Capitolo 44: Per sempre mio padre

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Rimase a guardare la sua donna mentre si allontanava, probabilmente diretta verso i bagni, chiedendosi se avesse dovuto seguirla, ma Jodie aveva reso chiaro che in quel momento non le andava di parlare o di avere gente intorno. Non poteva certo biasimarla, l'unica parvenza di famiglia che le restava le aveva appena detto chiaramente che non ci sarebbero stati altri rapporti fra loro se non quelli lavorativi.

- Perché non andiamo in ufficio e mentre compiliamo quelle noiose scartoffie non ci racconti cosa è successo nell'ufficio del grande capo?- intervenne Yuriy, che di certo aveva capito che qualcosa non andasse.

Annuì, lasciando perdere l'idea di inseguire Jodie e incamminandosi verso il loro ufficio. Doveva concederle tempo e spazio, come lei aveva fatto innumerevoli volte con lui.

- Dobbiamo preoccuparci?- chiese Camel, non appena si furono chiusi la porta alle spalle.

- Se temete che qualcuno di noi due venga licenziato allora no, potete stare tranquilli-

- E allora cos'è successo? Jodie era sconvolta- disse Yuriy.

- James ha detto che non si intrometterà nella nostra relazione purchè questa non interferisca con il nostro lavoro-

- Che mi sembra un'ottima cosa, no?-

- Lo sarebbe, se non avesse aggiunto che intende avere con noi un semplice rapporto lavorativo e nulla più, perché non condivide la nostra scelta pur tollerandola-

- Capisco- sospirò il russo - So che James per Jodie non era solo un capo ma le ha fatto da padre, quindi immagino avessero un rapporto molto più profondo al di fuori del lavoro. Dev'essere dura per lei sapere di non poter più contare su di lui-

- Già-

- Possiamo fare qualcosa?- chiese Camel, sempre disposto ad aiutare quando e dove poteva.

- Forse se si parlassero di nuovo, fuori da qui intendo, potrebbero chiarirsi?- ipotizzò Yuriy.

Quelle parole furono come un lampo che attraversò la sua mente, sbloccando ricordi e facendo nascere una nuova idea. Si ricordò di quando lui e il ragazzino avevano ideato tutti quei piani per riuscire a parlare con Shiho e pensò che forse avrebbe potuto riutilizzare ancora una volta quella tattica per far incontrare Jodie e James. Un piano vecchio e subdolo, ma che alla fine si rivelava sempre efficace.

- Cominciate pure a compilare i documenti, io devo fare una cosa e poi torno-

Con il suo solito sorrisetto beffardo stampato sul volto, si alzò dalla sedia e se ne andò, lasciando i due compagni lì a chiedersi cosa gli fosse preso.
Camminò di nuovo fino all'ufficio di James, bussò due colpi alla porta e senza attendere una risposta la aprì ed entrò. Non aveva tempo da perdere, quella storia doveva giungere a una conclusione positiva e doveva farlo entro la fine di quella giornata.

- Ci sono problemi?- gli chiese James, convinto che dopo la loro conversazione il motivo per cui si trovasse di ancora lì fosse di natura lavorativa.

- Sì, uno grosso- rispose.

- Mi sembrava di aver capito che stesse andando tutto bene con il caso-

- Oh, quello sì, ci stiamo già occupando della parte burocratica. Il problema è un altro-

- Di cosa si tratta-

- Di tua figlia-

Pronunciò quella parola di proposito, sapendo l'effetto che avrebbe sortito sull'anziano. Poteva fare il duro quanto voleva, ma sapeva bene che i suoi sentimenti per Jodie non erano cambiati nemmeno di una virgola. Li aveva visti quegli occhi arrossati poco prima, velati da lacrime trattenute. Era meschino fare leva sul suo punto debole, ma lo stava facendo a fin di bene.

Tomorrow (I'm with you)Where stories live. Discover now