Finale alternativo [03]

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CAMILLE

Guardai Steve dal sedile del passeggero mentre guidava, una domanda continava a lampeggiarmi in testa. Steve sembrò accorgersene, e mi prese gentilmente la mano, intrecciandola con la sua mi lanciava un'occhiata. "Perché mi stai fissando?" chiese. Mi mossi sul sedile, mettendomi a gambe incrociate. Non sapevo se avrei dovuto chiedergli cosa avevo in mente. "Niente." risposi "Stavo solo pensando".

"A cosa?" Continuò "Beh, ora che è effettivamente possibile, hai mai pensato di tornare agli anni Quaranta?" chiesi "Potresti riavere la tua vita" Steve mi guardò di nuovo, ovviamente sorpreso dalla mia domanda. "Occhi sulla strada, bellezza." Lo stuzzicai scherzosamente allungando la mano per spostargli delicatamente il mento, riportando il suo sguardo sulla strada. Ridacchiò, ma ridiventò presto serio, aggrottando le sopracciglia. "In realtà non ho mai nemmeno preso in considerazione l'opzione." rispose "quindi, immagino di no".

"Dovresti." Risposi prima di mettermi a guardare fuori dalla finestra. Per quanto l'idea della partenza di Steve fosse difficile da accettare, si meritava di riavere la sua vita. Che gli era stata tolta così bruscamente. Sapevo che se fossi stata in lui, l'avrei rivoluta. Il resto del viaggio fu silenzioso poiché entrambi eravamo immersi nei nostri pensieri. Avrei potuto dire che a una parte di lui mancava la vita che aveva, quella che non era mai riuscito a vivere adeguatamente.

Se ami qualcosa, lasciala andare. È quello che dicono sempre, giusto? Prima che ce ne rendessimo conto, fummo arrivati ​​a destinazione, dove Bruce aveva già finito di installare il nuovo tunnel quantistico con l'aiuto di Sam e Bucky. "Va bene, Cap." disse Sam, lanciando una valigetta verso Steve che conteneva le sei pietre. "Sono tutte tue."

"Ricorda, devi restituire le pietre nel momento esatto in cui le avevi prese o aprirai un mucchio di brutte realtà alternative." gli ricordò Bruce, che sembrava più nervoso di lui. "Non preoccuparti, Bruce." rispose Steve "Taglierò tutti i rami".

"Buona fortuna, Cap." disse con un deciso cenno del capo. "Grazie" rispose prima di rivolgersi a me. Si allungò, prendendo la mia mano nella sua e portandosela alle labbra lasciando un bacio sul dorso. "Ci vediamo tra un po', okay?" disse con un sorriso. "Si forse." Mormorai tra me e me. "Che cosa?", Steve, che chiaramente non aveva capito quello che intendevo, aggrottò le sopracciglia. Scossi la testa "Niente".

Misi la mano in tasca, e tirai fuori la fiala di vetro extra che ero riuscita a prendere da Tony, porgendogliela. "Nel caso cambiassi idea. Ma se non lo farai, almeno facci una salto per me." Gli sussurrai con un sorriso. La sua espressione diventò seria, "Cam, io-" Iniziò a protestare ma lo interruppi, mettendomi in punta di piedi congiungendo le mie labbra alle sue. Intensificai il bacio, le sue braccia scivolarono sui miei fianchi per tirarmi più vicino a lui. "Volevo solo farti sapere che hai una scelta." Mormorai contro le sue labbra mentre ci separavamo "Ti amo" sorrise, dandomi un altro rapido bacio, "Anch'io ti amo."

Steve si rivolse poi a Bucky e sorrise ampiamente al suo amico. "Non fare niente di stupido finché non torno." scherzò Steve. "Come potrei? Porti tutta la stupidità via con te." rispose Bucky con una risata. Sorrisi quando li vidi scambiarsi un abbraccio, prima che Steve si dirigesse verso il tunnel quantistico e indossasse la tuta. "Pronto?" Chiese Bruce; Steve annuì in risposta, "Va bene. Ci vediamo qui, okay?"

"Puoi scommetterci" rispose Steve. "Tra tre, due..." Bruce iniziò il conto alla rovescia. Steve mi guardò pensieroso, offrendomi un ultimo sorriso prima di sparire nel tunnel. "E ritorna tra cinque, quattro, tre, due, uno." Bruce premette di nuovo l'interruttore, e poi seguì la confusione quando non lo vedemmo apparire. "Dov'è?" chiese Sam con il panico che lo assaliva. "Non lo so, il tempo era quello necessario. Dovrebbe già essere qui." Bruce iniziò ad armeggiare con gli interruttori, cercando disperatamente di riportare Steve.

"Bene, riportalo indietro!" chiese Sam. I miei occhi si posarono su Bucky, un lampo di tristezza prese il sopravvento su di lui anche se mi offrì un sorriso. Ne sforzai uno anche io prima di mettermi a fissare il pavimento. Anche se il cuore mi faceva male, ero felice che avesse avuto la sua seconda possibilità.

STEVE

Digitai con esitazione gli ultimi numeri sul mio GPS Spazio-Temporale e fissai quella fiala in più nella mia mano che Cam mi aveva dato. Feci un respiro profondo, la infilai nella tuta e con un clic di un pulsante, venni risucchiato nel regno quantico.

Emersi nel 1945, nella S.S.R. Sede centrale. La nostalgia mi colpì all'istante e decisi di fare una passeggiata nei dintorni per vedere cosa sarei riuscita a trovare. Era passato molto tempo e non ero sicuro che sarei riuscito a ricordare abbastanza per orientarmi. Così, iniziai a vagare senza meta, andando ovunque mi portassero i corridoi. Alla fine, inciampai in quello che sembrava un ripostiglio e un grande frisbee, dipinto di rosso, bianco e blu, che attirò la mia attenzione.

Era il mio scudo, come nuovo. "Steve?" Mi irrigidii al suono di quella voce, e voltandomi vidi Peggy, con lo stesso aspetto di come la ricordavo. "Steve, sei davvero tu?" chiese, la bocca leggermente spalancata per lo shock. "Sono io." risposi, infilandomi nervosamente le mani in tasca. "Ma tu-tu... come?" chiese, la confusione chiara sul suo viso. "Non sono-" mi fermai, incerto se sarebbe stato opportuno dirglielo, "Non sono esattamente di qui. È complicato." Mi guardò come se avesse voluto farmi un milione di domande, ma per fortuna non chiese nulla. Peggy ridacchiò, avvicinandosi a me e appoggiandomi una mano sulla guancia. "Non posso crederci." I suoi occhi brillavano di lacrime, "Sei tornato".

Mi allontanai dal suo tocco. Non sapevo davvero cosa mi sarei aspettato di trovare quando decisi di venire qui, ma di sicuro non questo. Peggy mi guardò preoccupata "Che c'è che non va? Non rimani?" Aprii la bocca per parlare, ma non riuscii a trovare le parole. L'unica cosa che avevo in mente in quel momento era Camille, il modo in cui aspettava che tornassi a casa, tutte le promesse che le avevo fatto.

"Io, um..." mi fermai, "mi dispiace, non posso. Dovrei essere da un'altra parte" Prima ancora che potessi comprendere le mie azioni, le mie gambe avevano già iniziato a camminare fuori dal complesso e le mie dita digitare la destinazione sul GPS.

Presto mi ritrovai nel regno quantistico. Un certo senso di sollievo mi riempì il petto quando i miei occhi si posano su Cam, e quando guardandomi intorno, vidi la squadra, tutti con la stessa espressione sollevate sul volto. "Ci hai spaventato per un momento, Cap." Sam si lasciò sfuggire una risatina nervosa, e la tensione finalmente lasciò le sue spalle. Scesi dalla piattaforma, avvolgendo le mie braccia attorno alla vita di Cam, la volevo sentire più vicina a me.

"Mi dispiace." sorrisi "Ho dovuto fare una piccola deviazione".

"Per quello?" Chiese Sam. Seguii il suo sguardo, solo per rendermi conto che avevo ancora il mio scudo in mano. "Già, non potrei immaginare la vita senza di lui." scherzai, facendo ridere Sam.

"È bello riaverti, amico." sorrise Bucky, dandomi una pacca sulla spalla. Non appena gli altri se ne furono andati andai dritto verso Camille, assaporando quella dolce sensazione delle sue labbra sulle mie. Ora più che mai, ero sicuro che questa fosse la donna con cui avrei voluto passare il resto della mia vita. "Per che cos'era quello?" Ridacchiò quando le nostre labbra si staccarono.

"Non rivoglio la mia vecchia vita, voglio te." dissi, appoggiando la fronte alla sua. "Qualunque siano le mie opzioni, la mia scelta sarai sempre tu". Sebbene mi fossi perso quella vita, il mio cuore non era più lì. Era qui, a casa. O dovunque fosse Cam..., proprio lì con lei.

Artemide : il settimo Avenger; Steve Rogers [1]  TRADUZIONEWhere stories live. Discover now