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Dylan
"Posso chiamarla Dylan?" Mi chiede Cassandra.
"E allora perché mi ha chiamata fuori, prof?" Non voglio e non posso rispondere.
Restiamo in silenzio per qualche minuto. Avrei voglia di farmela in questo istante. Dio mio quanto bella è. Non posso peró, non devo lo so.
"Ti devo dare un'altra sgridata?" Sorrido e lei corruga la fronte. Amo quando lo fa. No aspetta cosa sto dicendo? Cazzo che maniaco di merda.

"Ti ricordo che quando siamo o saremo da soli, mi puoi chiamare Dylan, solo a scuola solo il tuo prof" dico in modo malizioso precisando "tuo".
"E cosa farebbe questo mio prof se non rispettassi la richiesta?" Sussurra precisando "mio".
"Vuoi veramente vederlo?" Dico io a bassa voce.
Lei si avvicina alle mie labbra. Sono pronto a toccarle e sprofondare tra di esse. "Dylan..." Il modo in cui lo dice mi fa impazzire. "... Sto scherzando" sghignazza lei. Sembra abbastanza surreale questa situazione. "Sappi che ti stai prendendo gioco del tuo professore di matematica" sorrido.
"Fuori da scuola non eri Dylan?" Ridacchia lei. Ci mettiamo a ridere insieme. Nulla di più. Ma io ho ancora dei desideri spinti su di lei, e forse anche qualcos'altro...
"No." Rispondo freddo. Ogni volta che sento pronunciare Dylan ripenso a lei.
Lei sorride nervosa "Uhm, okay... Prof."
Non ho voglia di perdere tempo.
"Allora?" Chiedo battendo ripetutamente le dita sul tavolo di casa mia.
"Ecco...
Tutto è iniziato 13 anni fa. Io volevo tanto bene a Taylor, si prendeva cura di me, mi faceva regali ed era arrivato persino a tatuarsi il mio nome sul petto" accenna un sorriso gesticolando con le dita "un giorno peró, qualcosa in lui cambió. Una rabbia lo avvolse completamente e distruggendo ogni pezzo di lui. Era... Cambiato. Non era più il Taylor che amavano tutti. Stava spesso da solo, non parlava più e soprattutto non sorrideva più.
Ero davvero preoccupata per lui e anche se ero ancora una bambina, pensavo che ció fosse dovuto al fatto che lui stesse crescendo..." Una lacrima abbandona il suo occhio per schiantarsi rudemente sul tavolo "era aprile quando lui entró in camera mia con un coltello tra le mani mentre continuava a ripetermi 'spogliati' a bassa voce. Io continuavo a scuotere la testa allontanandomi da lui, ma era troppo veloce perció mi buttó sul letto e cominciò a togliermi i vestiti. Io cercavo di liberarmi e di urlare ma lui mi teneva bloccata e usava la sua bocca per farmi stare zitta" singhiozza.
I miei muscoli si irrigidiscono e dai miei occhi scivola una lacrima.
"Ero stata violentata da mio fratello. Il giorno dopo lo dissi a mia madre. Lei chiamò la polizia che lo arrestó per abuso di minori." Le sue lacrime riempiono il suo viso svuotando i suoi occhi castani.
"Dove abita?" Successivamente lei si asciuga le lacrime e sussurra "Wall street,24".
Mi bastano quelle parole per precipitarmi fuori casa con le chiavi della macchina in mano.
Sto arrivando Becky. Sto arrivando.
Becky
"Basta Taylor! Ti prego!" Le mie urla strazianti continuano a rimbombare nella stanza mentre i suoi calci colpiscono ripetutamente la mia pancia.
"Taylor!" Urlo. Sento il dolore che si espande per tutto il mio corpicino.
"Becky!" La sua voce.
"Dy-dylan" sussurro prima di svenire.

Hi, prof.[COMPLETATA]Where stories live. Discover now