver bevuto così tanto e senza responsabilità, per di più finendo a casa del mio capo. Mi avrà vista in intimo e i tagli, che imbarazzo totale.

"Hai... Hai visto, vero?" ho la testa bassa mentre gioco con le mani. Ho paura del suo giudizio come persona e sull'aspetto lavorativo.

"Sì, ho visto, ma non devi preoccuparti. Per questo dicevo prima di parlarne, ti farebbe bene..." continua lei, tirandomi su il viso con due dita. Mi fa sentire al sicuro con questo piccolo gesto, ma rimane sempre quel vuoto che nessuno sarà in grado di colmare. Lauren mi fa un piccolo sorriso e se ne va. Probabilmente aveva altre cose e mi indica l'armadio dove ci sono i suoi vestiti. Prendo una maglietta larga nera e dei pantaloncini dei Lakers, indubbiamente da fan a questo punto.

Scendo giù e la trovo mentre lavora al computer. È così bella quando è concentrata, con gli occhiali da vista e i capelli legati a chignon. Inavvertitamente colpisco un mobile e la sua attenzione ricade su di me e, come al solito, divento rossa fuoco.

"Stai bene", dice lei ridendo della mia goffaggine, e io rido ironicamente, ma sembro un pomodoro. Decido che forse è meglio togliere il disturbo, per tutte le cose che sono successe tra cui Lauren fidanzata, io che non so controllarmi, che sono finita a casa del mio capo e che ha visto tutto ciò che non doveva vedere, quindi tutto perfetto direi.

"Io vado", dico timidamente e lei annuisce, mi accompagna alla porta e si ferma per dei secondi che sembrano infiniti. Assottiglia gli occhi come se dovesse guardare una cosa piccolissima per poi ritornare a un viso sereno.

"Non ne fare parola a nessuno delle pillole, Camila, è importante."
Perché è così importante, Lauren? A cosa ti servono?

"A cosa servono le pillole?" I miei pensieri diventano parole senza che io me ne accorga e porto una mano davanti alla bocca. Che cavolo...

"A farmi stare buona con le persone", dice lei di rimando, ma la sua voce è dura e sulla difensiva. So di aver toccato un punto debole di lei. Annuisco ed esco di casa senza proferire altre parole. Sono stata una stupida, e questo cancellerà quel poco che si è creato tra di noi, un dialogo, e di questo ne sono dispiaciuta.

Arrivo a casa, sistemo la borsa e poi vado subito in doccia. Ripenso alle parole di Lauren, "a farmi stare buona con le persone", cosa vorrà dire? Ha problemi con le persone? Forse è questo il suo problema e non la mancanza di una figura materna nella foto di famiglia; è forse questo il pezzo mancante di lei? Sono tante le domande che mi sorgono sulla corvina, ma sono tutte senza risposta perché non vorrei mai più incrociare il suo sguardo, sia per la vergogna in sé, sia per le cose che sono successe e che non dovevano succedere.

A risvegliare i pensieri che mi balenano nella mente, è Dinah che mi sta chiamando. Decido di raccontarle tutto quello che mi è successo con Lauren e ne rimane scioccata, per quanto è irreale ma al tempo stesso reale, forse è da film. Dinah mi consiglia di evitarla per un po', giusto il tempo che diventino ricordi lontani a noi e ricominciare a tenere un livello professionale tra me e lei, come è giusto che sia... Alla fine, lei è fidanzata e io non c'entro niente con la sua vita e mai c'entrerò, questo poco ma sicuro.
Lei è a un livello nettamente più alto del mio, e non solo economicamente parlando ma anche per le persone che frequenta, i locali, le ragazze...

Chiuso con Dinah, è ormai sera e mi stupisco di quanto velocemente passi il tempo con lei.
Accendo la TV in cerca di qualcosa di interessante che possa in qualche modo cancellare tutto, come se non fosse mai successo niente, ma arriva una chiamata che non mi aspettavo, è da un numero sconosciuto, così subito mi sale l'ansia, ma rispondo per capire chi è.

"Stai lontana dalla mia fidanzata. Ho visto dei vestiti non miei né di Lauren. Sei avvisata." e chiude la chiamata così. È la fidanzata di Lauren, ma come ha scoperto che sono io... Glielo avrà detto e domani ne parlerò con lei. Shawn doveva lasciarmi nel mio brodo, in quel pub, e io non dovevo assistere a nulla.
È un casino.

You, me, usWhere stories live. Discover now