Capitolo 3: Cuori infranti

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Capitolo 3: Cuori infranti

L'immagine che lo specchio rifletteva non era delle migliori: capelli arruffati, viso pallido ed evidenti occhiaie nere. Non c'era da meravigliarsi troppo, dopo la notte insonne che aveva trascorso. Si era girato e rigirato nel letto come un'anima tormentata, mentre nella sua testa risuonava l'eco di quelle parole che lo avevano trafitto come la lama di una katana.

"Da questo momento in poi per te non sono più nulla. Non ti azzardare a venire a cercarmi, perché giuro che te la faccio pagare cara!"

Anche se l'aveva sempre criticata e se a volte non gli andava proprio giù il suo caratteraccio, Ai era diventata a tutti gli effetti la sua migliore amica, la sola persona che potesse comprendere quello che aveva passato ritrovandosi da un giorno all'altro in un corpo che non gli apparteneva. Il legame che si era creato fra loro era anche più forte di quello che aveva con Heiji o con qualsiasi altro amico avesse mai avuto: per questo non sopportava l'idea di averla persa.

Fissando la sua immagine riflessa, gli venne da chiedersi se per la prima volta in vita sua non fosse stato dalla parte sbagliata. Tuttavia, non riusciva ad incolpare Akai, che in quel momento doveva sentirsi forse anche peggio di lui.

Sospirando, si lavò la faccia, nella speranza di cancellare via i segni dell'insonnia. Si vestì e scese in cucina, trovandola deserta. Akai doveva essere ancora a letto, forse anche lui non aveva dormito e voleva recuperare almeno un paio d'ore di sonno. Così, in punta di piedi senza far rumore, uscì di casa diretto dal Dottor Agasa.

Si accorse che gli tremavano le mani mentre apriva il cancello di casa dello scienziato. Un tremore flebile, ma evidente ad un occhio attento come il suo. Era difficile ammetterlo, ma aveva paura, paura di vedere di nuovo quel volto dall'espressione carica di odio.

Suonò il campanello una volta sola: non voleva risultare insistente. Dopo qualche minuto la porta si aprì ed uscì la figura rotondeggiante del Dottore.

- Immaginavo fossi tu, Shinichi-

Pronunciò quelle parole a voce bassa, come se non volesse farsi sentire da Shiho, che probabilmente doveva essere in cucina a pochi metri da loro. La conferma di ciò arrivò quando socchiuse la porta dietro le sue spalle larghe.

- Come sta?- riuscì solo a chiedergli, sicuro che l'amico avesse capito il motivo per cui era venuto lì di primo mattino.

- Rispetto a quando è rincasata ieri si è calmata, ma se devo essere sincero questa calma apparente mi fa più paura del crollo che ha avuto lo scorso pomeriggio...- confessò, abbassando lo sguardo e mostrando tutto il dispiacere che provava nel vedere quella ragazzina, alla quale si era affezionato più del dovuto, soffrire così tanto.

- Pensa che stia solo fingendo di stare meglio?-

- Lo sappiamo bene come è fatta, non vuole mostrarsi debole ma tenendosi tutto dentro arriva al punto di scoppiare. E quando scoppia è difficile controllarla-

- Dov'è adesso?-

- Sta facendo colazione in cucina, a meno che non sia venuta alla finestra a spiare. Quando ha sentito il campanello ha pensato subito che poteste essere tu o Akai-san e mi ha detto di non farvi entrare per nessuna ragione- scosse la testa.

- Ma io devo parlare con lei!- strinse i pugni, tirando fuori quella grinta che sembrava aver dimenticato a casa fino a poco prima.

- Cerca di capire figliuolo, in questo momento dobbiamo lasciarle sbollire la rabbia senza farle pressioni: quando si sarà calmata vedrai che sarà lei a venire da te- cercò di farlo ragionare lo scienziato.

Tomorrow (I'm with you)Where stories live. Discover now