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Dylan
Rispondi cazzo.
Mi ripeto mentalmente sperando che il computer risponda al telefono.
"Dylan?" SÌ. "Sono io. Ho bisogno di te."
"Sono passati sette anni da quando non ci sentiamo. Almeno un saluto ci starebbe bene" sento che sta ridacchiando.
"Ciao computer come stai? Stai bene? Sei felice? No? Mi dispiace. Cosa stai facendo? Ah, capisco. Bene. Ora che ti ho fatto tutte le domande che volevi, ascoltami" sbuffo.
Lui borbotta qualcosa che non riesco a capire e poi dice annoiato "Sentiamo."
"La mia" magari "volevo dire, la fidanzata di un mio amico ha avuto un incidente. Pensavamo tutti che fosse stato un caso... Ma ora pensiamo il contrario. Abbiamo delle foto del giorno. Dovresti solo capire chi è quella persona, senza mettere in mezzo la polizia." Dico tutto d'un fiato.
"Vuoi qualcosa da bere?" Le chiedo. Nessuna risposta.
"Hai fame?"
"No." Risponde secca.
Sbuffo "almeno hai aperto bocca".
"Okay senti, mi dispiace" "Pensi seriamente che possa bastare un "mi dispiace" Dylan? Mi hai rovinato la vita da quando sei qua." Singhiozza lei.
"Ti ho rovinato la vita..." Le prendo il mento facendo sì che i nostri sguardi si incontrino"... O te l'ho resa migliore?" Sorrido.
Ci fissiamo. Si morde il labbro.
"Merda Becky, non istigarmi".
Alza un sopracciglio.
"Smettila di morderti il labbro o non resisto più" ammetto.
Ci fissiamo.
"Dillo che non riesci a resistermi neanche tu" sorrido.
Lei arrossisce e a quel punto sprofondo sulle sue labbra. Le metto le mani sui fianchi. "Il resto della classe?" Chiede lei tra un bacio e l'altro. "Ci penseremo dopo" sorrido e ricomincio a baciarla con foga.
Le tolgo la maglietta e i jeans e lei incomincia a sbottonarmi la camicia.
Inizio a torturarla lasciandole dei leggeri baci sul collo. "Stiamo sbagliando tutto, ho fatto un errore" sussurra lei provando a staccarsi invano.
"Sarà l'errore più bello della tua vita" sorrido io e ricomincio a baciarla con tutta la voglia che avevo da troppo tempo per me.
I ricordi fanno male. Sono come piccole parti di te che non ti lasciano andare, che tu non vuoi lasciare andare. Sono parti talmente belle che senza di loro ti sentiresti incompleto e devo dire che Becky, è il mio più bel ricordo.
"Passami le foto di questa ragazza di un tuo amico e te lo diró in meno di due minuti" sospira sottolineando ragazza di un tuo amico come se non mi credesse, anche se in realtà, è così.
"Te le passo per il cellulare, tanto sei un computer ci riesci comunque, no?" Sghignazzo.
"Muoviti Dylan." Sbuffa lui facendomi ancora più ridere.
Becky
Mancano solo due giorni alla partenza con lui. Quel lui che non è più Dylan e non lo sarà mai più.
Prendo i vestiti che avevo messo sopra la scrivania per poi metterli dentro la valigia, quando cade qualcosa sul mio piede facendomi sobbalzare.
Lo raccolgo e lo guardo per qualche secondo. Il mio libro di matematica.
Ho sempre odiato la matematica, forse perchè assomiglia molto alla mia vita: piena di problemi, a volte semplici e a volte impossibili da risolvere. Poi è arrivato lui, Dylan, che mi è riuscito a far amare sia la matematica, che la vita.
Sfogliando tra le pagine trovo in mezzo la mia prima verifica con lui, quella nella quale avevo preso 10-.
Se non vuoi che ti abbassi il voto fatti trovare nella stanza B1 alla fine delle lezioni. Ti devo parlare. Dylan.
C'è scritto in basso. Me lo ricordo perfettamente quel giorno: il giorno in cui ho visto Scarlett per la prima volta e il giorno in cui sono riuscita a conoscerlo per la persona che veramente è. Non gli è mai importato nulla di me, voleva solo farmi del male, fino a portarmi al suicidio, ad abbandonare tutto. E allora perchè lo amo ancora?
Mi accascio a terra con la verifica tra le mani e le lacrime che bagnano il mio viso.
"Mi manchi tanto, Dylan" sussurro singhiozzando.
Dylan
"Hardin Broadway" dice lui alla fine.
Il cognome Broadway mi risulta cosí famigliare.
"Dove lo posso trovare?" "Johanna Street 24. Portati un coltello o qualcosa del genere, ti servirà." Dice freddo alla fine per poi chiudere la chiamata.
Salto in macchina schiacciando sull'acceleratore.
"Navigatore del cazzo! Accenditi!" Sbraito colpendolo ripetutamente con la mia mano.
La voce metallica del navigatore mi fa calmare, solo di poco.
Becky
"Tesoro?" Sento mia madre è alla porta.
Mi alzo in piedi e cerco di asciugarmi le lacrime. Sii forte Becky. Sii forte.
"Oh tesoro che ti è successo?" Si avvicina a me portandomi un fazzoletto.
"Nulla mamma, nulla di importante." Guardo in basso, per paura che, se mi guardasse negli occhi, mi leggesse dentro, capisse ció che sto provando in questo momento. Gli occhi sono lo specchio dell'anima.
"Ti manca vero?" Alzo di scatto lo sguardo a quella domanda.
"Sai, tuo padre ha sette anni in più di me, l'ho conosciuto al liceo" "lo so mamma" sospiro.
"Ma ció che non sai è come l'ho conosciuto. Era una mattina delle tante, avevo perso un foglio da consegnare al professore, perció andai in segreteria. Non era un professore, nemmeno il preside e tantomeno un segretario... Era il bidello, o meglio, il figlio del bidello. Era davvero molto carino tuo padre alla tua età, non che ora non lo sia, ma a quell'età era molto meglio" sorride alla fine facendo sorridere anche me.
"Stava dando una mano a suo padre e appena mi vide mi squadró da testa ai piedi per poi sorridermi. Da lì è nato tutto."
La guardai storto cercando un collegamento con il mio problema.
"Per quanto sia impossibile una storia, se ci tieni veramente non la perderai mai." Mi bacia la fronte.
Forse ha ragione. Forse dovrei lottare. Ma lottare per cosa? Per qualcuno che non ti ama?
"Ti ricordi quando ti avevo detto che non era mai venuto a trovarti?" Annuisco.
"Ecco... Mel aveva detto lui di dirtelo, perchè voleva che tu lo dimenticassi e che lui dimenticasse te, ma entrambi non cel avete fatta." Abbassa lo sguardo uscendo dalla stanza.
Non riuscirei mai a dimenticarlo, nemmeno sotto tortura.!

Hi, prof.[COMPLETATA]Där berättelser lever. Upptäck nu