[26] piano

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"È vero, non possiamo uscire dalle mura

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"È vero, non possiamo uscire dalle mura." disse Armin, "però...so chi può farlo."

La decisione era stata presa. Il piano sembrava infallibile e a prova di problemi.

Aspettammo due settimane prima di cominciare. E in quei quindici giorni Levi lavoró senza risparmiarsi, ininterrottamente, come a occhi chiusi, dall'alba fino a notte fonda.

Dopodiché si coricava, ma non dormiva di un sonno pesante. Eppure il brusco passaggio dall'inattività a quell'impegno sfiancante lo lasciava quasi senza sogni e senza forze.

Un solo fatto degno di nota: dopo una settimana, per la prima volta si era ubriacato, la notte precedente.

Uscito dal bar ebbe d'un tratto l'impressione che le ghiandole inguinali gli si fossero ingrossate e che le braccia si muovessero con difficoltà.

E l'unica reazione che ebbe allora fu di correre verso la mia stanza.

"April, ci seiiii?" chiese da fuori la mia porta.

Quando la aprii per accoglierlo, cadde tra le mie braccia non riuscendo a stare in piedi.

"Levi ma che cazzo ti è preso?" urlai spaventata, non capii sul momento che si trattava dell'alcool.

"Niente, mmmmh mi mancavi."

Lo sollevai con tutte le mie forse e lo adagiai sul mio letto, coprendo il suo corpo il più possibile per farlo addormentare.

"Hai bevuto?"

"No! Cosa dici? Non lo farei mai!" rispose con un sorrisetto malizioso.

Lo guardai negli occhi e lui scoppió in una risata rumorosa e gioiosa. Sentii il mio cuore riscaldarsi a quella visione dei suoi denti splendenti.

"Perché l'hai fatto?" gli chiesi.

"Non lo so, ero stanco." sbuffó, "non facciamo altro che lavorare per quell'idea che ha avuto Armin, ma se non funzionasse? Boh io non gli credo. Comunque sei bellissima."

Sorrisi e gli strinsi la mano, lui scosse la testa nel suo solito modo.

"Lo dico davvero, non perché sono ubriaco."

"Be', dimmelo più spesso allora." risposi e Levi si alzó facendo unire le nostre labbra.

Sentii un forte sapore di alcool mischiato alla sua saliva, il che non mi dispiaceva affatto. Ero incapace di giudicare male un suo bacio, la passione che ci metteva era impressionante come sempre.

Quando si staccó e lo guardai negli occhi, Levi pian piano abbassó la mano per portarla alla mia intimità e strofinare le dita dai pantaloni.

"Stando così le cose, perché lo fai?" gli chiesi riferendomi al fatto che fosse ubriaco, con il respiro pesante sulle sue labbra.

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