Capitolo 35: Parole non dette

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- Niente male, hai fatto un buon lavoro!- si complimentò con lui, dopo aver assaggiato il primo boccone del sushi che aveva preparato per cena.

- L'aspetto non è dei migliori- replicò lui, poco convinto del suo stesso operato.

- E allora? Non dobbiamo guardarlo, dobbiamo mangiarlo. Il sapore è buono, quindi va bene così- gli fece un sorriso, per poi prendere un altro pezzo dal vassoio che avevano posizionato al centro del tavolo.

Invece di cenare al tavolo della cucina avevano apparecchiato sul tavolino del salotto, sedendosi a terra sui cuscini come d'usanza in Giappone. Era un modo per rivivere per qualche ora l'atmosfera di quel paese in cui avevano lasciato un pezzo del loro cuore e anche per fare qualcosa di diverso dal solito.

Intinse un pezzo di uramaki nella salsa di soia e se lo portò alla bocca, per poi masticarlo sorridendo come una bambina felice. Solo dopo averne mangiati altri due pezzi si accorse che Shuichi, invece di fare lo stesso, si era fermato a fissarla.

- Che c'è? Sono sporca?- gli chiese, coprendosi istintivamente la bocca con una mano nel timore di avere delle tracce di cibo sulle labbra e agli angoli.

- No, sono solo sorpreso che sia bastato del sushi di scarsa qualità per farti tornare di buon umore- sorrise, prendendo finalmente anche lui un nigiri -Oggi sei stata nervosa per quasi tutto il giorno-

- Sai com'è, abbiamo colleghi molto simpatici che mettono in giro voci sul nostro conto- storse la bocca.

- Non riesci proprio a ignorarli e passarci sopra, eh?-

- Non riesco a sopportare che la gente si faccia gli affari miei- precisò.

- Ora che Yuriy e Camel sanno di noi sei più serena?- le chiese.

- Beh un po' sì- ammise - Sono le due persone con le quali lavoriamo a stretto contatto più che con tutti gli altri in questo momento, perciò il fatto di non doverci più nascondere almeno davanti a loro mi rincuora-

- Il fatto che sappiano non significa che in ufficio possiamo fare quello che vogliamo- precisò.

- Questo lo so bene, non intendo certo baciarti appassionatamente sulla scrivania!- arrossì mentre pronunciava quella frase - Ma almeno se voglio guardarti o sorriderti posso farlo senza il timore continuo di essere scoperta-

- Invece che guardare me dovresti concentrarti sui fogli che hai sulla scrivania-

Lo fissò con la faccia di chi non aveva gradito, nonostante la consapevolezza che il suo non fosse un ammonimento ma più una battuta. La sua faccia non era per niente seria mentre glielo aveva detto, quindi forse il fatto di essere oggetto delle sue attenzioni gli faceva in qualche modo piacere.

- Ai suoi ordini stacanovista- replicò, addentando un nigiri uguale a quello che aveva preso lui poco prima.

Continuarono per un po' a mangiare in silenzio, fino a quando lei non lo ruppe nuovamente.

- Come pensi che finirà questa storia del pettegolezzo?- gli chiese a bruciapelo, fissandolo seria.

- In che senso?- rispose, non capendo.

- Credi che verremo rimproverati? Se dovesse arrivare alle orecchie di James...sai, a lui non piacciono queste cose. Dobbiamo far parlare di noi per la nostra abilità come agenti e non per le nostre vicende amorose. In passato ha accettato la nostra relazione purché non implicasse problemi sul lavoro, ma ora...- non riuscì a terminare la frase.

- Ora?- la invitò a continuare.

- Dopo tutto quello che è successo sinceramente non penso che la sua reazione sarebbe come quella di Camel e Yuriy- sospirò - Io non credo che lui abbia del rancore o del risentimento nei tuoi confronti, anzi, ha molta stima di te e sa quanto vali sul lavoro: ti ha sempre definito il suo uomo migliore e anche quando fai di testa tua ti lascia fare perché sa che faresti mille volte meglio di lui. Però quando mi hai lasciata, lui mi ha vista soffrire da sola e in silenzio...-

Tomorrow (I'm with you)Where stories live. Discover now