Capitolo 8: Un segreto svelato

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Si passò un velo di lucidalabbra rosato per completare quel trucco semplice ma che le donava moltissimo. Era da tempo che non vedeva del make up sulla sua faccia, che non si vedeva così. Una donna, una vera donna. Sorrise alla sua immagine riflessa nello specchio: era bello essere se stessi.
Ripose il lucidalabbra nella borsetta, con l'intenzione di ritoccarsi il trucco dopo aver terminato la cena. Voleva mostrarsi al meglio, specie accanto a una donna come Jodie che di certo non faticava ad essere bella ed elegante. Si sistemò un'ultima volta i capelli prima di uscire dalla sua stanza e recarsi in cucina, dove il Dottor Agasa stava preparando la cena solo per lui.

- Caspita, come sei elegante stasera! Sicura che non stai uscendo con qualche ragazzo?- scherzò lo scienziato, sorridendo alla sua stessa battuta.

- Questo vestito è troppo bello per essere sprecato per un ragazzo!- rispose a tono, ma senza essere acida - Piuttosto, è sicuro che non le dispiace restare solo stasera?-

Le sembrava una domanda un po' stupida, dal momento che prima del suo arrivo il Dottore aveva vissuto da solo in quella casa per anni, ma dopo più di un anno in cui avevano trascorso ogni giorno insieme le veniva naturale credere che, se se ne fosse andata, avrebbe sentito la sua mancanza. O per lo meno questo era ciò che sperava, perché a lei quel buffo scienziato pasticcione sarebbe mancato da morire.

- Tranquilla, vai pure a divertirti con la Professoressa Jodie!- la rassicurò.

- Se vuole compagnia può sempre andare da Shinichi con una scusa-

- Non serve, ne approfitterò per lavorare ad una mia nuova invenzione!- alzò l'indice soddisfatto.

Storse la bocca, assottigliando lo sguardo: avrebbe tanto voluto credergli, ma il sospetto che quella fosse solo una scusa era più forte di lei. Sapeva benissimo che, in sua assenza, il Professore ne approfittava sempre per mangiare cose poco salutari, quelle che lei gli proibiva per tenerlo a dieta. Se n'era accorta quando un giorno, nel portare fuori la spazzatura, dalla sporta bucata era uscito un involucro di una nota marca di dolciumi. Tuttavia non disse nulla: non le andava di rovinarsi l'umore per fargli una paternale. Domani gli avrebbe fatto fare una dieta ancora più drastica del solito.
Si rimirò nuovamente nel riflesso dei vetri delle finestre, compiacendosi di quell'abito nuovo che aveva comprato per farsi un regalo. Si trovava bella, una bella ragazza che nessuno poteva più considerare un mostro che aveva creato un veleno e fatto parte di una banda di criminali. Era da tanto che non si sentiva così. Pensò che quella era la prima volta che usciva con un'amica, cosa piuttosto strana per una ragazza della sua età. A diciotto anni si dovrebbe uscire spesso, avere una compagnia di amici, fare cose folli e divertirsi: lei non aveva mai fatto nulla di tutto ciò. Le uniche uscite che ricordava erano quelle con sua sorella, rare e fugaci, poiché non le era permesso prendersi troppe libertà. Poteva solo sognarsela una vita normale, una vita in cui non era una schiava. Ed ora eccola lì, raggiante e serena, consapevole di poter uscire senza più timore di avere gli occhi puntati addosso. Era diventata una ragazza qualunque.
Stava frugando nella borsetta, per controllare di aver preso con sé tutto, quando il campanello suonò. Jodie era arrivata. Andò ad aprire la porta, trovandovi Jodie con il suo solito sorriso contagioso.

- Hello!- la salutò calorosamente.

- Vieni, entra un momento- la invitò ad accomodarsi, ricambiando il sorriso.

- Ma come sei bella stasera! Mi piace molto il tuo vestito!- si complimentò, osservandola da capo a piedi.

- Grazie, anche tu sei bellissima-

Poteva sembrare una frase fatta, ma in realtà era ciò che pensava: Jodie era ancora più bella in abiti meno formali di quelli che usava per il lavoro. Una scollatura un po' più pronunciata, un tacco un po' più alto, una collana fine e non troppo vistosa, ed ecco che una donna già bellissima diventava stupenda, persino con quei grossi occhiali dal gusto un po' retrò. Le venne spontaneo pensare che se Akai l'avesse vista non sarebbe di certo rimasto indifferente, pur non essendo uno che si esprimeva granché né a parole né a gesti.

Tomorrow (I'm with you)Where stories live. Discover now