II

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CAMILA'S POV

Mi giro e trovo lei che mi guarda e sorride senza dire nulla. Si vede che anche lei aveva bisogno d'aria.

"Non dovresti fumare, fa male Cabello" mi dice senza distogliere lo sguardo da me, osservando il fumo uscire dalla mia bocca.

"Disse la donna che ha un accendino nella tasca dei pantaloni. Si vede lontano un miglio" rispondo ridendo.
Lei alza le mani in segno di resa e ride; dopo estrae una sigaretta dal pacchetto nella giacca e l'accende. È bellissima mentre lo fa e si avvicina a me mentre inspira e butta fuori il fumo.

"Pensavo che si vedesse altro, ma raccontami della tua storia" dice scherzando. Poi torna seria e mi spiazza con questa domanda. Non ho una bella storia, né tanto meno interessante se non il fatto che sono stata sbattuta fuori, sul ciglio di una strada, perché sono lesbica. Non rispondo e lei lo nota, facendo una strana faccia. Dopo aver fatto diversi tiri, butta la sigaretta spegnendola.

"Devo andare" e se ne va.
Penso che l'ho trattata male, ma cosa avrei dovuto dirle? Che ho una vita bellissima, dei genitori stupendi e che il mio passato non è una rovina unica, quindi non ho cicatrici sul mio corpo? Avrebbe pensato sicuramente che sono un soggetto da evitare, e visto che è il mio capo, vorrei evitarlo.

Guardo l'ora ed è il momento di recarmi nel mio nuovo ufficio di prova. Sono tanto curiosa quanto insicura. Ho paura di sbagliare, di non dimostrare quanto sono capace o di parlare male a causa della mia timidezza.
Prendo l'ascensore e salgo, dirigendomi verso l'ufficio. Devo dire che è spazioso, con una scrivania e una grande finestra che offre una vista su un quartiere ben tenuto di Cuba. Ci sono un po' di scaffali, un divanetto e una libreria nera che non guasta il colore beige delle pareti. C'è anche una sedia molto spaziosa alla scrivania.
Decido di sedermi e mettere le mie cose per sentirmi più vicina al luogo. Trovo un bigliettino con il marchio dell'azienda.

"Buongiorno a te che stai sedendo, volevo augurarti una buona permanenza nella nostra compagnia e una buona prova. Buona fortuna. Lauren Jauregui."

È stata carina nell'augurarci una buona permanenza a tutti noi che avremmo iniziato questa nuova avventura. Ha anche una bella calligrafia, molto professionale e accurata, ma penso che sia frutto anche di una buona stampante.

Arriva un ragazzo alto e bello, con dei riccioli dolci e un sorriso altrettanto dolce. Ha con sé una pila di fogli, alcune cartelle rosse e bianche.

"Sono Shawn, sono il tuo segretario. Ha detto di consegnare queste cose per aiutarti ad ambientarti e soprattutto a iniziare a lavorare" dice con voce calma e dolce, mettendo sulla scrivania la pila di fogli, le cartelle e anche un caffè che non avevo minimamente visto. Lo ringrazio con un sorriso e lui esce, chiudendo la porta alle sue spalle.

Inizio a sfogliare i fogli e noto un foglio con in basso una frase che non sembra inerente al contesto:

"Che passato hai?"

La rileggo più volte e solo poco dopo mi ricordo dell'incontro con Lauren, o meglio, il mio capo. Rimango stupita perché non so come interpretarlo. Nel senso, le interessa davvero?

Non ci do peso e proseguo con il lavoro fino a tardi, visto che voglio dimostrare di essere degna di questo posto. Sono le 20 di sera e sono stremata, quindi decido di consegnare i fogli a Shawn e di andare verso l'ascensore.
Ma incontro ancora lei e siamo sole, senza nessun altro dipendente.

"Come è andata questa giornata?" chiede lei, cercando di spezzare il silenzio imbarazzante che si è creato tra noi. Le mani mi iniziano a sudare.
Cosa sta succedendo?

"B... Bene, tutto bene" dico, iniziando a balbettare. Lei fa una piccola risata e riceve un'occhiataccia da parte mia.

"Penso che la mia presenza ti porti una dolce timidezza" dice, guardando avanti per trattenere le risate. Io nego con la testa e giocherello con le dita delle mani. Lo faccio sempre quando sono ansiosa, fin da quando ero una piccola fanciulla con problemi sociali.

Lei si mette davanti a me, sorride uscendo dall'ascensore, e io rimango come una scema ad ammirarla mentre esce con la sua classe elegante da donna.

Esco anche io, prendo la macchina e mi dirigo a casa, non vedendo l'ora di mettermi a letto o di parlare con la mia migliore amica, Dinah.

Arrivo a casa, mi spoglio e faccio subito una doccia per togliere lo stress accumulato oggi. Ripenso a Lauren. Forse ha davvero interesse a conoscermi o forse è solo frutto della mia totale immaginazione. Mi asciugo i capelli e arriva la chiamata di Dinah. Chiudo la chiamata con la mia migliore amica e prendo la mia adorata chitarra, regalata dalla mia zia per il mio 19° compleanno. Da allora non riesco a staccarmi da essa.

Inizio a canticchiare una canzone di Lana Del Rey, la mia idola. Amo le sue canzoni così tanto che spesso mi commuovono, nonostante le conosca da anni ormai:

"When you and I were forever wild
The crazy days, the city lights
The way you'd play with me like a child

Will you still love me
When I'm no longer young and beautiful?
Will you still love me
When I've got nothing but my aching soul?"

Ormai le dita vanno da se e la voce anche, così appena finisco di suonarla, mi addormento ricordando le lunghi notti con mia zia e Dinah a cantare.

You, me, usDonde viven las historias. Descúbrelo ahora