Capitolo 29: La fine di un sogno

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Parcheggiò la macchina nel primo posto che trovò disponibile, ormai era arrivata già parecchia gente e lo dimostrava la fila di persone che ancora doveva entrare. Guardò la sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore: nonostante avesse rifatto il trucco e indossasse gli occhiali, si vedeva che aveva gli occhi gonfi, rossi e lucidi, tipici di una persona che aveva pianto molto. Era rimasta a versare lacrime accasciata sul pavimento per parecchio tempo, non avrebbe nemmeno saputo definire quanto, poi aveva raccolto le ultime forze rimaste e si era alzata e sistemata, pronta per andare al locale da Clay. Doveva vederlo per capire se poteva davvero essere lui l'uomo che l'avrebbe salvata da quel suo incessante desiderio di rincorrere Shuichi o se il suo destino era quello di restare legata al suo ex per il resto dei suoi giorni.

Inspirò profondamente ed espirò dalla bocca, cercando di rilassarsi. Uscì dall'auto e la chiuse a chiave, alzando gli occhi verso il cielo: sperava di vedere qualche meteora prima di entrare, ma in quella zona fatta di locali e circondata da palazzi era impossibile vedere il cielo in modo nitido a causa dell'inquinamento luminoso. Rinunciò così al suo desiderio e si apprestò ad entrare nel locale, ovviamente saltando la fila grazie al pass che Clay le aveva dato.

Dentro c'erano molte più persone di quante si aspettasse, faticò ad avanzare fino al bancone in un punto dove potesse avere una visuale più ampia del locale e individuare così dove si trovasse Clay. Mentre lo stava cercando allungando il collo, si sentì afferrare i fianchi da dietro e un paio di braccia muscolose l'attirarono a sé. Per un attimo trasalì, pronta a sferrare uno dei colpi che aveva imparato durante il suo addestramento per diventare un'agente dell'FBI, ma quando riconobbe la voce che le parlò vicino all'orecchio si rilassò.

- Sei arrivata finalmente. Pensavo che mi avessi dato buca-

Si girò verso Clay, che però non la lasciò andare nemmeno per un secondo, stringendola ancora di più a lui. Posò le mani sul suo petto e lo guardò negli occhi. Sorrideva come sempre, felice di averla lì con lui. Avrebbe voluto ricambiare a pieno quell'emozione, ma invece che perdersi in quel volto bellissimo la sua mente le restituì capricciosa i flashback delle foto che le aveva portato Shuichi quasi due ore prima.

- Scusami, ho fatto tardi al lavoro- mentì.

- L'importante è che tu sia qui- le sussurrò, avvicinando le labbra alle sue e baciandola.

Dapprima fu solo uno sfioramento di labbra, ma quando sentì la lingua di Clay premere per approfondire il bacio si tirò leggermente indietro. Non se la sentiva di baciarlo così, non in quel momento.

Lui la fissò corrugando la fronte e guardandola con fare indagatorio.

- Va tutto bene? Hai una faccia strana...- le fece notare.

Così non andava. Era venuta in quel locale per stare con lui e capire cosa provava nei suoi confronti, ma si stava comportando come se avesse già preso la sua decisione. Non ci stava neanche provando, la sua forza di volontà era pari a zero. Era come se la sua mente si fosse divisa dal suo corpo: fisicamente era lì con Clay, ma con il pensiero era da tutt'altra parte. Doveva sforzarsi di tornare in sé e dare una risposta alle sue domande. Doveva farlo per se stessa ma anche per rispetto di quel ragazzo che aveva di fronte, che non vedeva l'ora di darle ciò che desiderava.

- Sono solo un po' stanca, oggi è stata una giornataccia al lavoro- mentì, sforzandosi di sorridere.

- Capisco...allora dobbiamo fare qualcosa per il tuo cattivo umore- l'abbracciò più forte - Che ne dici di venire con me nel backstage per conoscere di persona i The Perisher? Potrebbe aiutarti?- le sorrise, attendendo la sua risposta.

- Dici sul serio? Posso davvero?- chiese stupita.

- Ma certo, dai andiamo!-

La prese per mano e si face largo tra la folla che aspettava con lo sguardo rivolto al palco. La sua mano era calda, eccetto per alcuni anelli in metallo che indossava e che rendevano quei punti più freddi. Per un attimo pensò che anche la mano di Shuichi era calda, ma la sua stretta era più forte e decisa di quella di Clay. Cercò di scacciare quel pensiero, giusto in tempo per vedere la band seduta nello stanzino adiacente al palco che si preparava per entrare in scena.

Tomorrow (I'm with you)Where stories live. Discover now